“Amati e vai avanti”: l’adolescenza e l’amore secondo Cate

“Amati e vai avanti”: l’adolescenza e l’amore secondo Cate
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Dopo “La mia generazione”, il suo singolo d’esordio, la giovanissima cantautrice romana torna con una ballad acustica, pubblicata lo scorso 26 ottobre, incentrata sulla fine di una storia d’amore

L’adolescenza. Il periodo della vita “complicato” per antonomasia. Un’età in cui ci si inizia ad aprire a tutta la bellezza (e bruttezza) del mondo che ci circonda. Voci piene e stridule che, da un giorno con l’altro, scendo di un’intera ottava. I primi, timidi baffi e peli sotto le ascelle che iniziano a crescere. Gli ormoni che tracimano sempre di più.

Tutto questo, come nella celebre gag di Boris, accade “così, de botto, senza senso“. Oltre a tagli di capelli improponibili e un costante scazzo nel fare i compiti a casa, la cosa che maggiormente caratterizza questo confuso ma affascinante momento delle nostre esistenze sono le prime cotte e, di conseguenza, anche i primi due di picche.

Si inizia a scoprire l’amore: quella parola di cinque lettere che a volte non basta una vita intera per comprendere. Figuriamoci a 15 anni. Un sentimento che, soprattutto a quell’età è capace di farti toccare il cielo con un dito e sprofondare nei più profondi abissi di sconforto in una frazione di secondo.

Questo ottovolante emozionale è raccontato in maniera chiara, semplice e senza filtri in “Amati e vai avanti“, il secondo singolo di Cate – nome d’arte di Caterina Rebessani – giovanissima cantautrice romana classe 2005.

Dopo “La mia generazione“, malinconico blues che riflette come uno specchio il tormento di migliaia di giovani come lei, per il suo secondo singolo Cate ha deciso di prendere spunto dal proprio trascorso per comporre una dolcissima e introspettiva ballad acustica.

Ho scritto Amati e vai avanti a 14 anni, il giorno prima di lasciarmi. Cercavo una canzone che parlasse della fine di una relazione dal punto di vista di chi lascia, non l’ho trovata e allora l’ho scritta

Nel brano Cate, dimostrando grande maturità nonostante la giovanissima età, manda un augurio di buona di buona vita e di felicità dedicato a un ex partner, una persona che continua a rimanere per lei speciale. Anche se l’amore è finito. Anche se ci si è fatti del male.

Dopo alcuni anni, passati a studiare pianoforte, chitarra e canto tra la natia Roma e Bruxelles, la giovane cantautrice ha deciso di iscriversi al Cpm di Milano, una delle migliori scuole di musica in Italia. Lo scorso luglio ha vissuto l’emozione di esibirsi al Rock in Roma durante il concerto di Ariete, che l’ha fatta salire assieme a lei sul palco per cantare “La mia generazione” davanti a migliaia di spettatori.

Autrice instancabile, Cate ha attualmente più di 150 bozze di canzoni che aspettano solo di essere ultimate e registrate.

Ciao CATE, benvenuta a The Soundcheck. Come stai?

Ciao! Tutto bene grazie.

Dopo “La mia generazione”, un brano ampio, che abbraccia molte problematiche che accomunano i giovani della tua età e non solo hai composto una canzone decisamente più intima come “Amati e vai avanti”. Quale dei due pezzi è stato più difficile comporre?

In realtà, come tutto ciò che scrivo, sono venuti entrambi di getto. “Amati e vai avanti”, che in realtà ho composto prima, è quello che ho dovuto “sistemare” un po’ di più in studio, soprattutto a livello strumentale. “La mia generazione”, invece, non l’ho praticamente toccata, è uscita esattamente come l’ho scritta due anni fa in cameretta. 

Spesso a 14 anni la fine di una relazione è un boccone davvero difficile da mandare giu. La musica ti ha aiutato a lenire il dolore?

Assolutamente sì. La musica è la miglior medicina, e anch’io, come tutti penso, mi ci sono sempre rifugiata. Quando mi sono lasciata con la mia ex cercavo una canzone che esprimesse quello che sentivo, non l’ho trovata (ma solo perché non era ancora uscita “Non ti amo” più di Diodato) e allora ho deciso di scriverla io.

La tua vita si è divisa tra tre grandi città: Roma, Bruxelles e Milano. Quali sono i ricordi, le sensazioni ed eventualmente le lezioni che questi luoghi ti hanno lasciato?

Roma è casa mia. Ci torno ogni volta che posso e per quanto sia incasinata la amo da morire. A Bruxelles non ci volevo assolutamente andare, avevo dieci anni ed è stato praticamente un trauma per me lasciare tutto e trasferirmi. Sicuramente mi ha insegnato ad adattarmi e a cavarmela da sola, forse anche troppo. A Milano invece mi ci sono appena trasferita, per il momento mi trovo bene, ma col core io sto sempre a Roma.

Sei probabilmente una delle artiste più giovani ad essersi esibite al Rock In Roma. Com’è stato salire su un palco così importante?

Vabbè, non mi sono esibita in modo molto regolare, non lo sapevo manco io. E proprio per questo è stato ancora più assurdo. Se ci ripenso o se riguardo i video non mi sembra vero, non mi sembro io. Non ho ancora realizzato. Non so se mi faccia più impressione la quantità di persone che avevo davanti o il fatto che avessi Ariete, che io stimo tantissimo, a qualche centimetro, e che alla fine ha pure cantato con me. È stata una delle emozioni più forti della mia vita e un’opportunità pazzesca, e per questo devo ringraziare tantissimo Arianna.

Hai moltissime canzoni in fase di preparazione. Tra quanto potremo ascoltare un tuo nuovo pezzo?

Sicuramente prima della fine del 2022, sono gasatissima.

a cura di
Luca Barenghi

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Luca Barenghi

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