Al Lokomotiv club di Bologna arriva la cantautrice britannica Nilufer Yanya, in tour con il suo secondo album “PAINLESS”, uscito a tre anni di distanza dal debutto di “Miss Universe“.
Le mie aspettative erano abbastanza alte: mi chiedevo come Nilufer Yanya avrebbe reso live quel mondo introspettivo e ricco di sfumature che avevo ascoltato su Spotify.
Spoiler: rende alla perfezione.
Dal primo accordo di chitarra, la cantautrice classe ’96, riesce immediatamente a catapultarti nel suo mondo e tu rimani lì, per tutta la durata del concerto, senza che nulla possa minimamente distrarti. Il cosmo musicale di Nilufer Yanya è ibrido: si percepiscono riferimenti derivanti tanto dal mondo pop, quanto dall’indie britannico, dal soft rock e da un intenso lo-fi.
Se a tutto ciò si aggiunge una vocalità unica e riconoscibilissima il risultato è uno stato di ipnosi indotta e meravigliosa.
Nel corso del concerto ho avuto la sensazione che le canzoni che stavo ascoltando fossero una costante altalena emotiva: dalla gioia all’abisso nel giro di una strofa, con l’ascoltatore che è piacevolmente in balia degli eventi. La sua musica si alterna ardite progressioni armoniche – tutt’altro che telefonate – a parti estremamente melodiche e cantabili che contribuiscono a quell’ipnosi di cui sopra.

Nilufer Yanya ha suonato tutto il suo ultimo lavoro “PAINLESS” che, contrariamente a quanto possa suggerire il titolo, è un disco di colore molto scuro, intenso e sofferto. L’inquietudine che è alla base di canzoni come “L/R”, “Chase me” e “Trouble”, credo sia da ricercare nelle ferite che gli anni del lockdown hanno irrimediabilmente lasciato nell’animo della cantautrice britannica.
Lo spettacolo procede veloce, la sensazione condivisa con gli altri spettatori, è che nessuno di noi avesse davvero voglia di lasciare il club e ritornare a casa: le luci si accendono ed è come svegliarsi da un sogno, sublime ed inafferrabile.
A cura di
Donato Carmine Gioiosa
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