Pazza e imbarazzata il nuovo singolo dei Flic Floc

Pazza e imbarazzata il nuovo singolo dei Flic Floc
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Pazza e imbarazzata è il nuovo singolo dei Flic Floc in uscita il 22 maggio per Cabezon Italy. Ci descrivono la derealizzazione o più comunemente conosciuto come attacco di panico. Una canzone coraggiosa la loro, un tema sicuramente conosciuto ma chi vive queste sensazioni tende a nasconderlo, a nascondersi.

Ma cos’è la derealizzazione per chi non ne ha mai avvertito i sintomi?
È una sorta di difesa dalle emozioni destabilizzanti derivanti dal mondo esterno.
In alcuni casi accade che, guardandosi allo specchio, non si riconosce il proprio riflesso. Si avverte panico.
Ci si riempie di domande che molto spesso non trovano risposte anzi, ennesimi dubbi su chi siamo e cosa vogliamo.
Nel contempo mantenere una lucidità che fa percepire che tutto questo è irreale finendo lentamente per chiudersi in sé stessi.

Sì, perché chiedere aiuto significa ammettere di sentirsi “diversi”, di percepire una sensibilità fuori dal comune. Si prova imbarazzo!
In quarantena queste sensazioni si sono amplificate.
Flic Floc ci raccontano che questo pezzo lo avevano già scritto, è forse stato il momento giusto per pubblicarlo. Per essere ascoltato da tutti, ma principalmente per essere vicini a chi di questi disturbi ne soffre e si sente solo. Soli non si è mai. La musica sarà sempre dalla nostra parte.

Grazie a Davide Porcelli e Ilaria Righi autori di questo singolo per esser stati veri e sinceri nel rispondere ad alcune mie curiosità.

Ragazzi quando avete capito che era il momento di trattare il tema della
derealizzazione in un testo di una canzone e di quanto tempo avete avuto
bisogno per scrivere
Pazza e imbarazzata?

Pazza e imbarazzata è la canzone che è sempre esistita, ma che non ha mai
trovato il coraggio di uscire. O meglio, ci sono voluti molti anni affinché ci riuscisse.
Alla fine è stato un processo naturale: a un certo punto la necessità di affrontare e trasformare artisticamente la derealizzazione ha vinto su tutto, un po’ per rivalsa, un po’ per desiderio di comunicare agli altri quanti mondi ci possano essere in una singola testa.

Ma c’è stata soprattutto la voglia di avvicinarsi proprio a chi vive questa condizione: il derealizzato e il depersonalizzato può sentirsi molto solo.
È importante invece far capire che è un qualcosa che accade non di rado.

Il periodo che stiamo vivendo del Covid quanto ha influito?

Quando il lockdown è iniziato Pazza e imbarazzata esisteva già, testo e
arrangiamento erano praticamente pronti. Nel periodo di stop abbiamo finalizzato il lavoro a distanza ingegnandoci con i mezzi che avevamo.
Per il resto è stato un periodo di formazione, sia per la ricerca di materiale riguardo questi disturbi, sia per un’autoanalisi necessaria per comprendere meglio il proprio processo mentale.
All’inizio della quarantena c’era la paura che potesse ritornare tutto come prima: le domande esistenziali insistenti, la sensazione di non ritrovarsi più in sé stessi, la percezione di essere ritornati nel circolo vizioso di pensieri poco sani.

Sapete cosa ha fatto la differenza? Fermarsi e interrogarsi. Invece di respingere quel sentimento alienante ci si dovrebbe sedere accanto a lui per chiedergli “Come mai sei qui? È successo qualcosa?”.
Ricordatevi: la derealizzazione e la depersonalizzazione sono il sintomo, non sono la causa.

Come se arrivasse l’avviso che qualcosa di esterno sta mettendo in repentaglio la nostra sicurezza e automaticamente la mente scappa dal corpo. In momenti del genere abbiamo due possibilità: avere timore e basta, avere timore e agire.
Noi abbiamo agito anche attraverso la realizzazione del video. Abbiamo visto ancora una volta il sintomo e l’abbiamo reso l’attore protagonista, per farsi raccontare il meglio possibile, per dargli lo spazio che merita.

Per aver descritto attentamente le sensazioni, le avete provate sulla vostra
pelle? La musica che ruolo ha per voi in relazione a questi momenti, vi ha aiutato a
razionalizzare?

Sì, sono sensazioni testate direttamente sulla pelle dei Flic Floc.
Siamo due tipi diversi di derealizzazione: Ilaria è la derealizzazione cronica, Davide è quella episodica.
All’inizio è strano perché dà come una sensazione d’estasi, come se il
mondo, gli oggetti, apparendo deformati, risultassero in un certo senso ancora più affascinanti. Il problema arriva quando la deformazione comincia a creare fobie su fobie. Davide è quindi l’estasi, Ilaria è la fobia.

Di sicuro per entrambi la musica ha aiutato tantissimo a ristabilire un contatto e a far ritrovare un equilibrio. Così come di sicuro la scrittura di questa canzone è riuscita ad evolversi in un processo di
razionalizzazione dei meccanismi mentali personali.

Chiedo scusa a tutti i miei amici (…) Chiedo scusa anche a me stessa gli
attacchi di panico credete abbiamo una connessione con i sensi di colpa?

Senza girarci troppo intorno, sì. Potremmo dire che non dovrebbe essere così, che non bisognerebbe provare vergogna, ma gli attacchi di panico sono crudeli, arrivano molto spesso all’improvviso e non sempre vengono compresi. Viviamo in una società dove il tabù dei disturbi mentali persiste.

E il tabù stesso prima di tutti lo crea il malato, catalogandosi come “pazzo”, isolandosi dagli altri perché se dovesse insorgere un attacco di panico si sentirebbe troppo in colpa di aver rovinato un momento di vita collettivo. Per evitare l’imbarazzo si evita quindi il contatto sociale, dando buca agli appuntamenti, generando comunque un disagio per la persona/le
persone che avremmo dovuto incontrare.

Successivamente il senso di colpa ricade su se stessi nel momento in cui ci si rende conto che alcune occasioni sono state perse per la troppa paura di affrontare la realtà esterna. Con la derealizzazione il senso del mondo sparisce, con la depersonalizzazione sono i sensi corporei ad
andarsene. E rimane solo un unico senso: il senso di colpa.

Pazza imbarazzata vuole essere più un grido di aiuto personale o un modo di sostenere chi soffre di attacchi di panico?

Vuole andare contemporaneamente nelle due direzioni. È stato un modo per dire “Sto così, lo ammetto”.
È stato un modo per aiutarsi, per farsi capire, conseguentemente per divulgare e sensibilizzare un tema poco conosciuto.
Sicuramente anche per far sentire meno soli chi soffre di questi disturbi terribili.

Oggi, guardandovi davanti allo specchio con che aggettivo vi descrivereste?

Consapevoli. Consapevoli di ciò che vogliamo essere, di ciò che possiamo ottenere.

State lavorando per qualche altro progetto o semplicemente cosa vi dà carica ed entusiasmo in questo periodo?

La nostra carica è la forza creatrice, quella che ci permette di portare avanti il nostro progetto. È recentemente uscito un nostro nuovo inedito: 30, che vi
invitiamo ad ascoltare. Per noi è un momento molto creativo, e non vediamo l’ora di farvi sentire tante cosette nuove.

Intanto vi ringraziamo moltissimo per questa piacevolissima intervista!

a cura di
Silvia Consiglio

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