La Vita “Eclettica” di Pietro Falco

La Vita “Eclettica” di Pietro Falco
Condividi su

Nessun nome d’arte per uno a cui l’arte scorre nelle vene da sempre, perché se è vero che ognuno di noi ha una dote dentro di sé, una sorta di vocazione che ci spinge a muoverci in una direzione piuttosto che in un’altra, Pietro Falco ha scoperto ben presto quale fosse la sua.

Pietro, classe 1990 originario del casertano da insaziabile buongustaio di emozioni ha ben pensato di prendersi cura della propria vocazione senza lasciarsela sfuggire, di alimentare in ogni modo possibile il suo amore per la musica e lo ha fatto senza la presunzione di arrivare in fretta ad un possibile traguardo.

Anzi!

Il suo background artistico spazia da piccole esibizioni live a Festival importanti come quello di Castrocaro al quale ha partecipato arrivando come finalista nel 2015. Da bambino ha scoperto l’esistenza delle note e crescendo ha iniziato a mescolarle e ha continuato ad ascoltare e allo stesso tempo a creare musica, la sua musica.

La passione per la propria musica è quella che ha portato questo giovane talento al 28 febbraio di quest’anno, data di uscita del suo primo disco Vita Eclettica. Quando mi ha chiesto di ascoltare l’album in anteprima non ho esitato ad accettare e ad immergermi completamente nel suo mondo, perché già ne pregustavo il sapore.

Inoltre sapevo già che non avrei saltato alcuna traccia come spesso accade e che consapevolmente mi sarei riscoperta tra le sue parole, scritte con una penna fin troppo vicina all’anima delle persone (sicuramente vicina alla mia). Sapevo già che il frutto di mesi e anni di lavoro, sacrifici e determinazione sarebbe stato sicuramente un ottimo frutto, lasciato crescere con i tempi giusti e pronto per essere raccolto e gustato da chi, non riuscendo ad esternare i propri sentimenti e le proprie sensazioni, si affida alle parole di chi invece ha la fortuna di saper trasformare stati d’animo in musica.

La prima cosa che ho pensato una volta ascoltato il disco è stata: “Mi piacerebbe fargli un’intervista!” per andare un po’ a fondo e conoscerlo meglio.

Il 28 febbraio è uscito “Vita Eclettica” un album nato dopo anni di gavetta e mesi di lavoro, non solo materiale in studio, ma stando ai testi delle tue canzoni, soprattutto introspettivo. Come mai hai scelto questo titolo?
Diciamo che più che un disco è il ritratto di questa fetta di esistenza. Ci sono diverse storie, un grande amore, tante serate con i miei amici ad onorare la vita tra euforia e malinconia. Ho scelto questo titolo perché cambio spesso direzione, sia musicalmente che nella vita. Mi piacciono molte cose estremamente diverse tra loro. Forse è anche un modo per assecondare e ironizzare sulla mia instabilità! La prima persona ad attribuirmi l’aggettivo “eclettico” fu la mia professoressa d’italiano. Sto parlando, ahimè, di dieci anni fa… Forse anche di più!

In uno dei tuoi brani affermi: “Ascolto ancora i Gallagher…” quali artisti oltre a Liam e Noel hanno contribuito alla tua formazione artistica e in che modo?
Ho una doppia vita musicale. Nasco come chitarrista rock, ma sono cresciuto con i cantautori. In questo disco ho soddisfatto il desiderio di registrare tutti gli strumenti. Volevo essere il Lenny Kravitz della situazione! Mi divido tra il pianoforte e la chitarra. Il primo mi chiama nei momenti in cui mi sento più riflessivo, la seconda, beh, mi fa sfogare in modo unico. Ho ascoltato di tutto, dal pop al metal. Porto i Red Hot Chili Peppers tatuati sulla pelle, ma non posso rinunciare a Lucio Dalla, Vasco, Grignani, Cremonini, Bersani, Venditti. Durante questo percorso musicale, gli Oasis erano sempre lì, anche quando li abbandonavo pensando che la loro musica non potesse darmi più nulla. La brit music é ciò che sento più vicino a me in termini di composizione. Penso agli Stone Roses o ai The Verve. Ah, dimenticavo l’amore viscerale verso quel genio di Richard Ashcroft!

Polistrumentista e cantautore… Raccontaci un po’ come e quando hai scoperto l’amore per la musica e cosa ti ha spinto a scrivere la tua prima canzone?
La musica per me è stata una sorta di richiamo. A casa avevamo un bellissimo pianoforte a coda ed io passavo le mie giornate a percuotere quei tasti bianchi e neri. Per un bambino la musica è magia. In realtà credo lo sia sempre. Ho scritto la mia prima canzone a 16 anni per una biondissima ragazza piemontese che in vacanza rubò il mio giovane cuore. Siamo in contatto ancora oggi e spesso scherziamo su questa cosa. È tutta colpa sua!

La musica è una terapia sia per chi la fa che per chi l’ascolta. Quali sono i messaggi che vorresti trasmettere alle persone che ti ascoltano e a cosa pensi possa servire o in che modo pensi possa aiutare la tua musica?
La musica per me è una forma di auto-terapia. Veleno e cura. Sono una persona come tante che vive situazioni e storie come tante. Non sono il primo, né l’ultimo, non sono speciale, né geniale, magari qualcuno si ritrova in questa “normalità.” Mi capita spesso che qualcuno mi scriva su Instagram cose del tipo “Questa l’hai scritta per me, sei un mago”. È sicuramente una delle sensazioni più belle che abbia mai provato. Scrivere di sé e parlare per molti…Questo è quel che più mi piace di tutta questa pazza storia!

Se ti venisse data la possibilità di tornare indietro per rivivere un momento, quale sceglieresti e perché? E allo stesso tempo se ti venisse data la possibilità di immaginare un momento da vivere, non ancora vissuto, cosa vorresti?
Potrei dirti che tornerei indietro per non commettere alcuni errori, ma sbaglierei. Gli errori sono fondamentali per il nostro futuro, sembra scontato ma a volte è giusto ricordarlo. Forse correggerei solo un episodio della mia vita, ma è strettamente personale. Posso dirti che le conseguenze di quell’episodio sono state la spinta emotiva di Vita Eclettica. Il momento da vivere? Non è San Siro, né Maine Road. Aspetto che Pierluigi Pardo mi chiami a Tiki Taka. Giuro questo è il mio sogno!

Stai promuovendo il disco con dei live molto apprezzati e stai ricevendo tanti feedback positivi, quali erano le tue aspettative a tal proposito, ma soprattutto quali sono le tue ambizioni adesso?
Da musicista adoro il Live e sicuramente lo preferisco allo studio, che ha comunque un fascino unico. I concerti sono una festa. Non voglio barriere tra me e la gente. Mi metto completamente a nudo. Infatti ci sono diversi momenti in cui resto da solo al piano, a 10 centimetri dalle persone. Stupendo! Sono molto contento perché la risposta supera di gran lunga previsione. Ho una band fantastica che mi accompagnerà in giro per l’Italia a promuovere il disco. Di Vita eclettica c’é una seconda parte. Adesso vorrei alzare un po’ l’asticella. Aspetterò pazientemente il momento giusto e cercherò di tenere a freno la voglia di spaccare tutto! Che la Dea musica ci assista. Grazie per questa bellissima intervista.

Buona musica!

E buona musica sia! Sempre! Se vorrete, da adesso in poi sapete dov’é possibile trovarne sicuramente un po’.
Vi ricordiamo che Vita eclettica è disponibile su tutti gli store digitali.

Buon ascolto!

a cura di
Claudia Venuti

Condividi su

Claudia Venuti

Claudia Venuti nasce ad Avellino nel 1987, a 14 anni si trasferisce a Rimini, dove attualmente vive e lavora. Oltre ad essere il responsabile editoriale della sezione musica di TheSoundcheck, è responsabile dell’area letteratura dell’ufficio stampa Sound Communication. Studia presso la Scuola Superiore Europea di Counseling professionale. Inguaribile romantica e sognatrice cronica, ama la musica, i viaggi senza meta, scovare nuovi talenti e sottolineare frasi nei libri. Sempre alla ricerca di nuovi stimoli, la sua più grande passione è la scrittura. Dopo il successo della trilogia #passidimia, ha pubblicato il suo quarto romanzo: “Ho trovato un cuore a terra ma non era il mio” con la casa editrice Sperling & Kupfen del Gruppo Mondadori.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *