La giornata conclusiva del Rimini Park Rock è stata una vera e propria festa di fine estate. Il clima di allegro e l’agitazione si percepivano già dall’autobus gremito di persone che mi avrebbe portato al concerto.
Gruppi di persone, più o meno giovani, in agitazione che parlavano della possibile scaletta e canticchiavano i successi dei Sum 41, headliner della serata.
La manifestazione è iniziata con i Waterparks, giovane band dalle tonalità che virano dal rock al pop.
Dopo una breve pausa è stato il turno degli Zebrahead e delle loro due bottiglie di birra ballerine (non vorrei essere fraintesa quindi ci tengo a precisare che erano persone travestite).
Non penso si sarebbe potuta scegliere una band migliore per scaldare gli animi. Tanta grinta e tanto rock. Tutti in visibilio quando Ali Tabatabaee accompagnato dalla sua fedele bottiglia, è andato a cantare tra il pubblico.
E poi sono arrivati loro. I più attesi… Quelli che hanno accompagnato l’adolescenza di chi è nato tra gli anni 80 e 90: i Sum 41.
Nonostante la band abbia recuperato lo storico chitarrista Dave Baksh sul palco si è sentita la mancanza scenica di Stevo, uno dei membri della formazione originale.
Deryck Whibley e i suoi partono subito con il botto. Fin dalle prime note è chiaro che la canzone di apertura è Hell Song e tutti impazziamo iniziando a cantare.
I Sum ci propongono una carrellata dei loro più grandi successi e tante, tante cover. Da Another Brick in the Wall a We Will Rock You, passando per Smoke on the Watere Faint dei Linkin Park, con cui hanno chiuso il concerto.
L’apice, a mio avviso, è stato toccato verso la fine quando hanno proposto in sequenza Into Deep, Still Waiting e dopo una breve pausa Pieces e Fat Lip.
Sarà per i ricordi, sarà perché sono state le canzoni con cui sono cresciuta ma è stato il momento più bello del concerto.
Nonostante la formazione mancasse di uno dei componenti originali del gruppo e nonostante non siano più dei ragazzini, lo spettacolo che ci hanno offerto è stato emozionante.
Abbiamo potuto cantare, ballare, pogare e anche commuoverci. Perché chiunque, e posso affermare con certezza questa cosa, ha dei ricordi indelebili legati alle loro canzoni che, nel bene e nel male, ci hanno accompagnato durante i nostri anni da pischelli, anzi da regaz.
E stasera, grazie a loro, siamo potuti tornare a quegli anni, anche se è stato solo per un paio d’ore.
A cura di
Laura Losi