I The Lumineers tornano in Italia per il loro “Automatic World Tour” in quello che è stato il loro concerto più grande organizzato nel Belpaese.
I The Lumineers sono una band attiva da esattamente vent’anni e negli anni ’10 del 2000 hanno raggiunto il massimo del loro successo grazie ai loro singoli. Ogni brano toccato sembrava trasformarsi d’oro come Re Mida. La band è composta principalmente da Wesley Schultz (voce e chitarra) e Jeremiah Fraites (percussioni), ma come spesso accade a formazioni così piccole i turnisti sono d’obbligo per garantire ulteriori sonorità allo spettacolo dal vivo.
Dobbiamo ammetterlo mentre ci dirigevamo verso l’arena eravamo spaventati che non rendessero come ci potevamo immaginare. Capita spesso di farsi aspettative (ndr, non solo in questo contesto) soprattutto per ospiti internazionali e ritrovarsi delusi per le idealizzazioni che ci creiamo nella nostra mente. The Lumineers però hanno reso quanto ci aspettavamo e forse anche di più.
È stato uno show “molto luminoso“; oltre a un utilizzo quasi spropositato di luci, abbiamo constatato che le canzoni dei The Lumineers hanno questo strano effetto di diffondere nell’ambiente un clima estremamente positivo. Il folk che propagano punta a creare un clima di festa e di gioia dalle sonorità leggere senza risultare ridondanti. Ci siamo quasi trovati in pace con noi stessi ad ascoltarli.
Un altro aspetto che ci ha colpito molto è stata la dualità del palco, avendo la passerella in mezzo al parterre non l’hanno utilizzata solamente per avere più spazio per muoversi temporaneamente durante i brani per poi tornare alla posizione originale. In più momenti, tenendo un’impostazione più soft, hanno eseguito brani sulla passerella quasi come se fosse un ulteriore palco creando un effetto buskers.
Golden Moments
Abbiamo individuato principalmente tre momenti incredibili per questo live dei The Lumineers. Il primo è stato il passaggio del cantante tra il pubblico durante la performance di “BRIGHTSIDE“. A prescindere dalla bellezza del brano, non è da molti anche con questo tipo di successo fare il cosiddetto “bagno di folla“. È un aspetto che si perde più la popolarità avanza per questioni anche di ordine pubblico, ma fortunatamente la platea si è prestata e così questa esibizione è risultata estremamente magica anche grazie a questo fattore.
Il secondo momento che vorremmo evidenziare riguarda la performance di “Big Parade“. Nel brano in studio si sentono cori di voci a “completare” la traccia vocale principale e così la band ha voluto ricreare questo effetto. Invece che limitarsi alla solita presentazione d’ufficio di tutti i partecipanti sul palco, The Lumineers hanno anche affidato a ognuno uno spezzone di brano da cantare con gli altri che facevano da coro creando così una versione unica per il live.
Il terzo e ultimo non può che essere “Stubborn Love“, il brano finale e un brano inciso nella storia della musica moderna seppur il genere non sia tra i più rinomati al grande pubblico, riuscito a farsi spazio tra il pop classico dei primi anni ’10. Durante questo brano tutto il palazzetto è esploso in una grande festa finale come mai prima durante il resto dello spettacolo.
Concludendo
Grazie a questa esibizione abbiamo potuto conoscere anche brani mai ascoltati dei The Lumineers e siamo contenti di essere riusciti finalmente a poter ascoltare una band che nonostante il genere non sia tra i più commercializzabili ha potuto regalare brani come “Ho Hey“, “Ophelia” e “Cleopatra” per citarne alcuni.
Grazie per questa grande festa che ci ha fatto dimenticare per un paio di ore dello schifo là fuori!
La scaletta
- Same Old Song
- Flowers in Your Hair
- Submarines
- Where We Are
- Asshole
- A.M. RADIO
- Plasticine
- Donna
- Ho Hey
- Angela
- BRIGHTSIDE
- Sleep on the Floor
- Gloria
- So Long
- Salt And The Sea
- Keys on the Table
- Charlie Boy
- Slow It Down
- Automatic
- Ophelia
- Leader Of The Landslide
- Ativan
- Big Parade
- REPRISE
- Cleopatra
- Stubborn Love
a cura di
Luca Montanari
foto di
Mirko Fava
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