Domani, giovedì 30 gennaio, uscirà in tutte le sale italiane “Companion”, opera prima del regista Drew Hancock (che ne ha curato anche la scrittura). La pellicola ha come protagonisti Sophie Thatcher nei panni di Iris e Jack Quaid in quelli di Josh, affiancati da Lukas Gage, Meghan Suri, Harvey Guillén e Rupert Friend. Un film che tratta il tema delle relazioni tossiche e di come, spesso, l’apparenza non sia assolutamente avvicinabile alla realtà
In uscita nelle sale a partire da domani, il nuovo film di Drew Hancock, Companion, si appresta a diventare una delle pellicole più interessanti di questo inizio 2025. Fin dal primo trailer, infatti, l’interesse nei confronti di quest’opera costata meno di 10 milioni di dollari è stato altissimo, vuoi a causa di quei due minuti che lasciavano con più domande che risposte, vuoi per quel Jack Quaid assoluto protagonista di The Boys che ormai non vive più all’ombra del padre, o per il misterioso preludio.
Ma andiamo con ordine.
Era il febbraio del 2023 quando venne annunciata per New Line Cinema la produzione di Companion, scritto e diretto da Drew Hancock. Tre mesi dopo Jack Quaid si unì al cast, seguito da Harvey Guillén, Lukas Gage, Megan Suri, Sophie Thatcher e Rupert Friend nei mesi successivi.
Questo è stato il primo tassello di una produzione durata circa due anni, terminata con l’uscita del primo trailer, il 2 ottobre 2024: 1 minuto e 16 secondi di musiche, immagini e di una storytelling dall’obiettivo ben preciso. Quello di stupire lo spettatore, porgli domande e creare hype, riuscendo nell’intento a mani basse.
Dentro di me, dopo aver visto questo primo teaser, l’interesse nei confronti di Companion è iniziato a crescere. Al tempo stesso, però, la solita paura di un trailer ingannevole era altissima: perché quante volte, appena uscito dalla sala, la delusione mi ha fatto urlare: “Dannato trailer!”.
Circondato da un alone di mistero per i restanti mesi – poiché le notizie attorno alla pellicola scarseggiavano, seguendo una strategia ben studiata per aumentarne l’interesse -, al pubblico non è rimasta altra scelta che ragionare su quel video che mostrava una storia d’amore (d’altronde lo studio è lo stesso de Le pagine della nostra vita), nonostante qualcosa non tornasse.
Ma cosa?

Un’amore nato tra le arance
Un amore nato da una scintilla non è detto che sia passione, magari è solo finzione.
Quando Iris (Sophie Thatcher) e Josh (Jack Quaid) si conoscono, sembrano infatti parte di un sogno che solamente nei film si vede: un supermercato, un carrello e tante arance a terra. Un incontro idilliaco che può portare solo all’amore più puro e passionale.
Una scena racchiusa in un flashback, perché i due protagonisti si trovano in macchina, in viaggio verso la casa che li accoglierà per una vacanza di pace e puro relax sulle rive di un piccolo lago. In quel luogo dove gli amici li aspettano per condividere con loro il momento.
Sembra il classico rapporto tra due ragazzi, ma dalle parole di Josh inizia a trapelare qualcosa: “Non fare la strana, non fare la depressa. Sorridi, sii felice.”
Parole, queste, che sembrano più ordine che un consiglio. Ma spesso – come sappiamo – “il tono può essere travisato”. E, dopo una prima serata passata tra balli e tanto divertimento, la mattina successiva accade qualcosa che fa sprofondare il gruppo di amici nella paura più totale. Ma è reale o solo una maschera indossata per coprire qualcosa di più grosso?
Una serie di avvenimenti porterà i nostri protagonisti a far luce sull’amara realtà e condurrà lo spettatore ad una profonda riflessione sui rapporti di coppia e, più in generale, sull’amore.

Non sei tu, sono io
La prima prova alla regia di un lungometraggio di Drew Hancock risulta più che convincente, con un uso patinato della color correction che incornicia Companion in un momento senza tempo. In un’istantanea tra futuro e passato che sa di presente, tra auto che guidano da sole e computer fin troppo umani.
Una regia volta allo storytelling che supporta benissimo una narrazione con qualche pecca assolutamente trascurabile, spingendo lo spettatore a ragionare con spirito critico su tutte quelle relazioni tossiche che in apparenza sembrano idilliache.
A completare questo quadro troviamo un comparto audio che spazia dalla storia d’amore agli stilemi classici dei film horror, con brani che vanno in crescendo per creare una tensione utile a tenere incollato lo spettatore alla sedia in tutti quei momenti apparentemente morti, ma comunque funzionali.
Menzione d’onore per Jack Quaid e Sophie Thatcher, che ci forniscono una prova attoriale di altissimo livello per il genere. In particolare il primo, che si sta pian piano staccando dall’ombra del padre (anche se in questo film è vicinissimo al personaggio interpretato da Dennis Quaid in The Substance) e dal suo personaggio di The Boys, che rischiava di rinchiuderlo in una gabbia dorata.
Per la Thatcher, invece, la strada tracciata è sempre più votata all’horror, con risultati eccezionali ottenuti grazie ad una recitazione sempre convincente.
Siete avvisati: il trono di Jamie Lee Curtis inizia pian piano a vacillare!

Buona la prima
Uscito dalla sala sono rimasto interdetto per alcuni minuti: il messaggio mi era arrivato, ma non così chiaramente come avrei creduto. Ciò mi ha fatto capire che Companion è il tipico film che deve decantare un po’, perché da una visione superficiale potrebbe risultare il classico thriller romantico (dire che sia un horror risulta quasi un’eresia, ma presenta qualche stilema classico del sottogenere body), con diverse sfumature di black humor.
Col passare del tempo, però, il pensiero critico si insinua nella mente e fa ragionare su quello che davvero la pellicola vuole trasmettere: una riflessione profonda sulle relazioni e sull’apparenza spesso distante dalla realtà. Tuttavia, vivendo in un mondo dove la prima è un topos necessario, si perde obbligatoriamente la seconda e le pagine di cronaca ne vanno a nozze.
Companion è un film da vedere assolutamente con un occhio critico e senza farsi distrarre dalle tante risate che porta, elemento che potrebbe far perdere di vista allo spettatore il vero messaggio della pellicola.
Un consiglio che mi sento di dare a tutti è quello di andare in sala senza guardare l’ultimo trailer (ma se volete potete farvi un’idea su di esso con il primo teaser di ottobre) per non spoilerarvi uno dei colpi di scena del film – forse il più importante! -, rivelato nel trailer stesso con eccessiva leggerezza. Lo stesso che, con tanta fatica, ho tenuto nascosto in questa recensione.
Buona visione.
a cura di
Andrea Munaretto
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