Editoria e analisi che forse non interessano a nessuno: essere libri
Editoria e lettori sono solo alcune delle componenti delle analisi di Istat e AIE, per un quadro sociale complesso
Abbiamo letto e sentito probabilmente la stessa notizia per qualche giorno e poi, come di consueto, dritta nel dimenticatoio. Parlo dell’editoria italiana, della sua situazione e di quel documento che passa un po’ in sordina.
Nelle puntate precedenti: eh ma quanto costa un libro!
Perché parliamo annualmente di statistiche e di editoria? Perché si lanciano allarmi con frasi fatte? Cosa è successo negli anni?
I libri, esclusivamente cartacei fino all’arrivo del digitale, avevano un costo inferiore e non è possibile dire il contrario; tutto, evidentemente, costava meno. La materia prima soprattutto. La continua modifica della scontistica in determinati periodi dell’anno ha permesso ai lettori di fare grandi acquisti, ma solo in certi periodi.
Poi è arrivato il decreto -divenuto legge nel 2021- salva librerie che ovviamente tutti salvava tranne quei luoghi meravigliosi. Con la comparsa dei Covid sulle strade e le normative per evitare i contagi, perfino le biblioteche hanno chiuso le porte. Eravamo in quarantena, barricati in casa e con solo Amazon come amico e confessore. In tanti hanno ripreso a leggere, in tanti hanno acquistato sulla piattaforma digitale e tanti altri hanno provato a contattare le librerie per comprare a prezzo pieno pagando anche la spedizione, provando così a sostenere quelle realtà.
Di nuovo la terra che si muove sotto i piedi di chi lavora con i libri, di nuovo a pagare un servizio che ti renda visibile, sperando di fare probabilmente pena al lettore che ha incrociato il tuo nome su un sito che consiglia negozi fisici, come vengono chiamati.
Il boom
Così tanto è stato l’amore per le storie che molte persone si sono imbarcate e indebitate per aprire una libreria. Si torna a leggere, c’è aria di cambiamento. Nel 2022 i numeri parlano chiaro (ma si potranno leggere nella totalità solo l’anno successivo): 1,683 miliardi di euro spesi dai lettori.
In questi mesi però – si legge sempre nei rapporti consultabili su AIE – pare che gli italiani abbiano acquistato qualche copia in meno per un totale di 112,659 milioni di libri che, rispetto al 2021, è calato di 2,7 milioni; hanno speso di più per meno libri. Il 2022 è l’anno post-Covid, quello della guerra tra Russia e Ucraina, che ha comportato l’aumento di quasi ogni materiale e servizio, compresa la carta, l’energia, il trasporto, la benzina. Queste e tante altre sono parte integrante del “cosa serve per fare un libro?”: sembra una sciocchezza, eppure sono necessari tantissimi passaggi.
Nel 2022, dunque, ci ritroviamo con i libri che costano di più, rispetto agli anni precedenti. Non costa di più un classico o un libro di cui già si sono stampate copie negli anni (se non vado errata, per l’editore non può modificare il prezzo di copertina su testi pre esistenti), ma costano le nuove uscite, i nuovi titoli che sono, escluse le autopubblicazioni, 65.711.
E ora?
Il rapporto uscito in questo ottobre racconta ufficialmente dell’intero 2023 ma anche dei primi sei mesi di questo anno corrente, fornendo dei numeri chiari e accessibili: rispetto al 2019, i primi sei mesi del 2024 (gennaio-giugno) vedono una crescita della spesa fatta per i libri di 135,3 milioni di euro in più, con 6,7 milioni di copie in più vendute. Ma guardando l’anno precedente, questa crescita esponenziale non c’è.
Anzi, si parla di stallo, di ristagno dell’editoria ad essere precisi. Come qualcuno aveva predetto ai tavolini dei bar, è successo quello che succede ogni qualvolta si viene a creare una situazione di improvvisa crescita. Si compra tanto, soprattutto nelle fiere. Si compra tanto online così come si cerca di non far morire le librerie, eppure, alle spalle delle catene dalle vetrine svuotate, c’è sempre una libreria indipendente che chiude.
Colpa di chi?
Ora, se si volesse puntare il dito da qualche parte giusto per alleggerire la coscienza, potremmo iniziare una guerra fra poveri perché di questo si tratta. I lettori calano, perché certamente i libri hanno un costo maggiore. Ma calano le copie vendute anche perché di fatto la pirateria toglie una grande fetta di acquisto e, in aggiunta, le librerie chiudono perché se ti dice bene su una copia venduta hai guadagnato 4 euro. Le stesse catene non possono avere tutto sugli scaffali, figurarsi una libreria che conta solo sull’operato del titolare.
Sempre sul sito di AIE, si legge che nel 2023 il catalogo degli editori ha portato più vendite nel suo complesso rispetto alle sole novità. Eppure, in Italia, l’editoria continua a pubblicare più di 85.192 libri (dati del 2023) e di queste circa 13mila sono autopubblicazioni.
Non ci sono più lettori
Non è assolutamente vero. Negli anni sono aumentati i lettori e ad oggi i ragazzi (in maniera a quanto pare generica) e le donne sembrano essere i famosi lettori forti. Di fatto però sono aumentati anche i libri pubblicati sia dalla casa editrice che autopubblicati ed ecco che, per forza di cose, i numeri non tornano. Sono tanti, troppi forse, i testi. La top ten che riporta AIE sempre nei suoi documenti ci dice nel 2023 sette autori sono italiani, di quei dieci c’è un autopubblicato e c’è anche un editore che sovrasta gli altri.
Sembra di vedere il catalogo di Netflix o Prime quando hai voglia di qualcosa di nuovo. Paradossalmente è più il tempo che passiamo per la ricerca che non quello che poi spendiamo a guardare davvero qualcosa.
a cura di
Ylenia Del Giudice
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