MCU – Musica che è Uscita – FEBBRAIO 2023

MCU – Musica che è Uscita – FEBBRAIO 2023
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Dieci album usciti a febbraio contro il logorio della vita sanremese difficilmente contrastabile armati solo di un amaro al carciofo e dalla carica alcolica risibile

Febbraio è stato il mese di Sanremo. Sì, è accaduto anche altro, ma in Italia musicalmente, tra faide inventate contro Anna Oxa, Tananai non riconosciuto dai taxisti e Amadeus che costringe poveri ultrasessantenni a rimaner svegli fino alle 3:00 del mattino, il palco dell’Ariston ha tenuto botta per un bel po’. Ma arriviamo noi, col nostro carico di album off-Sanremo, a salvare le vostre sorti psichiche.

Ecco dunque dieci dischi in grado di risollevarvi (o affossarvi ancora di più, a seconda dei casi) dalla depressione-post-Sanremo.

Mod Sun – God Save The Teen

‘Sto revival di punl-pop spacciato per emo allegro continua a destabilizzarmi, perché poi accendo il televisore, metto su Italia Uno ma non riesco a intercettare in alcun modo né Clark che si fa perculare in continuazione da tutta Smallville, né Ryan che cerca a tutti i costi di riportare Marissa sulla retta via tra le strade di Orange County. Fatto sta che “God Save The Teen” ha in sé delle realtà tragicomiche: “Avril’s Song” è dedicata ad Avril Lavigne, compagna e futura sposa del cantante… fino a qualche giorno fa, dato che hanno annunciato la rottura della coppia. Con “Courtney Fucked Kurt” si beccherà una bella denuncia dalla vedova e da chi ama il punk vero, dato che sembra una parodia. Uno dei momenti migliori è “Iris”, cover dei Goo Goo Dolls, anche se infarcita da “uuuuhhh-uhhh” e controcori assolutamente inutili. Fun Fact: su wikipedia “God Save The Teen” ha solo una pagina dedicata. In italiano, nemmeno in inglese. Voto: 5-, God save Marissa Cooper

Tropical Fuck Storm – Submersive Behaviour [Ep]

“1983 (A Merman I Should Turn To Be” dura oltre 17 minuti e sembra uscita da una session di registrazione del 1993 realizzata da qualche parte nella estrema provincia americana. Invece costoro sono australiani e, come da miglior tradizione oceanica, arrivano con un decennio (e più) di ritardo al revival alternative sporco, ignorante e primordiale. Ma va bene così, perché il risultato è straniante, disturbante e qualche altro avverbio che volete inserire. Nelle intenzioni e nell’essenza, è più punk questo EP che tutta la discografia di YungBlud, MGK e ModSun. Non che ci volesse molto, ma c’è della speranza. Voto: 7, ritardatari, ma di buon cuore

Inhaler – Cuts & Bruises
Inhaler - Cuts & Bruises album nuovo

“La band del figlio di Bono degli U2”. Ogni tanto è una disgrazia nascere figlio d’arte, perché le aspettative su di te sono non alte, non altissime, di più; fanno sembrare l’Everest alto quanto la collina di Collatterrato a Teramo. Il problema è che implicitamente tu, figlio d’arte, non ti accorgi di strizzare l’occhio a tuo papà o tua mammà. Non è colpa tua, hai una vocalità simile a quella genitoriale, ma anche chi ti circonda ha lavorato con babbo o lo conosce molto bene. Va da sé che richiami qui e lì dell’opera del genitore si sentono. Orribile? Deprecabile? No, signori miei. Semplicemente, “Cuts & Bruises” è un disco suonato dignitosamente, che non fa nulla per emergere dal marasma di altri album simili, ma non bisogna fare drammatismi (eccessivi) per questo. Si lascia ascoltare, al di là delle aspettative che qualcuno aveva. Voto: 6-, e fateli respirà a ‘sti picciriddi

Shania Twain – Queen of Me

Pop dalle sfumature country, country dale sfumature pop. Shania Twain in Italia è scomparsa dai radar da più di vent’anni, praticamente da poco dopo il botto di “Man! I Feel like a Woman!”. Ora la cinquantasettenne si destreggia con leggiadria nei suoi canoni musicali prediletti, confezionando un prodotto perfetto per la radio generalista americana da ascoltare in metropolitana o atteggiandosi con cappellone texano e spiga di grano in bocca, anche se sei nato e cresciuto a Caglary, Canada. Nulla di originale, nulla di sconvolgente. Nulla di tremendamente snervante. Voto 5+, acqua Panna

In Flames – Foregone

Non avrei mai creduto che potesse piacermi un disco degli In Flames dall’inizio alla fine. Sarà la vecchiaia saggezza che avanza. “Foregone” è la summa perfetta di ciò che la band era agli esordi e ciò che ha maturato nel corso degli ultimi anni. Un risultato non facile da raggiungere e non nascondo che molti loro lavori non sono stati apprezzati in passato dal sottoscritto. Qui, invece, bisogna avere l’onestà intellettuale di ammettere di essere davanti a un’opera ben pensata, scritta, suonata e prodotta. Sarà un caso che Chris Broderick sia ora in pianta stabile alla chitarra? Sì, è un caso, ma come si dice: al posto giusto, al momento giusto. Voto: 8-, sodalizio tra Boomer e Gen Z compiuto

P!nk – Trustfall

Una delle voci più interessanti del nuovo millennio arriva nel 2023 con “Trustfall”, un compendio di pop con wave da synth pop anni ’80 che tanto sta deflagrando le gonadi negli ultimi tempi. Il problema che dilania questo album è che non si discosta né si distingue da tanto altro pubblicato da altri colleghi e colleghe. Non bastano i The Lumineers in “Long Way To Go”. Forse “Hate Me” e la conclusiva “Just Say I’m Sorry” si salvano e si elevano sopra a un bel, patinato piattume. Voto: 5, dispiacere immenso

Black Belt Eagle Scout – The Land, The Water, The Sky

Guardi la copertina e immagini determinate sonorità. Pigi “play” e sembra di ascoltare una band che ha scoperto due mesi fa “Alternative 4” e “A Natural Disaster” degli Anathema. In realtà nel corso dell’album tutto si acquieta, ogni tanto rispunta una chitarra schizofrenica dedita a fraseggi scomposti, ma la cantante e la sua voce con l’impostazione “reverb” a +145% se ne frega e sussurra i testi con fare etereo. Sapiente l’innesto di violini e archi in taluni frangenti (“Blue”) I Black Belt Eagle Scout sono un ossimoro vivente che funziona, anche se la produzione è ai livelli di band autoprodotta del 2007: tutto generalmente chiaro, ma con livelli tra gli strumenti ogni tanto a caso e la pulizia sonora di chi, sì, sa più o meno mettere mani sul mixer ma non ha voglia di rifinire tutto decibel-per-decibel. Voto: 7-, Anathema su di te, riverbero sulla tua mucca (semi-cit.)

The Waeve – The Waeve
album The Waeve

Graham Coxon dei Blur e Rose Elinor Dougall delle Pipettes. Un gusto molto anni ’70 (“Over and Over”), che ogni tanto sfocia in qualcosa del decennio successivo (“Kill Me Again”). La noia gioca brutti scherzi, quindi per variare rischi di fare un enorme calderone di idee, riff, stili che potrebbero non amalgamarsi bene tutti insieme. Tale rischio è sempre lì, all’orizzonte, ogni tanto lambisce “The Waeve” soprattutto quando si è a metà della navigazione, salvo poi portarci nel porto sicuro (ma non preventivato) di una moquette e di una luce soffusa. Voto: 6+, Google Maps si è perso, ma non è un male

Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs – Land of Sleeper
album - Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs – Land of Sleeper

Amici dello stoner, vogliatemi bene per due motivi: il primo, perché una band con questo nome merita stima a prescindere; il secondo, perché “Land of Sleeper” non è il miglior album in assoluto del genere degli ultimi anni, ma è una flebo per scongiurare la crisi d’astinenza da chitarre, fuzz e ritmi estremamente compassati. Ora ho voglia di deserto del Nevada, barba lunga 42 centimetri e una tazza di tè (sì, i Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs provengono dalla madrepatria di king Charles). Voto: 6,5, deserto e tè delle cinque di pomeriggio

Caroline Polachek – Desire, I Want To Turn Into You
album - Caroline-Polachek-Desire-I-Want-To-Turn-Into-You

Care le mie aspirant stelle del pop che tentano disperatamente di darsi un tono, prendete il disco di Caroline Polachek e studiatelo, svisceraleto e fate si che la vostra mente obnubilata dal desiderio di produzioni bombastiche e talmente perfette da esser prive di personalità venga rasserenata e chiarificata da un’epifania fulminante. Qui abbiamo tutto: essenzialità (“Crude Drawing Of An Angel”, sagace agguanto di sonorità spagnoleggianti dosate sapientemente col contagocce (Sunset), elettronica mainstream (Fly To You) e quel pop ammiccante che – attenzione – si discosta quel tanto dalla massa da essere riconoscibile (“I Believe”). La parte finale dell’album, poi, è una lezione di come sfruttare pop ed elettronica tanto cara ai maestri del genere, qui spiattellata all’ascoltatore con rispetto. Senza dubbio una delle uscite più interessanti fino ad ora di questo 2023. Voto: 8,5, O Capitana, mia capitana

a cura di
Andrea Mariano

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Andrea Mariano

Andrea nasce in un non meglio precisato giorno di febbraio, in una non meglio precisata seconda metà degli Anni ’80. È stata l’unica volta che è arrivato con estremo anticipo a un appuntamento. Sin da piccolo ha avuto il pallino per la scrittura e la musica. Pallino che nel corso degli anni è diventato un pallone aerostatico di dimensioni ragguardevoli. Da qualche tempo ha creato e cura (almeno, cerca) Perle ai Porci, un podcast dove parla a vanvera di dischi e artisti da riscoprire. La musica non è tuttavia il suo unico interesse: si definisce nerd voyeur, nel senso che è appassionato di tecnologia e videogiochi, rimane aggiornato su tutto, ma le ultime console che ha avuto sono il Super Nintendo nel 1995 e il GameBoy pocket nel 1996. Ogni tanto si ricorda di essere serio. Ma tranquilli, capita di rado. Note particolari: crede di vivere ancora negli Anni ’90.

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