Gli indimenticabili: “Inazuma Eleven”, psicologia e morale

Gli indimenticabili: “Inazuma Eleven”, psicologia e morale
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In questa analisi si va alla riscoperta di uno dei tanti “cartoni animati” che ha caratterizzato l’esperienza televisiva di milioni di utenti

Una produzione vastissima

Inazuma Eleven nasce nel 2008 a seguito di una fruttifera proliferazione letteraria (manga) e videoludica (diversi titoli, principalmente videogiochi RPG per le varie console Nintendo). Si presenta, infatti, come un anime di 127 episodi trasmessi in Italia tra il 2010 e il 2012. Sono ancora occasionalmente disponibili in palinsesti speciali di reti come Rai Gulp e sempre reperibili su Netflix e RaiPlay.

Ci fu un successo tale che portò alla nascita di una serie di sequel e spin-off (quali Inazuma Eleven Go, Inazuma Eleven Go Chrono Stone, Inazuma Eleven Go Galaxy, Inazuma Eleven Ares e Inazuma Eleven Orion) e quattro film, di cui solo il primo è giunto in Italia (Inazuma Eleven – L’attacco della squadra più forte – Gli Ogre). 

Copertina di gioco ufficiale di Inazuma Eleven 3 – Lampo folgorante sviluppato per console Nintendo (Fonte: Google Images)
Uno tra i tanti cartoni animati mal classificati

Purtroppo, questo titolo rientra nella categoria di quelli che vengono facilmente sottovalutati e surclassati. Pur essendo dei veri e propri colossi, fin troppo spesso vengono associati al settore “cartoni animati d’infanzia” e non a quello a cui appartengono. Proprio come Dragon Ball e Pokémon, che hanno tutte le carte in regola per essere definiti anime, Inazuma Eleven viene ammucchiato a produzioni come Winx. In questo modo è facile dimenticarsi della sua vera natura.

Una trama che avanza un po’ a modo suo

La trama di Inazuma Eleven si dispiega su un arco narrativo diviso in tre stagioni, classificabili in base alla sfida che i protagonisti devono affrontare. In estrema sintesi, si può affermare che siano le avventure e l’evoluzione di una squadra di calcio giapponese delle medie. Come accade ricorrentemente in produzioni di questo tipo (Beyblade, Dragon Ball, Pokémon), gli obiettivi sono due e si alternano nel corso delle stagioni: diventare i più forti del mondo e salvare l’umanità da una qualche incombente minaccia.

È una trama che, tutto sommato, va bene per il target d’età a cui si mirava con quest’opera. Non c’è nessun filone narrativo esageratamente complesso ed episodi dalla scaletta ripetitiva e prevedibile. Tecnicamente, tutti le puntate portano ad un avanzamento di trama ma, alla fine, sono pochi quelli in cui si prendono delle svolte particolarmente significative.

Si tratta perlopiù di partite che cominciano disastrosamente e che poi, con un qualche discorso accorato sull’amicizia e sul calcio e/o con l’intervento miracoloso di un personaggio, finiscono a favore della squadra protagonista.

La squadra durante la terza stagione (Fonte: Google Images)
Il carisma di un vero leader: il personaggio di Mark Evans

Il protagonista è, paradossalmente, uno dei personaggi più piatti e al contempo più interessanti di tutti. È infatti innegabile il carisma e il fascino che il ragazzo sembra esercitare su tutti gli altri e con cui cattura l’attenzione di quasi tutti i giovanissimi spettatori di Inazuma Eleven. Capitano e portiere iconico della squadra, Evans appare come un esempio di guida delle masse inconsapevole.

Questo tipo di personalità esiste anche nella vita reale: è quel classico individuo estroverso che va d’accordo con tutti, che riesce a trascinare gli altri nel fare qualcosa, che è capo di un gruppo e che si prende cura del prossimo, incoraggiandolo alla crescita. Bisogna sottolineare però che nella realtà nessun individuo arriva ai livelli di “morale perfetta” del giocatore.

Mark si presenta come una guida inconsapevole delle proprie abilità e il suo target si limita alla propria squadra e ad un paio di altri individui che incontra sulla sua strada (strategicamente utili in senso di trama). Ostenta una determinazione instancabile, un grande passione per il calcio e un’innata ingenuità che gli permettono di approcciare praticamente chiunque e di profilarsi eternamente contento e animato da sentimenti positivi.

Mark Evans (Fonte: Pinterest)
Dilemmi etici e la Morale dell’Invincibile

Mark Evans è il baluardo estremo di una morale impeccabile; senza neanche un attimo di mancamento, si classifica come l’eroe perfetto a 360 gradi, davanti alla bontà del quale anche il più infido ed ignobile dei nemici si inginocchia. La sua costante in qualità di role model è quella che si può definire la “Morale dell’Invincibile“: la teoria secondo cui nulla è impossibile, basta solo riprovare e riprovare finché non la si ottiene. In questo mondo ideale si arriva ad una potenziale invincibilità (che caratterizza, infatti, la squadra di Mark) e da qui il nome.

Tuttavia, a differenza sua, altri personaggi hanno dilemmi etici e desideri che, per quanto sbagliati, li rendono sicuramente più umani di lui, come ad esempio Axel Blaze, Jude Sharp o Shawn Frost. Insomma, ad eccezione del protagonista, si può dire che molti personaggi si facessero portatori di una profondità che è difficile rintracciare nei comuni cartoni animati moderni.

Da sinistra a destra: Jude Sharp, Mark Evans e Axel Blaze (Fonte: Pinterest)
Un fandom un po’ disperato e tossico

Com’era prevedibile che accadesse davanti ad un anime pressoché privo di trama romantica, si assistette ad una iper-romanticizzazione e ad una iper-sessualizzazione degli stessi, dimenticando convenientemente e troppo spesso che i personaggi in questione, con rarissime eccezioni, contano sugli 11 o 12 anni. Molti pubblicarono senza alcuna remora veri e propri scempi, da fanfiction sgrammaticate utili solo per la realizzazione di fantasie a disegni dai profondi connotati sessuali.

Da notarsi che, diversamente dalla consuetudine, il fenomeno toccò per la stragrande maggioranza i soggetti di sesso maschile e pochissimo quelli di sesso femminile. Ma senz’altro non bisogna fare di tutta l’erba un fascio e si deve ricordare quella componente sana del fandom che ha realizzato opere innocenti e che ha iniziato a credere nello sport pulito e nella Morale dell’Invincibile, come sicuramente avrebbero voluto i creatori.

Un’opera maltrattata

Come tutti i grandi colossi, anche questo è stato soggetto ad una serie di cattiverie operate dai fruitori: dalla misclassificazione, alle critiche malvagie facenti riferimento ad Inazuma Eleven come ad una brutta copia del più vecchio Holly e Benji, all’ipersessualizzazione dei personaggi, all’infallibile censura occidentale che, per esempio, ha colpito qualsiasi riferimento alle parole morte e Dio.

Anch’esso ha avuto le sue colpe: resta un anime sempliciotto per sempliciotti (come tutti i bambini sono), dotato di una morale inarrivabile persino per il più onesto di noi, monotematico e ripetitivo. Tuttavia, inquadrata nel suo genere ed epoca d’appartenenza, è un’opera piena di ricordi felici per tantissime persone.

A cura di
Adelaide Gotti

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