I Deluxe ci raccontano la frenesia della loro musica

I Deluxe ci raccontano la frenesia della loro musica
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I Deluxe sono tornati in Italia per due date davvero coinvolgenti. Il collettivo francese ha presentato il suo ultimo lavoro “Moustache Gracias”, un album esplosivo e dinamico.

Dopo tre anni da loro ultimo tour I Deluxe sono passati nuovamente in Italia precisamente a Torino e Bologna portando in scena un’esibizione folle, colorata e brillante. La band ha presentato il suo ultimo album “Moustache Gracias” che dimostra ancora una volta uno stile musicale unico, combinazione originale tra pop francese raffinato e street groove.

Grazie a delle sonorità che spaziano tra il Jazz e il Soul e una grande capacità di performance live i Deluxe si affermano come una delle realtà più interessanti del momento. In occasione del loro ritorno e dell’uscita del disco noi di The Soundcheck abbiamo deciso di porre loro qualche domanda!

L’intervista
“Moustache Gracias”, il vostro ultimo LP è un album più intimo rispetto al suono electro di “Boys and Girls”, sembra il prodotto di una grande ricerca introspettiva e in qualche modo rappresenta un “grazie” sincero alla vostra fanbase. Cosa vi ha spinto a creare l’album e in che circostanze è nato?

Assolutamente sì! Quando il Covid ha congelato il mondo e interrotto bruscamente il nostro tour, ci siamo resi conto di quanto sia importante la nostra fanbase, soprattutto la nostra comunità on-line di “moustachus”. Ascoltare la nostra musica in streaming, guardare i nostri video e quindi sostenerci è ciò che mantiene vivo il progetto quando non ci sono concerti! “Moustache Gracias” è un grande ringraziamento al pubblico che ha mantenuto i contatti e la sintonia durante lo strano periodo in cui è stato composto.

In che modo la pandemia di Covid ha influenzato il vostro modo di fare musica? Deve essere stato difficile per una band così numerosa comporre e provare da casa…

Per la prima volta in 12 anni come band, abbiamo imparato a lavorare a distanza, da casa, da soli, proprio come tutti gli altri! All’inizio è stato strano e frustrante, ma ha ci ha dato la spinta per andare oltre nelle nostre proposte individuali, il che ha reso il processo creativo e la musica più intima.

Poi, quando l’isolamento è finito e siamo tornati a lavorare nella stessa stanza, il suono acustico e dal vivo dei nostri strumenti era così emozionante che abbiamo fatto di tutto per registrare quell’energia! Questo album è un’opera in due fasi: la prima è quella della solitudine, dell’introspezione individuale, la fase di produzione / la seconda è costituita dall’unione, dal brivido furioso di far parte di qualcosa di più grande, la fase acustica.

Suonate insieme da più di 12 anni. Qualcuno di voi ha un progetto solista o ha intenzione di lavorare con altri artisti?

No! È un contratto “finché morte non ci separi” tra di noi. Ma ci piace fare musica con altri artisti, scoprire altri modi di scrivere, comporre e produrre! Ora che penso agli artisti italiani, abbiamo scoperto Salmo al festival Sziget nel 2017 e ancora ne parliamo! Che shock! Che suono potente e che spettacolo stimolante!

Siamo affascinati anche dal sex-appeal dei Maneskin e un po’ gelosi dei loro incredibili abiti… Questi artisti fanno performance live estremamente stimolanti, proprio come i nostri featurings francesi in questo album, che abbiamo tutti avuto modo di incontrare durante vari festival!

Avete portato la vostra musica a Torino (4.11) e a Bologna (5.11). Qual è il ricordo più bello del vostro ultimo concerto in Italia? Siete entusiasti di viaggiare in tutta Europa per far conoscere la vostra musica?

Siamo turisti e buongustai molto entusiasti, quindi direi che i nostri ricordi dei ristoranti sulle strade italiane sono ottimi e felici (sto cercando i nomi di nuovi ristoranti e osterie proprio ora)! Mi piace visualizzare i nostri concerti attraverso prospettive culturali diverse, quando siamo limitati nel nostro discorso parlato dalle barriere linguistiche, ma la musica parla da sola, è il linguaggio universale per eccellenza!

Una volta, dopo aver suonato vicino a Venezia ci siamo svegliati in un hotel pronti a tornare a Marsiglia, il nostro chitarrista Pietre era scomparso, ma tutte le sue cose, vestiti, scarpe, telefono e bagagli erano nella sua stanza.

Abbiamo chiamato il locale, la polizia e diversi ospedali, eravamo piuttosto spaventati, poteva essere accaduta qualsiasi cosa. Si è alla fine scoperto che aveva semplicemente camminato mentre era sonnambulo in una stanza vuota nel bel mezzo della notte, svegliandosi da solo in preda al panico credendo di essere stato rapito o abbandonato. Non è il migliore, ma il più divertente ricordo di Pietre, il nostro leggendario chitarrista.

Suonare dal vivo sul palco è la parte che preferite dell’essere una band?

Assolutamente sì! La realizzazione degli album è solo una scusa per tornare in tour, l’album è il compito per casa per cui ci scervelliamo e ci struggiamo, il live sul palco è la parte più divertente, la ricreazione!

a cura di
Staff

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