Crimes of the Future: l’atteso ritorno di David Cronenberg

Crimes of the Future: l’atteso ritorno di David Cronenberg
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Dopo essere stato presentato all’ultima edizione del Festival di Cannes, arriva finalmente nelle sale italiane il nuovo film di David Cronenberg, Crimes of the Future. La pellicola, che ha diviso pubblico e critica, rappresenta un ritorno alle origini per il maestro canadese. Un body horror che attinge dal passato, riproponendo quei temi e quelle atmosfere che hanno contraddistinto il suo cinema degli anni Settanta e Ottanta.

Il ritorno di David Cronenberg

Dopo otto anni dal suo discusso Maps to the Stars, il ritorno di David Cronenberg era atteso quasi come la seconda venuta di Cristo sulla terra. Destabilizzante, inquietante, rivoluzionario e a volte persino anticipatore. Il maestro canadese ha sempre dato un enorme contributo all’arte cinematografica, valicando i confini del genere e spingendo l’evoluzione del corpo umano ben oltre i propri limiti.

In Crimes of the Future Cronenberg riprende in mano le tematiche a lui più care, che ne avevano scandito la prima parte di carriera. Tecnologia e mutazione, sessualità ed evoluzione.

Tutto collegato da un preciso fil rouge: il corpo. Mutilato, snaturato, infettato, decomposto. Per David Cronenberg il corpo è sempre stato un elemento affascinante e stimolante, grazie al quale imbarcarsi in un viaggio verso i limiti del possibile e dell’umano. Un viaggio che assume i connotati di un’esplorazione costante ed instancabile, capace di regalare molti spunti di riflessione.

Crimes of the Future, giunto nelle sale italiane grazie a Lucky Red, è la summa di tutte queste fondamentali tematiche, unite a un grido disperato e rabbioso nei confronti del nostro mondo, che quasi si rifiuta di accettare la necessità di un cambiamento e di un’evoluzione. Un David Cronenberg che attinge dal passato, ma che forse, non è mai stato così attuale.

La trama

In un futuro non troppo precisato, il mondo è stato devastato dai disastrosi effetti dell’inquinamento e del cambiamento climatico. Tali eventi hanno perfino modificato il corpo degli esseri umani, in grado adesso di generare continue mutazioni. Proprio a causa di questi cambiamenti, il corpo di Saul (Viggo Mortensen) è capace di produrre sempre nuovi organi, che devono essere costantemente marchiati e registrati.

Insieme all’ex chirurga Caprice (Lea Seydoux), Saul mette in scena degli spettacoli pubblici per rimuovere questi organi, così da mostrare la complessa trasformazione del corpo umano. Queste performance di “Body Art” attirano l’attenzione non solo di Timlin (Kristen Stewart), investigatrice del Registro Nazionale degli Organi, ma anche di un gruppo rivoluzionario guidato da Lang (Scott Speedman), che vuole sfruttare la fama di Saul per porre l’attenzione sul prossimo step evolutivo dell’umanità.

“Crimes of the Future”: un’esperienza totale ed immersiva

Non saprei come altro definire Crimes of the Future, il nuovo film di David Cronenberg, in sala dal 24 agosto

Perché l’ultima opera del regista è tante cose, e non un semplice horror/sci-fi, come descritto ingannevolmente in locandina. 

Crimes of the Future è un film filosofico ed esistenziale, che riflette su una nuova condizione umana, destinata a svilupparsi in un futuro non troppo lontano. 
Una denuncia contro i crimes of the future, tutti quei crimini di cui l’umanità si è macchiata. 

Un film profondo e disarmate. Una pellicola complessa, contenente una moltitudine di significati diversi, da analizzare attraverso differenti chiavi di lettura. 

Substrato dopo subastato, il film si snoda lentamente rivelando il suo significato. Svelandosi agli occhi dello spettatore, che non può fare a meno di restarne ipnotizzato. 

Crimes of the Future è una vera Esperienza, con la E maiuscola.
Filosofico, disturbante, ipnotico, potente, totale.

Un film che è Arte, e non solo: un’esperienza contemplativa ed immersiva, capace di smuoverti dentro, tra mille pensieri e mille domande. Facendoti uscire dalla sala con un valore aggiunto, sbloccando ed elevandoti ad un livello cognitivo primordiale e recondito.
Un vero e proprio trip

Che cosa rimane, appena usciti dalla sala? 

Sgomento, e un misto di incredulità, stupore, meraviglia. Oltre alla domanda perturbante, a quel “Cos’ho visto?”, che risuona continuo nella mente. 

È un’opera che lascia qualcosa, colma di una potenza espressiva, narrata con le immagini, i dialoghi, le inquadrature, la fotografia, le musiche, gli sguardi, i silenzi. 

Nelle lacrime commosse di Saul Tenser, a fine film, in quello sguardo colmo di un piacere liberatorio finalmente raggiunto, si consuma tutto il percorso compiuto dal protagonista e dallo spettatore stesso. Il quale si abbandona alla potenza delle immagini in un viaggio obliante e recondito, smarrendosi, con gli occhi e con la mente, tra quei crimini del futuro che poi, forse, così tanto distanti da noi non sono.

Il vecchio Cronenberg al servizio del nuovo

Crimes of the Future mette in scena tutte quelle ossessioni, quei pensieri, quelle tematiche che fin dagli esordi hanno scandito il cinema del regista canadese. Dalla scienza alla tecnologia, dalla fusione tra organico e inorganico alla sessualità. Il tutto veicolato da un unico grande tema: il corpo.

Questa affascinante esplorazione della natura umana e, nello specifico, delle possibilità del corpo ha costellato il lavoro del maestro per buona parte della sua carriera, dagli esordi degli anni Settanta (Il demone sotto la pelle, The Brood), passando per gli anni Ottanta (Videodrome, La Mosca) e arrivando fino alla fine dei Novanta, con opere tanto iconiche quanto dibattute, come Crash ed eXistenZ.

Crimes of the Future attinge a piene mani dal cinema del primo Cronenberg, che ritorna così ad ambientare una pellicola all’interno dei ben noti confini dell’horror e della fantascienza, delineando un itinerario complesso e pieno di significato che dal corpo conduce all’arte, al sesso, al dolore e all’evoluzione.

Il corpo umano: arte, sesso, dolore e piacere 

Una prima ed immediata chiave di lettura riguardo la concezione del corpo umano è quella che lega quest’ultimo al trinomio “Dolore-Arte-Sesso”

Nella società odierna, il corpo umano è ormai incapace di provare dolore, e a pochissimi è concesso il lusso di percepirlo durante il sonno, dove esiste invece una sofferenza emotiva, estremamente differente da quella fisica. 

Il dolore fisico è qualcosa di sconosciuto, in grado di conferire pienezza e realtà al corpo.

Odile e Caprice (Fonte: Imdb)

In questo contesto si colloca l’artista, in preda a una continua ricerca del dolore, che diventa l’unico strumento attraverso il quale l’essere umano può arrivare a percepire pienamente il proprio corpo. Attorno ad esso – e a partire da esso – il performer crea la propria Arte: è proprio nel dolore, infatti, che è insito il principio creativo, ed è proprio nella sofferenza che ha origine ogni produzione artistica

L’artista prova, dunque, il desiderio di percepire il dolore fisico nella sua totalità, e lo ricerca inconsciamente, poiché solo quando soffri sei reale e la tua arte acquista significato

“La chirurgia è il nuovo sesso”

Il passo successivo da compiere è, quindi, quello di provare a trasmettere questa idea di dolore attraverso la propria arte, inscenandolo e rappresentandolo. Da qui nasce la Body Art, che, attraverso la mutilazione e le lesioni attuate dai performers, provoca e seduce, unico vero compito adibito ad una produzione artistica. 

Nel mondo di Saul, gli artisti lavorano col proprio corpo, aprendolo e dilaniandolo, scatenando in loro stessi e – al contempo – in chi li guarda un misto di eccitazione e piacere sessuale

Odile, la performer che si sfregia il viso davanti al suo pubblico; Saul, che produce nuovi organi, tatuandoli e poi rimuovendoli puntualmente davanti ad una folla ammaliata, rivelano tutta la seduzione insita in un gesto capace di violare, deturpare, distruggere l’integrità del proprio corpo. Un gesto violento e rabbioso, capace – ciononostante – di generare una tensione sessuale, una carica emotiva tale da provocare nel pubblico un nuovo desiderio. Quello di essere tagliato, aperto, squartato a sua volta.

La performance di Klinek (Fonte: Imdb)

Con la sua danza sfrenata e ancestrale, Klinek, l’Ear Man con la bocca e gli occhi cuciti, ci intima di smettere di guardare e di parlare, per rimanere in silenzio prestando attenzione. Per ascoltare gli impulsi incontrollati del corpo, lasciandoci trascinare da essi, come fa lui. Che si abbandona a quei ritmi proibiti, scuotendo lo spettatore e facendolo sprofondare nell’oblio, vittima di un desiderio recondito.

Il piacere che l’osservatore ricerca risiede, dunque, tutto lì: in quella corporeità, vittima di atti turpi e violenti. In quella carnalità, che, celata nelle profondità più intime del nostro corpo, costituisce – di fatto – il nuovo sesso

Le nuove frontiere dell’evoluzione

L’evoluzione è il terreno fertile su cui David Cronenberg costruisce il suo Crimes of the Future. Il mondo messo in scena dal regista è un pianeta maltrattato e flagellato dai cambiamenti climatici e dagli effetti dell’inquinamento che lo hanno lentamente, ma inesorabilmente, trasformato in un posto decadente.

Il relitto mostrato all’inizio della pellicola è l’immagine perfetta di un mondo che non esiste più, che ha lasciato il passo al nuovo e a una nuova forma di umanità. L’essere umano, infatti, si è dovuto adattare ai cambiamenti del pianeta, adeguandosi a un’esistenza differente, dove alcuni corpi, come quello di Saul, producono costantemente nuovi organi, dove il dolore è quasi del tutto sparito e dove la chirurgia diventa veicolo del nuovo sesso.

Il corpo di Saul è in continua evoluzione. Avvolto in un grande vestito nero, che lo fa assomigliare quasi a un lebbroso, attua cambiamenti e mutazioni, generando tumori e organi sempre nuovi, rimossi in seguito durante gli spettacoli di “Body Art”. Organi tanto affascinanti da essere persino iscritti a dei concorsi di bellezza (esaudendo così il desiderio dei gemelli Mantle in Inseparabili) al fine di eleggere il “miglior organo originale”.

Quindi come considerare tali mutazioni, organi e tumori? Come parassiti interni da estirpare o come anomale benedizioni da studiare e ammirare?

I nuovi organi generati dal corpo di Saul non sono solamente materia organica che assume significato attraverso le performance di rimozione chirurgica, ma sono anche l’esempio lampante di un’umanità che cambia, che progredisce darwinianamente per sopravvivere. Un’evoluzione che, a volte, conduce verso insospettabili e innaturali frontiere.

Il percorso di Saul 

Tutto questo ci viene raccontato da Cronenberg attraverso un percorso, quello compiuto da Saul nel corso del film. Un viaggio interiore, nelle profondità del proprio corpo, alla scoperta di sé e della specie umana, che sta inesorabilmente mutando. 

Un cammino compiuto contemporaneamente anche dallo spettatore, che, minuto dopo minuto, acquisisce una sempre maggiore consapevolezza riguardo gli avvenimenti narrati, procedendo di pari passo con il protagonista. 

Saul è, infatti, inizialmente restio ad accettare i cambiamenti del proprio corpo, che ritiene tumori nati spontaneamente (e non attraverso un atto di volontà, come poi scoprirà) da controllare, rimuovendoli chirurgicamente durante le proprie performance. Questa visione si sposa perfettamente con quella di organizzazioni come la New Vice Unit, preoccupate da questa nuova mutazione in atto, che potrebbe condurre ad una futura evoluzione della specie in qualcosa di diverso. Qualcosa di non umano

Inizialmente Saul non riesce ad accettare i propri cambiamenti come conseguenza naturale di una spinta evolutiva che ha da tempo preso piede nel mondo, e rinnega se stesso, impedendo al proprio corpo di seguire la propria natura.

Saul (Fonte: Imdb)

Successivamente, però, entrando in contatto con persone dal pensiero e dai comportamenti estremamente sovversivi, qualcosa in lui comincia a mutare. Saul inizia a intravedere bellezza nei cambiamenti corporei, decidendo pertanto di non rimuoverli più tempestivamente, ma di conservarli dentro di sé per maggior tempo. 

Questo graduale cambiamento di prospettiva lo induce a sviluppare un vero e proprio apparato (e non più un singolo organo a se stante) con una funzione ben precisa: quella di digerire la plastica e le sostanze sintetiche prodotte dall’uomo. 
Arrivando ad abbracciare totalmente quella Causa portata avanti da un gruppo di anarchici, per la quale sono morti Lang e Brecken. 

Crimes of the Future 

Arriviamo, infine, al nucleo centrale del film, quello in cui risiede il vero significato della pellicola. Il messaggio che Cronenberg ci vuole trasmettere. 

Quali sono dunque i crimini del futuro, e da chi vengono compiuti?

Una domanda che ad inizio film può apparire semplice, ma che si rivela ben presto ricca di insidie. Per alcuni personaggi, come il detective Cope, Djuna e, dapprima, anche lo stesso Saul, i cosiddetti crimini del futuro sono quelli che mirano ad un cambiamento della specie, sovvertendo quel concetto di umanità tanto caro alla NVU.

Oltre al cambiamento in sé, sono condannati tutti quegli atti sovversivi realizzati affinché questo avvenga. Altri crimini sono quelli compiuti sul corpo, per la semplice ricerca di piacere e, parallelamente, di dolore. 

Ma è quando il corpo di Brecken viene finalmente mostrato, scoperchiato di tutti i suoi segreti per rivelarne al mondo il contenuto – e dunque la sua vera natura -, che comprendiamo il vero significato del film

Ed è qui che, risvegliati dal nostro torpore, comprendiamo con sgomento, assieme a Saul, la verità dietro a quel gesto. L’infanticidio del proprio figlio, un atto contro natura compiuto dalla madre. Un abominio, portato avanti secondo la folle convinzione di essere nel giusto. La violazione di un cadavere, l’hackeraggio del piccolo Brecken da parte della NVU, rivelato poi in un secondo momento dalle parole di Cope. Il tentativo di arrestare, con ogni mezzo a disposizione (tecnologie della LifeFormWare incluse), un processo naturale come l’evoluzione della specie.

Questi sono solo parte di un crimine più grande, reso evidente dal corpo privo di vita del bambino. Da quegli stessi organi nati spontaneamente, capaci di digerire sostanze sintetiche create dall’uomo. Un cambiamento in armonia con un mondo malato, sbagliato ma necessario, e, dunque, inevitabile

Un cambiamento per porre rimedio al vero Crime of the Future, quello da cui derivano tutti gli altri, che ha origine nel passato, ed è insito e radicato nel presente

a cura di
Maria Chiara Conforti e
Alessandro Michelozzi

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Maria Chiara Conforti

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