The Flaming Lips – Acieloaperto, Villa Torlonia San Mauro Pascoli – 2 agosto 2022

The Flaming Lips – Acieloaperto, Villa Torlonia San Mauro Pascoli – 2 agosto 2022
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I Flaming Lips tornano in Italia e fanno tappa a San Mauro Pascoli, a Villa Torlonia, per il festival Acieloaperto.

La storia dei Flaming Lips, a quanto narra la leggenda, è iniziata con un furto di strumenti da parte di Wayne Coyne, in una sacrestia. Date queste premesse, non potevano che entrare nel mito.

I Flaming Lips hanno una reputazione da difendere e fanno di tutto per non tradirla. Infatti, quando salgono sul palco di Villa Torlonia, poco dopo le dieci, Coyne ha con sé un uccello meccanico telecomandato, che però proprio non ne vuole sapere di volare.

La ragione per cui faccio questo prima di iniziare a suonare è che, se siamo fortunati e volerà, sarà fantastico. In caso contrario, se cadrà e colpirà qualcuno in faccia, sarà strano“, e forse è proprio questo il senso. La musica dei Flaming Lips si divide tra momenti freak, piuttosto assurdi, e altri che, come in un volo pindarico, ci porteranno sempre più in alto.

Durante le prime quattro canzoni: My Cosmic Autumn Rebellion, l’indimenticabile Do You Realize?, How? e Yoshimi Battles the Pink Robots, succede di tutto. Coriandoli, robot rosa gonfiabili, coriandoli, arcobaleni – gonfiabili pure quelli, bolle trasparenti, e ancora coriandoli.

Do You Realize? è un vero e proprio inno, che il pubblico canta a pieni polmoni. Qualunque band assennata avrebbe deciso di lasciarla verso la fine del concerto, ma non i Flaming Lips. Loro fanno le cose a modo proprio, questo ormai l’abbiamo capito.

Mother I’ve Taken LSD è un brano malinconico, tratto dal loro ultimo disco American Head, che rievoca i ricordi spaventosi di Coyne sotto l’effetto dell’LSD. “Madre ho preso LSD / Ho pensato che mi avrebbe liberato ma ora penso che mi abbia cambiato / Mi ha cambiato / Ora vedo la tristezza nel mondo / Mi dispiace non averlo visto prima“. Date le premesse potrebbe sembrare l’inizio di viaggio, ma – al contrario di quanto si possa pensare – questa volta il viaggio è di ritorno, verso casa. E non è mai stato così rassicurante.

Wayne Coyne canta la maggior parte delle canzoni dall’interno della gigantesca palla gonfiabile. Spesso invita il pubblico a urlare tra una canzone e l’altra, se lo desidera, e non perde occasione di ripetere quanto sia bello stare qui. “Uno dei concerti più belli della mia vita”, difficile credere che sia davvero così, ma senza dubbio lo è per oggi. Domani chissà.

I Flaming Lips scrivono canzoni da quasi quarant’anni e, pur parlando di droga, amore – più o meno universale – e piccoli traumi, continuano a cercare nuovi modi per divertire gli spettatori. Coyne ama parlare al pubblico ed è pervaso da un ottimismo semplice.

Nel mondo dei Flaming Lips, l’umanità è in pericolo – “rischiavamo di ucciderci facendo questo“, dice a un certo punto – ma qualunque cattivo può essere sconfitto con l’amore. E stasera sembra quasi possibile, sopraffatti come siamo da tutto questo pensiero positivo.

Wayne Coyne cambia una bolla dopo l’altra, come una soubrette si cambia d’abito, e spara stelle filanti sul pubblico. Quando il concerto giunge verso il termine, un’enorme bolla trasparente piena di piccoli pezzi di carta argentati e dorati, surfa sul pubblico, tra una tempesta di coriandoli e l’altra.

I Flaming Lips ritornano sul palco per gli encore e suonano gli ultimi quattro pezzi: Sagittarius Silver Announcement, Worm Mountain, All We Have Is Now e Race for the Prize.

Il concerto è finito e Coyne solleva una scritta gonfiabile: “Fuck Yeah Acieloaperto“. Quando lasciano il palco, parte “What a Wonderful World” di Louis Armstrong. La chiusura perfetta.

I Flaming Lips non hanno deluso le aspettative, e la loro fama: visivamente, musicalmente e, soprattutto, emotivamente. Il pubblico è felice. E quelli più fortunati, o rapaci, che sono riusciti a salvare una delle lettere del palloncino tenuto in alto da Coyne, hanno un sorriso più ampio degli altri.

I concerti dei Flaming Lips sono un delirio ad occhi aperti, dove non mancano mai le sorprese. In tanti abbiamo lasciato Villa Torlonia con il cuore pieno, dopo questa esperienza gioiosa. Forse, l’unica persona che non si sentirà completamente pervasa da tutta questa felicità sarà quella che dovrà raccogliere tutti quei coriandoli.

a cura di
Daniela Fabbri

Foto di
Valentina Bellini

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Daniela Fabbri

Sono nata nella ridente Rèmne, Riviera Romagnola, nel 1985. Copywriter. Leggo e scrivo da sempre. Ho divorato enormi quantità di libri, ma non solo: buona forchetta, amo i racconti brevi, i viaggi lunghi, le cartoline, gli ideali e chi ci crede. Nutro un amore, profondo e viscerale, per la musica, in tutte le sue forme. Sono fermamente convinta che ogni momento della vita debba avere una colonna sonora. Potendo scegliere, vorrei che la mia esistenza fosse vissuta lentamente, come un blues, e invece sono sempre di corsa. Mi piacciono gli animali. Cani, gatti, procioni. Tutti.

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