Nu Genea – Acieloaperto, Cesena – 29 luglio 2022

Nu Genea – Acieloaperto, Cesena – 29 luglio 2022
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Sold out per il concerto dei Nu Genea, che portano il loro sound meticcio a Cesena e fanno ballare il pubblico di Acieloperto

Questa è indubbiamente la loro estate. Non c’è tormentone che tenga, quando suona un pezzo dei Nu Genea, il progetto artistico di Massimo Di Lena e Lucio Aquilina, è impossibile fermare spalle e piedi. E, se qualcuno avesse ancora qualche dubbio in merito, il consiglio è quello di partecipare a uno dei loro concerti.  

Non a caso, la tappa cesenate del loro tour è sold out. Da tempo non si vedeva un pubblico così colorato ed entusiasta come quello arrivato, in una torrida serata di fine luglio, alla Rocca Malatestiana.

Merito anche di Bar Mediterrano, il loro ultimo disco anticipato dal singolo Marechià, e del precedente Nuova Napoli, pubblicato come Nu Guinea nel 2018. Per loro le definizioni si sprecano: folk partenopeo, chill out, etnobeat. Difficile dare un’etichetta a chi un’etichetta la rifugge.

Nu Genea – Credit: Roberta Paolucci 

Sono circa le dieci quando i Nu Genea salgono sul palco. In occasione di questo tour la formazione è composta da otto musicisti ed è subito chiaro che i trascinatori della serata saranno Pietro Santangelo, con il suo sax, e la meravigliosa Fabiana Martone. Come una farfalla, Martone apre le braccia spalancando un mantello, prima bianco e poi – nella seconda parte del concerto – completamente illuminato di lucine, trascinando e incitando il pubblico. 

Si parte con Vesuvio. Le percussioni attraversano il mare e raccontano gli echi di paesi lontani. Del Maghreb, ma non solo. Dentro si trovano la tradizione del folk partenopeo e un certo funky di fine anni Settanta, di quello che si poteva ascoltare su qualche cassettina colorata, con il nome scritto a pennarello. Il “bar” nel titolo del loro ultimo album non potrebbe essere più indovinato. La loro musica, meticcia e ricca di contraddizioni, è fatta di suoni che si perdono tra le vie di Napoli, di Marsiglia, di Tangeri o di Marrakech. 

I Nu Genea ci servono un cocktail unico, che mette insieme alcuni dei migliori musicisti in circolazione, suggestioni magrebine e cantati in dialetto napoletano. 

Non ci sono però solo i mercati marocchini, ma anche i bar sulla spiaggia di qualche città del sud. Quelli con le sedie di plastica, dove si beve il caffè e si mangia un gelato, oziando e praticando la meravigliosa arte del perdere tempo. 

Nu Genea – Credit: Roberta Paolucci 
Nu Genea – Credit: Roberta Paolucci 

La voce di Fabiana Martone è potente e si impasta alla perfezione con i sintetizzatori di Aquilina e Di Lena, posizionati ai lati della band. 

Adesso vi facciamo ascoltare la nostra Nuova Napoli” ci anticipa Martone, prima dell’esecuzione del brano tratto dall’omonimo disco, uscito quattro anni fa, che omaggia la loro città natale. Come in Disco Sole e Ddoje Facce, gli assoli di Santangelo e i cantati in lingua napoletana entusiasmano il pubblico, che balla e suda sotto al palco. Impossibile resistere a questa energia. 

I Nu Genea fanno ballare e ci prendono per mano, portandoci a scoprire Napoli. Che, come viene descritta proprio in uno dei loro pezzi più famosi, “è na malatia, è na bucia, è na verità”. 

Quando arriva la volta di Marechià dal pubblico si alzano centinaia di telefonini, ma è su Tienatè che ci si diverte veramente. Complice anche un breve scroscio di pioggia, che non fa che rendere tutto ancora più magico. 

Il concerto sta per giungere al termine e quando la band torna sul palco per gli encore, Fabiana Martone stuzzica il pubblico: “dite la verità, non vi è piaciuto“. Poi parte un’energica versione di Je Vulesse, con braccia alzate e balli. 

Il concerto è finito, tra pioggia, sudore e sorrisi. “Grazie Guagliù!“, i Nu Genea tra gli inchini salutano e lasciano il palco. Grazie a voi, per la musica e tutta questa bellezza.

a cura di
Daniela Fabbri

fotografie di
Roberta Paolucci 

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Daniela Fabbri

Sono nata nella ridente Rèmne, Riviera Romagnola, nel 1985. Copywriter. Leggo e scrivo da sempre. Ho divorato enormi quantità di libri, ma non solo: buona forchetta, amo i racconti brevi, i viaggi lunghi, le cartoline, gli ideali e chi ci crede. Nutro un amore, profondo e viscerale, per la musica, in tutte le sue forme. Sono fermamente convinta che ogni momento della vita debba avere una colonna sonora. Potendo scegliere, vorrei che la mia esistenza fosse vissuta lentamente, come un blues, e invece sono sempre di corsa. Mi piacciono gli animali. Cani, gatti, procioni. Tutti.

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