Mangravia Twang e i loro “Giorni che esplodono”

Mangravia Twang e i loro “Giorni che esplodono”
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Oggi siamo in compagnia dei Mangrovia Twang che lo scorso 17 giugno hanno pubblicato il loro EP d’esordio “Giorni che esplodono”: sei tracce colorate e ben studiate nel dettaglio. Noi li abbiamo intervistati per capire al meglio come nasce il loro nuovo lavoro.

Ciao Mangrovia Twang, nell’EP “Giorni che esplodono” ci sono varie influenze musicali. È stato difficile trovare una vostra cifra stilistica?

La nostra cifra stilistica è frutto di un incontro delle nostre tre distinte personalità. Inizialmente è stato molto difficile raggiungere un risultato che ci soddisfacesse, ma poi sperimentando siamo riusciti a trovare una formula che ci ha permesso di comporre in maniera più naturale e disinvolta ottenendo come risultato quello che sono ora i Mangrovia Twang.

Ci parlereste del processo creativo del brano “Via da te”?

In quel periodo Mattia e Mario stavano preparando un esame di improvvisazione per “L’Accademia Nazionale del Jazz” di Siena e furono ispirati da un famoso brano di Thelonious Monk “I mean you” nella versione di Esbjörn Svensson.

Individuammo una melodia che ci risultò immediatamente molto toccante e Mattia scrisse buona parte del testo la notte stessa poiché il giorno dopo avremmo incontrato Lauryyn per delle prove e voleva assolutamente che questo brano vedesse la luce.

In generale, essendo una band, come nasce un vostro brano?

Suoniamo sempre insieme, ogni volta viene fuori qualcosa di nuovo su cui poi lavoriamo. Abbiamo nel cassetto tantissimi brani a metà che magari sono nati dal gioco di mettere in musica situazioni surreali o divertenti che abbiamo vissuto.

È un continuo creare, mettere da parte, ripescare, valorizzare e approfondire. Quando poi abbiamo una bozza di brano completo lo arrangiamo e portiamo il lavoro di produzione a compimento. Comporre è per noi un “divertissement”, e per ogni brano ci sono dietro mesi e a volte anni di rimaneggiamenti prima di portare a compimento il lavoro, inoltre, abbiamo un grande team di musicisti e tecnici su cui poter contare per dare vita alle idee più strane che ci vengono in mente.

Quali sono le vostre ambizioni, considerando che la vostra musica si discosta da un approccio estremamente mainstream?

La scelta di fare musica mainstream riguarda l’aspetto commerciale del lavoro di un musicista e naturalmente anche noi cerchiamo di rendere la nostra musica accessibile a più persone possibili, e questo riguarda non solo la scrittura dei pezzi ma anche la loro produzione, la scelta di alcune tematiche ed anche aspetti come la comunicazione e l’uso dei social. Tutto ciò serve a fare funzionare la nostra macchina e per farci strada nel music business, ma le nostre ambizioni più intime non possono riguardare esclusivamente il lato vendite.

Noi inseguiamo inconsciamente la felicità e, come dei maghi, streghiamo la realtà che ci circonda piegandola al nostro volere con la musica. Il disco, “Giorni Che Esplodono”, non è altro che la nostra personale avventura in questo mondo magico che abbiamo creato intorno a noi.

Come vi vedete tra cinque anni, artisticamente parlando?

Abbiamo in programma una collaborazione che dovrebbe uscire alla fine dell’estate dove partecipiamo anche in veste di produttori, e sempre nella stessa veste stiamo per lanciare il progetto di un’artista molto giovane che seguiamo. Ci siamo buttati, con la nostra associazione, anche nella realizzazione di un festival per la stagione prossima, speriamo quindi tra cinque anni di aver raggiunto molti dei nostri obiettivi e di farvi vedere come facciamo ballare un palazzetto.

a cura di
Redazione

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