Litfiba – Ferrara Summer Festival – 16 luglio 2022
L’ultimo (?) tour dei Litfiba di Renzulli e Pelù arriva a Ferrara davanti a una piazza Trento – Trieste gremita. Due ore tra successi, perle del passato e grandi assenti. Ma, ehi, non si può avere tutto dalla vita.
Pescare la scaletta perfetta attingendo da quarant’anni di storia (escludendo la parentesi anni 2000) è di per sé quasi impossibile. Eliminare una hit per una perla rara? Attingere più da un album e sacrificarne un altro? Scelte non facili, ma i Litfiba al Ferrara Summer Festival, per l’Ultimo Girone, hanno optato per due ore adatte un po’ per tutti i palati. Il buffet dove c’è qualcosa di ricercato, ma in grado di piacere a tutti.
Ci sono un poser, un metallaro e un tizio che non sa perché sia lì…
Poco a poco la piazza si riempie. Alla fine, il colpo d’occhio sarà molto più che soddisfacente. Si attende, ci sono metallari, ragazzi entusiasti, non-più-ragazzi che se ne fregano del tempo, persone con la bandana dei Litfiba in testa, persone con polo che guardano con terrore chi salta e fa a spallate (leggere e ridendo, in simpatia) con chi è vicino. Il pubblico è quanto di più eterogeneo si possa immaginare.
Questo è un bene, questo è un male. Un bene perché si capisce che davvero i Litfiba abbracciano generazioni differenti di ascoltatori; un male perché nessuno poga, pochi saltano, tanti agitano le manine. Ah, i tempi che cambiano. Non è possibile nemmeno berci sopra, dato che una volta entrati nell’area concerto una birra costa 7 euro e la povertà urla dal portamonete.
El ritmo del 2000 è adrenalina pura
Passano le 21:30, qualcuno inizia a spazientirsi, ma si vede del movimento. Entra Luca Martelli (batterista, tra l’altro, dei Rossofuoco di Giorgio Canali ed ex de Gli Atroci), Fabrizio Simoncioni raggiunge le tastiere, Dado Neri impugna il basso. Entrano poi Ghigo Renzulli e Piero Pelù. Urla e acclamazioni varie, si parte belli carichi con “Ritmo #2”. Molti saltellano, tutti agitano le mani a tempo col segno di spiderman anziché quello delle corna, tutto molto bello.
I suoni sono potenti, non bilanciatissimi ma lontani dall’essere disastrosi. I Litfiba nella loro ultima (in tutti i sensi) formazione hanno una buona carica adrenalinica e va benone così. Anche la scelta di affidare la primissima parte del concerto con botte da pogo (mai scattato) come “La preda”, “Eroi nel vento” e “Tex” ha sorpreso chi, come il sottoscritto, ha visto la band fiorentina in molte occasioni in passato.
Il pubblico ferrarese reagisce bene pur nella sua staticità. Reagisce altrettanto bene anche per i classici-da-classifica come “Regina di cuori” e “Vivere il mio tempo”, reagisce con attenzione a perle “meno” conosciute come “Istanbul” o “Bambino”, c’è dell’entusiasmo su “Spirito”, “Lo spettacolo” e l’immancabile “El Diablo”. Pelù interagisce, racconta, parla, nel mentre Ghigo attende con impazienza l’attacco del pezzo successivo, mentre Martelli e Simoncioni se la ridono. C’è della complicità e del divertimento anche sul palco, ciò è bello da vedere e da percepire.
Una parte di me per sempre resterà qui (forse)
No, i Litfiba non hanno suonato “Versante Est”, che forse avremmo cantato il 150 o poco più e solo uno stronzo avrebbe pianto (il sottoscritto alza timidamente la mano), così come sono state escluse tanti brani che, in un tour finale come questo, sarebbe stato bello ripescare (“Ballata”, “Il mistero di Giulia” al posto di “Regina di cuori”, “Desaparecido”, “Animale di Zona” al posto di “Vivere il mio tempo”, giusto per citarne qualcuna a caso). Ma, come detto all’inizio, è difficile accontentare tutti al 100% avendo un repertorio così vasto e una platea così eterogenea. Concludere con “Cangaceiro” urlata a squarciagola, tuttavia, è una soddisfazione di non poco conto.
È stato un buon concerto, al netto di sporcature ed errori (ogni tanto qualche fraseggio di Ghigo è sembrato fuori tonalità, o forse la chitarra era non ottimamente accordata). Escluso completamente dalla selezione “Eutopia”, ultimo lavoro discografico della band oramai datato 2016. Nessuno si è lamentato di ciò, tranne una singola persona che ha continuato a urlare “Eutopia” ad infinitum. Come detto, il pubblico dei Litfiba è (era?) dannatamente eterogeneo.
a cura di
Andrea Mariano
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