Steve Vai – Sferisterio, Macerata – 2 luglio 2022

Steve Vai – Sferisterio, Macerata – 2 luglio 2022
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Metti una sera con un alieno che atterra a Macerata in un luogo sorprendente. Legati, tecnica e tanto godimento. E chi se ne frega di qualche sbavatura…

Spesso Steve Vai, quando arriva in Italia, sceglie alcune location particolari. È il caso del Sferisterio di Macerata, struttura meravigliosa e che si incastra nelle mura del centro storico della cittadina marchigiana.

La platea continua a rimpinguarsi dei più vari esseri umani: persone di mezza età con camicia e mocassino, ragazzi non-più-ragazzi con t-shirt logore di Slash, Satriani e Vai stesso, donne in elegante abito da sera, ragazze con top, glitter e incredibile conoscenza dello shredder che di lì a poco si paleserà (siamo seri). Praticamente si va da chi non ha idea di cosa lo aspetta al fan sfegatato, da chi è quasi costretto a essere lì all’appassionato di musica.

L’antipasto

Prima di Steve Vai, sul palco, all’ombra del Sferisferio che si illumina mentre il cielo si colora di nero, Gianni Rojatti vs DANG! sfoggiano colpi da maestro tra shredding chitarristico niente male e passaggi di sax che danno un tocco molto particolare alla proposta.

Un peccato che platea e loggione non siano ancora completamente pieni: il trio avrebbe meritato di certo un po’ più di attenzione. Non che siano passati inosservati (impossibile), ma incuriosisce poterli vedere in altri contesti.

Steve Vai
“Signori, qui non si scherza. Scherzo”

Ore 21:00. Nessuno si palesa ancofra sul palco. Piccolo slittamento dal programma, ma tempo venti minuti e qualcuno inizia a rumoreggiare, qualcun altro ad applaudire. “Eccoli! Eccolo, dai Steve!“.

Steve Vai attraversa la lunga pedana che dai camerini arriva al palco. Si spengono le luci, parte una intro. Entrano in scena Dave Weiner (chitarra, tastiere), Philip Bynoe (basso) e Jeremy Colson (batteria). Poi, lui. Da divo, come sempre. Partono le note di “Avalancha”, estratto dal nuovo album “Inviolate” dello shredder americano. I suoni sono molto buoni da subito ed era il mini mo da aspettarsi.

“Giant Balls of Gold” e “Little Pretty” scivolano veloci e goduriose, poi il chitarrista saluta il pubblico e si dice incredibilmente felice di essere di nuovo in tour, di nuovo in Italia. Si meraviglia della bellezza dello Sferisferio e immagina sia un tenero abbraccio. Urletti, tutti comprendono: parte “Tender Surrender”.

“Ci sono un metallaro, un entusiasta della vita e una coppia sui generis…”

Steve Vai unisce da sempre grande tecnica, pulizia sonora e giocosa altezzosità di chi è conscio della propria abilità, ma ci scherza anche su. Le espressioni di godimento, di approvazione, di “Ehi, guarda che cosa carina che ho fatto!” mentre unisce sweep, legati e tapping in 3 secondi e con un senso melodico impressionanti divertono, da chitarrista fallito quale sono fanno quasi incazzare perché sai che non potrai mai arrivare a quei livelli.

Steve Vai

Poi c’è chi è felicissimo di tutto questo, ti confida che è tutto bellissimo, è ammaliato della tecnica che non capisce ma di cui gode lo stesso, del fatto che no, non conosce la maggior parte dei brani perché perde il tempo con le mani durante tutti i passaggi, ma non gli interessa: è entusiasta.

Infine, la coppia imperturbabile, quasi infastidita da cotanto entusiasmo, ma uno dei due conosce a menadito ogni minima variazione dei brani storici di Vai.

Ecco, tutto questo non è una esagerazione, ma è descrizione di vita vissuta a mezzo sedile lontano da me. Questo fa capire quanto il pubblico che Steve Vai riesce a richiamare è, nel suo essere “di nicchia”, dannatamente ampio.

“Ho ancora fame” “Signore, sono passate due ore”

Circa due ore di shredding di alto livello, con un finale inaspettato con “For The Love Of God” cantata assieme al fonico (“grande chitarrista e ottimo cantante d’opera”, così lo annuncia Steve) e una quasi infinita “Fire Garden Suite”. Goduria allo stato puro, anche se i più attenti, critici (tecnicamente chiamati “cagacazzi della chitarra”) avranno notato qualche piccola sbavatura da parte del nostro.

Il bello di Steve Vai, tuttavia, è che lui gode, si diverte e fa divertire: qualche piccola sbavatura, anche in luce dei recenti interventi chirurgici alla spalla e alla mano, può passare. Non ha più nulla da dimostrare, quindi basta godere.

E godiamo ordunque insieme, grazie alla gallery del nostro Emmanuele Olivi.

a cura di
Andrea Mariano

foto di
Emmanuele Olivi

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Andrea Mariano

Andrea nasce in un non meglio precisato giorno di febbraio, in una non meglio precisata seconda metà degli Anni ’80. È stata l’unica volta che è arrivato con estremo anticipo a un appuntamento. Sin da piccolo ha avuto il pallino per la scrittura e la musica. Pallino che nel corso degli anni è diventato un pallone aerostatico di dimensioni ragguardevoli. Da qualche tempo ha creato e cura (almeno, cerca) Perle ai Porci, un podcast dove parla a vanvera di dischi e artisti da riscoprire. La musica non è tuttavia il suo unico interesse: si definisce nerd voyeur, nel senso che è appassionato di tecnologia e videogiochi, rimane aggiornato su tutto, ma le ultime console che ha avuto sono il Super Nintendo nel 1995 e il GameBoy pocket nel 1996. Ogni tanto si ricorda di essere serio. Ma tranquilli, capita di rado. Note particolari: crede di vivere ancora negli Anni ’90.

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