Obi-Wan Kenobi: recensione dell’attesa serie tv di Disney plus (Spoiler!!!)

Obi-Wan Kenobi: recensione dell’attesa serie tv di Disney plus (Spoiler!!!)
Condividi su

Lo scorso 22 giugno è uscito su Disney plus il sesto e ultimo episodio della miniserie evento Obi-Wan Kenobi. La serie, ambientata dieci anni dopo gli eventi narrati in La Vendetta dei Sith, vede nuovamente Ewan McGregor nei panni del Maestro Jedi e Hayden Christensen in quelli di Lord Vader.

È inutile nasconderlo. Tutti aspettavamo con impazienza e curiosità Obi-Wan Kenobi, terza serie live action dedicata all’universo di Star Wars. Dopo The Mandalorian e The book of Boba Fett, la Disney sceglie di puntare con forza su due dei personaggi più iconici e amati della saga: Obi-Wan e Darth Vader.

Su queste due storiche figure è già stato detto e mostrato tantissimo, sia sul grande schermo, dalla trilogia originale a quella prequel, sia nelle serie animate, con The Clone Wars e Rebels. Senza dimenticare, ovviamente, il vastissimo universo fumettistico che, nel corso dei decenni, ne ha enormemente approfondito le vicende.

Alla luce di questa premessa viene da chiedersi: era davvero necessaria una miniserie dedicata a questi due personaggi? A mio modesto parere, no. Non certo perché io non sia fan di Kenobi e Vader. Non posso non amare due delle colonne portanti dell’universo starwarsiano, nonché della mia infanzia. La verità, però, è che non c’era una vera e propria esigenza narrativa che giustificasse una nuova (l’ennesima) apparizione.

Procediamo, però, con ordine.

Trama

Sono passati dieci anni dagli eventi di Episodio III: La vendetta dei Sith. Obi-Wan (Ewan McGregor), dopo aver lasciato in fin di vita Anakin (Hayden Christensen) su Mustafar, prende l’impegno di nascondere Luke agli occhi del nascente Impero e, per questo motivo, lo porta su Tatooine, affidandolo all’amore di zio Owen (Joel Edgerton) e zia Beru.

In questi lunghi dieci anni, lo stesso Kenobi ha dovuto celare a tutti la sua vera identità. Dopo gli eventi dell’Ordine 66, infatti, si è chiuso alla Forza, conducendo una vita ritirata e anonima, e nascondendosi dagli Inquisitori, Force-sensitive incaricati di dare la caccia ai Jedi sopravvissuti. Il nostro eroe sarà, però, costretto a tornare in azione quando la giovanissima Leia Organa verrà rapita da alcuni mercenari, per volere della Terza Sorella (Moses Ingram).   

Prima di addentrarmi nell’analisi della serie, ci tengo a precisare che ci saranno spoiler.

Un inizio promettente

Il primo episodio della nuova miniserie targata Disney plus, si apre con un flashback dedicato allo scoppio dell’Ordine 66. Un gruppo di younglings si sta allenando alla presenza di una maestra, quando all’improvviso i cloni iniziano ad aprire il fuoco e a sterminare chiunque si trovi all’interno del Tempio Jedi di Coruscant. Non solo maestri Jedi, ma anche giovanissimi padawan vengono brutalmente assassinati.

Terminato il flashback, ecco che ci troviamo su Tatooine, ben dieci anni dopo quei drammatici eventi. Il Tempio è distrutto, il Consiglio dei Jedi non esiste più e l’Impero prospera e governa sotto la guida di Palpatine e del suo fedele servitore Darth Vader. In questo clima di oscurità e terrore Ben Kenobi conduce la sua nuova vita.

Egli, da dieci anni, vive su Tatooine con l’unico scopo di vegliare su Luke. La sua è un’esistenza grigia, costretto a nascondere la sua identità e a chiudersi all’uso della Forza. Vediamo un Obi-Wan stanco, distaccato e sofferente. Vive costantemente con un enorme senso di colpa sulle spalle. Ha fallito come Jedi e come Maestro, e tale fallimento si riflette nelle sue azioni e decisioni, come quella di non aiutare un Jedi in difficoltà.

Obi-Wan si risveglia da questo stato di torpore solo quando, contattato dal Senatore Bail Organa, viene spinto a partire alla ricerca di Leia (Vivien Lyra Blair), rapita da alcuni mercenari inviati su Alderaan da Reva. Una soluzione narrativa inaspettata, ma efficacie, che spinge Obi-Wan a tornare in azione, recuperando la vecchia spada laser che aveva da tempo seppellito nel deserto, insieme al suo passato.

Un uomo tormentato che, partendo per questa missione, inizia il proprio percorso di redenzione e accettazione di quanto è accaduto. Non può porre rimedio agli errori commessi, ma ha l’opportunità di riscattare la propria vita e di affrontare il passato, anche se, questa volta, gli si presenta con un nuovo volto.

Ciò che resta di Anakin

Oltre al buon Obi-Wan Kenobi, il secondo importante motivo di interesse di questa miniserie è ovviamente Darth Vader. Fin dall’annuncio del progetto, circa un anno fa, la voglia di rivedere questo iconico personaggio sullo schermo era tantissima. A vestire l’armatura del potente Signore dei Sith è nuovamente Hayden Christensen. Un gradito ritorno che, insieme a quello di Ewan McGregor, permette così di riformare la coppia della trilogia prequel.

Obi-Wan lo aveva lasciato in fin di vita, senza arti e col corpo ricoperto dalle fiamme, alla fine di Episodio III: La vendetta dei Sith. Il Maestro era convinto di aver ucciso il suo padawan su Mustafar e, per dieci anni, ha vissuto con questo enorme peso sul petto che non ha mai smesso di tormentarlo.

Quando alla fine del secondo episodio, in uno dei momenti sicuramente più emozionanti della serie, Reva svela a Obi-Wan che Anakin Skywalker è vivo, il vecchio Maestro Jedi appare sconvolto: da un lato sollevato di non aver davvero ucciso quello che considerava suo fratello, dall’altro spaventato da ciò che Anakin è diventato. Cosa fare dunque? Continuare a scappare o affrontare il passato?

Il duello

Il primo confronto tra Obi-Wan e Vader, a cui assistiamo durante il terzo episodio, non può essere considerato un vero e proprio duello. Obi-Wan, per ben due volte, cerca addirittura di scappare, non volendo ingaggiare lo scontro, sia perché non vuole affrontare il suo vecchio padawan, sia perché Vader è nettamente più forte.

Durante l’episodio sei, invece, è lo stesso Obi-Wan a cercare il duello. Sa che Vader ha occhi solo per lui e lo attira su un pianeta vicino, impedendogli così di inseguire il convoglio con a bordo Leia e un numeroso gruppo di fuggitivi.

Obi-Wan e Lord Vader (Fonte: Imdb)

Atterrati sul pianeta, i due hanno un breve dialogo prima dell’inizio del duello, denso di citazioni alla trilogia prequel (nella frase “I’ll do what i must” pronunciata da Obi-Wan) e alla serie animata Rebels (nella risposta di Vader: “Then, you will die!”). Inizia il duello. La colonna sonora di John Williams fa da cornice a uno scontro attesissimo. I due si affrontano a colpi di spade laser e fanno abile uso della Forza, che scorre potente in entrambi.

Forse troppo. Mi riferisco a Obi-Wan, che per più di metà stagione ci viene mostrato come debole, arrugginito e in difficoltà nello spostare, con la Forza, persino un piccolo oggetto. Poi, da un momento all’altro, acquisisce nuovamente abilità e forze e, nel duello finale, riesce ad avere la meglio su Vader, distruggendogli anche la maschera che rivela il volto di Anakin (altra citazione a Rebels).

Ora, mi chiedo come sia possibile tutto ciò. Kenobi non usava la Forza da tantissimo tempo, non affrontava un combattimento da circa dieci anni; perciò, com’è possibile che sia riuscito a sconfiggere Darth Vader che, invece, dovrebbe essere all’apice della potenza?

Questa facilità ed eccessiva semplificazione nella scrittura è probabilmente il problema più grande della serie. Gli sceneggiatori incappano spesso in simili scivoloni e ingenuità. Come dimenticare la ridicola scena della fuga dalla fortezza dell’Inquisitorio, nel quarto episodio, con Obi-Wan che passa davanti a decine di stormtrooper con Leia nascosta sotto l’impermeabile.

La prima apparizione live action degli Inquisitori

Conosciuti con la serie animata Star Wars: Rebels e col videogioco Jedi: Fallen Order, gli Inquisitori, sotto il comando di Lord Vader, hanno il compito di scovare i Jedi sopravvissuti all’Ordine 66 e di ucciderli, oltre a rintracciare i bambini sensibili alla Forza sparsi per la galassia, così che vengano addestrati nel Lato Oscuro.

Personalmente, attendevo con grande interesse l’entrata in scena degli Inquisitori. Dopo averli ammirati nei due prodotti citati in precedenza, ero curioso di vedere come Joby Harold e il team di sceneggiatori avrebbero messo in scena questi personaggi nella serie.

Gli Inquisitori arrivano su Tatooine (Fonte: Imdb)

Nonostante una resa estetica discutibile, soprattutto per quanto riguarda il Grande Inquisitore (Rupert Friend), sono rimasto piacevolmente colpito da come sono stati introdotti, presentando con chiarezza il motivo della loro presenza su Tatooine e le dinamiche all’interno della loro squadra.

Peccato che, nel corso dei successivi episodi, siano stati del tutto tralasciati. Il Grande Inquisitore è un personaggio incredibilmente interessante, che meritava molta più attenzione. Per non parlare del Quinto Fratello e della Quarta Sorella, che non vengono mai approfonditi. Tutti personaggi sacrificati a favore di Reva.

Il debutto della Terza Sorella

Il personaggio maggiormente approfondito tra gli Inquisitori è senza dubbio Reva. Capiamo subito che la Terza Sorella, introdotta per la prima volta proprio in questa miniserie, è una dei giovani youngling che vediamo nel flashback di apertura del primo episodio. Intuiamo, perciò, che si tratta di un’allieva del Tempio Jedi che, una volta sopravvissuta all’Ordine 66, venne istruita nella via del Lato Oscuro.

L’Inquisitrice viene subito presentata come una scheggia impazzita all’interno dell’organizzazione. È bramosa di potere e non accetta di sottostare al comando del Grande Inquisitore, desiderando di mettere in mostra la sua bravura e malvagità, così da impressionare Lord Vader. Un personaggio intrigante, che ha destato subito grande curiosità, soprattutto per via del suo astio nei confronti di Obi-Wan.

Arrivata su Tatooine, infatti, Reva sembra essere particolarmente motivata nello scovare Kenobi. Bramosia considerata controproducente agli occhi del Grande Inquisitore, secondo cui per stanare i Jedi serve pazienza. Perché Reva è così ossessionata da Obi-Wan?

Moses Ingram nei panni di Reva (Fonte: Looper)

Sebbene l’introduzione del personaggio facesse ben sperare, la sua evoluzione, nel corso degli episodi, si rivela purtroppo lenta e, a tratti, debole. Dopo gli eventi del secondo episodio, culminato con Reva che colpisce (apparentemente) a morte il Grande Inquisitore, il personaggio si appiattisce per i successivi due episodi, tornando a far parlare di sé solo nel corso del penultimo.

Durante l’ultimo capitolo della serie, infine, il personaggio perde nuovamente forza e slancio, compiendo azioni inspiegabili, come quella di cercare di uccidere Luke. Ci troviamo davanti, insomma, ha una figura sviluppata in modo raffazzonato e non convincente. Nonostante ciò, da qualche settimana, circola un rumour su un possibile spin-off della serie dedicato proprio a Reva.

Qualora venisse confermato, si tratterebbe di un progetto con più dubbi che certezze, considerando che, a parer mio, non sussistono le basi narrative per un eventuale sviluppo. Chi sarebbe interessato, inoltre, a seguire un’intera serie dedicata a Reva? Onestamente, credo pochi.

La regia di Deborah Chow

La regia di Obi-Wan Kenobi, a differenza delle precedenti due serie live action di Star Wars, è stata affidata a un’unica persona, ovvero Deborah Chow. La regista canadese, già conosciuta nell’ambiente Star Wars per aver diretto due episodi di The Mandalorian, mette in scena una regia piuttosto altalenante, che alterna sequenze piatte ad altre più dinamiche.

In alcune scene, la regia di Deborah Chow non riesce a brillare e rende alcune sequenze piuttosto ridicole, come quella di Leia che sfugge a Obi-Wan tra la folla nel secondo episodio, o come quella che vede protagonista Reva mentre fa parkour sui tetti. A questi momenti, diretti con ingenuità e senza nessun guizzo artistico davvero rilevante, si contrappone la sequenza del duello finale.

Sebbene non possa essere annoverato tra i combattimenti con spada laser più belli dell’universo Star Wars, la regia di Deborah Chow dona al duello tra Obi-Wan e Darth Vader una certa dinamicità, capace di esaltare la bellezza delle coreografie e l’abilità degli attori.

Promossa o bocciata?

Obi-Wan Kenobi è una serie contraddistinta da svariati alti e bassi. A scene emozionanti, ha alternato momenti ridicoli e dalla scrittura non all’altezza. Per i fan di Star Wars, come il sottoscritto, vedere di nuovo in scena Kenobi e Vader che si affrontano in un nuovo duello, dopo quello drammatico di Episodio III, è stato il massimo che si potesse desiderare. Nonostante ciò, ci troviamo di fronte a un prodotto che non è riuscito a convincere a pieno.

Con due personaggi così iconici e con l’introduzione, in live action, di un’organizzazione importante come quella dell’Inquisitorio, si poteva certo dar vita a qualcosa di ben più accattivante. Non siamo certo al cospetto di un pessimo prodotto, come lo è stato invece The book of Boba Fett, ma Obi-Wan Kenobi non è riuscita a soddisfare a pieno le alte aspettative che ne avevano accompagnato l’uscita.

La serie incappa in quegli errori a cui, oramai, la Disney ci ha abituati, sia nel versante Star Wars che in quello Marvel. Anche Obi-Wan Kenobi, infatti, ha un inizio promettente, sviluppato in modo convincente e dal giusto minutaggio, per poi perdersi nel corso della seconda metà di stagione. Una scrittura veloce e raffazzonata, una regia fin troppo altalenante e una gestione dei personaggi non brillante, condannano la serie a un risultato alquanto mediocre.

a cura di
Alessandro Michelozzi

Seguici anche su Instagram!
LEGGI ANCHE – Cesare Cremonini – Arena della Vittoria, Bari – 25 giugno 2022
LEGGI ANCHE – Xavier Dolan e la nostra lettera d’amore al suo cinema

Condividi su

Alessandro Michelozzi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *