La Storia e Io: “Chiamami così”

La Storia e Io: “Chiamami così”
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Il 12 maggio Il Margine, marchio editoriale di Edizioni Centro Studi Erickson, ha pubblicato l’ultimo libro di Vera Gheno: Chiamami così. Normalità, diversità e tutte le parole nel mezzo, un saggio che nasce come trascrizione di una conferenza tenutasi a Rimini.

Negli anni più recenti il dibattito intorno al linguaggio è andato ad ampliarsi ed infiammarsi sempre di più. Vera Gheno, tra le pagine di questa nuova pubblicazione, ci ricorda che viviamo una realtà che, complici la globalizzazione ed i nuovi media, si trasforma sempre più rapidamente. Questo porta ad uno scontro con l’abitudine umana di porre resistenza al cambiamento ed il bisogno di parole che mutino al passo con le esigenze della società.

Lo fa con l’intento di parlare della diversità come una risorsa e non un limite, riflettendo sull’importanza che ognuno di noi gioca in questa rivoluzione linguistica. Perché i cambiamenti linguistici non avvengono a tavolino o all’interno di un’élite, ma arrivano da dentro e dal basso.

Androcentrismo

Il libro si snoda attraverso cinque brevi capitoli, in cui si analizzano i concetti di differenza, normalità ed inclusività, raccontando l’androcentrismo che permea la nostra società e di conseguenza il nostro linguaggio. Ci fa riflettere su come le città non siano costruite in modo da risultare sicure per le donne o come, ad esempio, la divulgazione medica abbia un taglio quasi esclusivamente maschile.

Ci ricorda, inoltre, che moltissimi femminili professionali, fulcro di una delle più accorate polemiche dei nostri tempi, in realtà sono sempre esistiti ed emersi all’occorrenza. A fine ‘300 Eleonora d’Arborea veniva definita giudichessa o giudicessa, perché a capo di un giudicato. Plautilla Bricci poche centinaia d’anni dopo era chiamata architettrice

Fa quindi parte della nostra tradizione linguistica declinare i mestieri al femminile, quando non epicèni (parola che indica un termine che rimane invariato indipendentemente dal genere a cui si riferisce). Da dove nasce allora l’atteggiamento aggressivo in risposta a parole come assessora o ministra, ma accomodante quando questo adattamento riguarda mestieri più umili? Dall’ideologia e dalla cultura, come ci spiega Gheno. 

Vera Gheno al TEDxYouth@Bologna
I limiti dell’inclusività

Può davvero bastare essere inclusivi? Continuare a vivere secondo uno schema che prevede chi includere e chi escludere? Sull’inclusività, Gheno cita Fabrizio Acanfora che parla di convivenza delle differenze, partendo dal presupposto che la convivenza è un atto reciproco. Viviamo in un mondo, quindi, in cui non possiamo più permetterci di guardare all’inclusività come ad una meta da raggiungere, ma più come al nastro di partenza.

Contrariamente all’abitudine a rappresentare la società come normocentrica, la diversità è da sempre ovunque e rappresenta la categoria più ampia. È nostro compito, quindi, allargare i nostri orizzonti – anche grazie al linguaggio appropriato, che non miri ad etichettare – e capire che la diversità è “un valore e rappresenta un vantaggio per tutta l’umanità”.

La conclusione a cui arriva il saggio, arricchito dalle illustrazioni di Paolo Dalponte, è che, in una società che deve nominare le cose per potersele figurare, abbiamo bisogno di una lingua in cui il maschile sovraesteso smetta di nascondere la maggioranza dell’umanità e la diversità. Abbiamo bisogno di iniziare a nominare bene per vedere bene e quindi di persone capaci di mettere in dubbio il proprio punto di vista.

Di metterci in discussione e rieducarci, partendo dal sistema scolastico. Perché il cambiamento è complesso e parte dal singolo.

Però se voi – come me -siete fra coloro che ritengono che si debba promuovere un cambiamento, sappiate che dovrete seguire il sistema più complesso, fare fatica, esporvi anche a critiche e accuse.

a cura di
Andrea Romeo

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Andrea Romeo

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