“Diamanti senza volto”: Il ritorno dei Corvi. L’intervista

“Diamanti senza volto”: Il ritorno dei Corvi. L’intervista
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Un EP che raccoglie cinque brani dei Corvi usciti nel 1968 per la Bluebell Records più un provino inedito. Un’edizione speciale in edizione limitata a 100 copie uscita per il Record Store Day.

L’evento è stato realizzato grazie alla recente nascita della Bluebelldisc Music, etichetta che riunisce i marchi storici Bluebell Records e Belldisc italiana. La Bluebell Disc di Antonio Casetta è famosa per aver realizzato i primi tre album di Fabrizio De Andrè fra il 1967 e 1968.

Andrea Natale, nuovo managing director di Bluebelldisc Music, oltre a pubblicare nuovi artisti, si è impegnato alla rivalorizzazione del catalogo storico di Casetta. Ha firmato un accordo esclusivo con gli eredi per l’amministrazione e gestione del patrimonio discografico. Fra i cimeli storici c’erano quattro singoli realizzati: “Bambolina-Nemmeno una lacrima” e “Datemi un biglietto d’aereo-Questo è giusto” più un provino inedito “Un uomo piange solo per amore” col quale i Corvi avrebbero dovuto partecipare al Festival di Sanremo del 1968 (sarà poi eseguita da Little Tony e incisa per la Durium).

Un prodotto speciale

Dall’incontro con Claudio Benassi, batterista della formazione originale nonchè uno dei fondatori dei Corvi nel 1965, è nata l’idea di realizzare un prodotto speciale, un vinile in edizione limitata con le soli produzioni Bluebell più l’inedito. Il titolo dell’opera è Diamanti senza volto, citazione del testo della canzone “Un uomo piange solo per amore” ma rimanda anche ai film di James Bond molto di moda in quegli anni.

La pubblicazione non solo ha lo scopo di riportare alla luce il catalogo storico della Bluebell, importante per la discografia italiana ma permette la riscoperta di un periodo d’oro e fondamentale per la musica italiana. Il ritorno ad un passato di beat italiano tendente al progressive che rende affascinante l’ascolto di artisti come i Corvi.

Ragazzo di strada

Ricordiamo che i Corvi, gruppo formatosi a Parma nel 1965, ebbe successo con la canzone “Ragazzo di strada”, cover di uno dei cavalli di battaglia del garage rock di tutti i tempi “I ain’t a miracle worker” dei Brogues. Questo brano accompagnerà l’attività del gruppo per tutti questi anni, Claudio Benassi è rimasto l’unico membro della formazione originale. Abbiamo voluto raggiungerlo per sentire da lui una testimonianza diretta di quegli anni irripetibili e dell’entusiasmo con cui porta avanti un’avventura iniziata più di cinquanta anni fa.

Ciao Claudio e benvenuto. Raccontaci del tuo stupore quando Andrea Natale, il nuovo manager della Bluebelldisc Music ti ha proposto la pubblicazione di“Diamanti senza volto”.

Lo stupore è stato grande quando Andrea nel maggio dello scorso anno mi ha
comunicato l’intenzione della Blubelldisc Music di fare un EP dei brani incisi dai
Corvi di cui hanno ancora i master: “Bambolina” – “Nemmeno una lacrima” –
“Datemi un biglietto d’aereo” e “Questo è giusto”. Non avevo più contatti con la casa discografica dal lontano 1968; immagina quindi quanto sono rimasto sorpreso per la loro iniziativa. Successivamente i contatti si sono susseguiti fino all’uscita di questo bellissimo vinile-EP contenente le versioni originali dei Corvi, più un brano inedito: “Un uomo piange solo per amore”. Dal testo di questo brano è nato il titolo del vinile “Diamanti senza volto”, che ritengo essere un “Vero Gioiello”.

Sei rimasto l’ultimo dei Corvi. Quanto hanno contribuito le vostre canzoni e il vostro look alla diffusione del beat e del rock in Italia?

Sono l’ultimo dei Corvi ed è proprio per questo che continuo a suonare con musicisti più giovani di me perché voglio che la storia e la musica dei Corvi non sia
dimenticata, una storia non migliore o peggiore di altri gruppi, ma senz’altro
“diversa”. Ho la consapevolezza che la nostra presenza nel movimento beat sia stata
una presenza importante, noi venivamo dalla strada e già questo ci portava ad essere trasgressivi, non abbiamo mai accettato di essere pilotati, e le nostre scelte erano precise nella musica, nell’abbigliamento e nel comportamento: anticonformisti, indipendenti, ribelli e anarchici. La nostra musica era scarna, secca, tagliente e graffiante. Noi non mettevamo niente che potesse abbellire o addolcire i pezzi, solo l’essenziale espresso con energia. “Ragazzo di Strada” è stato considerato uno dei primi brani rock in Italia grazie al sound crudo e al testo originale per il periodo; non per niente Vasco Rossi, il rocker numero uno, ha scelto di interpretare per il concerto del primo maggio 2009 proprio “Un Ragazzo di Strada”.

Ci descrivi i tuoi prossimi progetti, la tua formazione attuale e se hai in programma un tour?

Il mio progetto è sempre lo stesso: il rispetto per la musica, l’amore per la mia batteria e la consapevolezza dell’importanza dei Corvi e della loro musica. Dopo la morte di Angelo ho formato un nuovo gruppo con quattro musicisti che hanno condiviso il mio progetto di riproporre gli stessi brani della band con sonorità e arrangiamenti più moderni, in linea con la filosofia della band originale come se non ci fosse stata interruzione tra ieri e oggi. Tutto questo fa si che, tuttora, superati gli “ottanta” mi sento sempre lo stesso ragazzo di strada.

Se dovessi scegliere un gruppo o un cantante attuale che continui il tuo percorso chi sceglieresti?

Non ho dubbi, i ragazzi che hanno condiviso per anni il mio progetto: Lorenzo Cavazzini-cantante, Pietro Amoretti-chitarra, Mirco Rivara-tastiere, Luca Bonzilli – basso. Ti dirò di più, io ho scritto un libro sulla storia dei Corvi, dal titolo “RAGAZZI DI STRADA……I CORVI” e i ragazzi hanno scritto e musicato un singolo sulla mia storia” L’ULTIMO DEI CORVI”, e questo per me è stato un grande regalo.

Una curiosità: davvero facevate spettacoli con un corvo appollaiato alla paletta del basso?

Sì, lo chiamammo Alfredo, come il boss dell’Ariston Alfredo Rossi e divenne subito il quinto componente del gruppo, sempre appollaiato sulla paletta del basso di Gimmy ed era incredibile come, con il casino che facevamo, non si scomponeva minimamente. Alfredo attirava la simpatia del pubblico soprattutto quando, finito il concerto, svolazzava tra i tavoli fermandosi dove trovava un bicchiere di whisky…. era un po’ alcolizzato!

a cura di
Beppe Ardito

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Beppe Ardito

Da sempre la musica è stata la mia "way of life". Cantata, suonata, scritta, elemento vitale per ridare lustro a una vita mediocre. Non solo. Anche il cinema accompagna la mia vita da quando, già da bambino, mi avventuravo nelle sale cinematografiche. Cerco di scrivere, con passione e trasporto, spinto dall'eternità illusione che un mondo di bellezza è possibile.

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