Samuela Schilirò ci racconta “tutto quello che ha”
Samuela Schilirò pubblica il nuovo singolo “Tutto quello che ho”, con il quale introduce il nuovo disco “La vita che vuoi”, disponibile dal 6 maggio.
Samuela Schilirò è una cantante, chitarrista e compositrice. Nel 2012 esce per Viceversa Records/Emi il suo primo disco Non sono. La sua cover Domani è un altro giorno entra tra le dieci migliori cover in Italia. Tra 2012 e 2014 gira per molti palchi d’Italia. Si esibisce sullo stesso palco di Nada, Rei, Fabi, Venuti, Donà, Motta, Colapesce, Dimartino, Giovanardi, I Ministri, 24Grana. Nel 2016 esce C’è sempre un motivo, il suo secondo album, per Waterbirds/Believe Digital. Nello stesso anno torna sui palchi, ed entra fra i settanta finalisti di Area Sanremo 2016 e tra i dodici del Premio De Andrè 2016. Nel 2017 apre i concerti di Niccolò Fabi e di Sarah Jane Morris, mentre l’anno successivo partecipa a Equilibri, tutti siamo diversi, insieme a Giovanardi, Colapesce e Dimartino. Il 6 maggio 2022 è uscito La vita che vuoi, il suo terzo disco (Azzurra Music), anticipato dai singoli Santa Madre dell’Umanità e Tutto quello che ho.
Tutto quello che ho, il nuovo brano di Samuela, esplora nuove strade, nuove sonorità. Ma sempre con le idee chiare su come deve essere la sua musica ed il suo messaggio. Scopriamo di più nell’intervista che ci ha rilasciato.
Ciao Samuela, benvenuta su The Soundcheck. Mi complimento per la release del tuo nuovo singolo “Tutto quello che ho”. Ti va di raccontarci com’è stato il processo creativo del brano?
Ciao a voi e grazie! Tutto quello che ho è nata di getto, al rientro da una festa in maschera a cui avevo partecipato. Mi sono seduta al pianoforte, leggermente brilla, e ho iniziato a suonare. E, come succede di rado, insieme alla melodia sono sgorgate le parole. Quando mi capita di scrivere in questo modo, generalmente il giorno dopo mi ritrovo a dover “editare” parte del brano, ma in questo caso mi suonava tutto e così la brutta copia è diventata il brano che oggi sentite. Ho deciso che per scrivere il prossimo disco mi ubriacherò (ride, ndr). Scherzo ovviamente!
Tra le parole del testo è evidente una certa criticità nei confronti della vita e della società. Parli di balli in maschera, della ricerca di qualche cosa da vivere, dell’essere fortezze fragili. Come affronti il mondo e la vita? Da artista, da persona, non ultimo da donna.
La mia risposta sarà forse deludente, ma non faccio distinzione tra artista, persona e donna. Il mio modo di affrontare il mondo e la vita è lo stesso in tutti i tre “ruoli”, se così possiamo definirli. Il fatto di essere una donna in un mondo di uomini non rende le cose semplici, ma la recente sentenza della Corte Costituzionale mi fa ben sperare in qualche passo avanti. Mi affascina molto il concetto di maschera e i vari significati che gli sono stati attribuiti da poeti e filosofi nel corso della storia, trovo divertente travestirsi ogni tanto, ma ormai mi sono rassegnata al fatto di non essere una brava attrice e di risultare fortemente ingessata quando vesto dei panni non miei. Motivo per cui ho deciso di vivere in maniera più spontanea possibile. Certo quest’epoca storica non aiuta. Il nostro tempo in qualche modo ci impone delle regole e degli standard performativi molto alti, che ci costringono a indossare delle maschere dietro le quali diventiamo fortezze, a volte inespugnabili, utili a nascondere le nostre fragilità, perché la debolezza oggi più che mai non è conveniente. Credo che gli accadimenti degli ultimi anni abbiano in qualche modo cambiato il ritmo del mondo e abbiano generato un senso di ipnosi e apatia generale che spesso si traduce in ostentazione di forza e felicità fittizie. Io amo la vita e in questo brano lo canto a gran voce ed ecco perché vorrei che ci potessimo sentire tutt* liberi di vivere come vogliamo davvero, senza dover dimostrare di essere chissà chi o cosa, liberi di godere delle nostre fragilità, che poi sono sintomo di sana umanità. In fondo la vita è una giostra molto divertente, basta non prenderla troppo sul serio.
È bello, quasi confortante e salvifico, vedere artisti come te parlare a cuore aperto di tematiche universali, profonde, a volte di denuncia, che ultimamente nel main e nel pop latitano (se non in alcuni rari casi). Come percepisci questo vuoto tematiche che permea la musica contemporanea?
Grazie per queste parole. Come dicevo, rispondendo alla domanda di prima, io “faccio me” e vorrei che tutt* si potessero sentire liberi di “fare loro stessi”. Ecco credo che sia proprio questo il punto. Ci sono dinamiche, in campo discografico per esempio, che ostacolano il processo creativo autentico e impongono, di contro, dei modelli dettati da presunte richieste del mercato. È la solita logica economica, quella che ci ripetono da anni: la gente vuole questo e questo gli diamo. Poi ti accorgi però che la realtà è diversa e che ci sono persone che sanno cosa vogliono e che non sempre vogliono quello che gli viene offerto e altre che, non sapendolo, scelgono quello che il mercato gli propone. Quindi il vuoto di tematiche di cui parli proviene dagli artisti o da chi stabilisce le regole del music business? E questo purtroppo non vale solo in campo musicale, ma in qualunque settore che abbia un risvolto economico. Trovata la formula che paga, non si cambia più, ma paga non perché il fruitore voglia davvero pagare per quello, ma perché quello propone il mercato e quindi quello compriamo. Il successo improvviso di alcuni talenti con molte cose da dire, che la maggior parte delle discografiche hanno ignorato per lunghi anni, e che poi è emerso grazie alla perseveranza di pochi, è la conferma di quello che ho appena detto. Se la massa non sa che esisti, come può seguirti? E chi decide se esisti? Ci sono paesi in cui la musica mainstream ha la stessa visibilità della musica d’autore che non si è piegata a beceri compromessi e non è dovuta diventare altro da sé, per cui l’ascoltatore può essere davvero libero di scegliere cosa preferisce. Quindi forse più che contenuti, ci vorrebbero più coraggio e libertà di esprimerli.
Prima di “Tutto quello che ho” hai pubblicato il singolo “Santa Madre dell’Umanità, un brano molto più rock, aggressivo. Da cosa dipende questo cambio di rotta?
Nessun cambio di rotta, sono due lati della stessa medaglia, le mie due anime. Sono cresciuta ascoltando moltissimo rock e ripetendomi di essere nata nell’epoca e nel paese sbagliato, ma ho ascoltato anche tantissima musica d’autore e in Italia abbiamo avuto dei grandi maestri.
Sappiamo che il tuo disco è pronto e che questi due brani saranno contenuti nel lavoro. Come saranno gli altri? In generale, quali sonorità saranno presenti?
Sì è pronto e giusto oggi abbiamo annunciato sui miei social che uscirà il 6 maggio. Questo disco è nato e cresciuto in pandemia e quindi risente della girandola di umori che mi ha attraversata in quel periodo. Per cui troverete ballate in stile “Tutto quello che ho” ma anche episodi decisamente più rock e più ballabili. Ascoltare per credere (ride, ndr).
Parlando della tua carriera, quali sono state le sfide più importanti che hai dovuto affrontare? Quali gli obiettivi futuri che ti sei posta di raggiungere?
La sfida più importante in assoluto che ho dovuto affrontare lungo il mio percorso musicale è stata quella di rimanere fedele a me stessa e al mio sentire, rinunciando anche a scorciatoie che mi avrebbero sicuramente dato risultati più immediati. Anche se oggi farei alcune cose in maniera diversa e non sono più convinta di alcune scelte che ho fatto, sono contenta così perché tutto quello che ho vissuto mi ha aiutato a crescere. Il futuro? Perché, esiste? (ride, ndr). Se il futuro è ora, vorrei fare un tour all’estero e scrivere colonne sonore per il cinema.
Dopo questo lungo periodo di stop forzato, come sarà Samuela Schilirò dal vivo?
Sono curiosa di scoprirlo anche io! I concerti mi mancano come l’aria e non vedo l’ora di ripartire dal vivo. A breve ricomporrò la band e inizieremo le prove. Ci saranno sicuramente delle novità perché amo sorprendermi!
a cura di
Sara Alice Ceccarelli
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