Buffy the Vampire Slayer: perché è un fenomeno cult che dura da oltre vent’anni

Buffy the Vampire Slayer: perché è un fenomeno cult che dura da oltre vent’anni
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25 anni fa, Buffy the Vampire Slayer debuttava negli Stati Uniti riscrivendo i parametri della qualità e dell’autorialità televisiva. Ancora oggi rimane una serie a enorme impatto culturale e generazionale, ma cosa l’ha resa tale?

La Cacciatrice

In every generations there is a chosen one. She alone will stands against the vampires, the demons and the force of the darkness…she is the slayer!

Buffy the vampire slayer – intro s01-s02

La prima caratteristica, quella più saliente ed evidente è che Buffy è una delle prime eroine femminili ad essere stata catapultata in un contesto horror, violando e sovvertendo le regole del genere stesso. Fu infatti proprio Joss Whedon, ideatore e creatore della serie, a dichiarare la sua intenzione di ribaltare lo stereotipo della ragazza bionda nei film horror.

È l’attrice Sarah Michelle Gellar a dare il volto a Buffy Summers, la protagonista della serie. Una tipica adolescente americana, bionda, carina, minuta e ben curata che da un giorno all’altro viene investita del ruolo di cacciatrice e si ritrova a dover combattere contro demoni e forze del male.

Un ragazza qualunque che sembra essere del tutto insignificante, ma che in realtà si scopre essere la prescelta, colei che unica nella sua generazione, ha il dovere di combattere i demoni che cercano di riscattarsi e imporre la loro supremazia nel mondo.

Abbiamo quindi una ragazza forte, priva di caratteristiche e modelli prettamente maschili che è comunque capace di lottare per il bene dell’umanità.

La particolarità del personaggio di Buffy non è però l’unico tratto principale della serie, in questo articolo infatti, esploreremo alcuni degli episodi più significativi in base alle sue caratteristiche chiave.

L’intreccio dei diversi generi

Uno degli aspetti principali della serie risiede nel suo genere ibrido e nella sua flessibilità narrativa, che permettono di sperimentare ed esplorare mondi possibili all’interno della narrazione, rimanendo coerenti con la storia e senza alterare la linea narrativa principale.

Once More, with Feeling (6×07)
Buffy e Spike

In questo episodio, un demone infernale costringe i protagonisti a ballare e cantare senza controllo canzoni orecchiabili che raccontano tutto ciò che si nasconde nel loro animo. L’episodio permette in questo modo, di esplorare in profondità i sentimenti e le paure dei vari personaggi che attraverso le canzoni riescono a esprimere ciò che a parole non sono in grado di comunicare.

È ad esempio, grazie a canzoni come Going trhough the motions Something to sing about it che Buffy riesce a esprimere ciò che sente nel profondo e a rivelare agli amici di essere stata strappata dal paradiso.

Ecco così che, sfruttando un genere come quello del musical, l’episodio funge da lente di ingrandimento per dinamiche trascurate in precedenza durante il corso delle stagioni.

Canzoni dell’episodio disponibili su Spotify
Hush (4×10)
The Gentlemen

I mostri di questo episodio sono dei demoni fiabeschi chiamati Gentiluomini, demoni silenziosi, scheletrici e pallidi che tolgono la voce a tutti gli abitanti della città (le sembianze di questi demoni ricordano la figura di Nosferatu, il vampiro del cinema horror espressionista di F. Murnau).

Gran parte dell’episodio è costruito sull’assenza di dialoghi e la mancanza di suono amplifica ulteriormente l’orrore della situazione. L’incapacità delle vittime dei Gentiluomini di poter urlare per chiedere aiuto è ciò che rende lo scenario da incubo ancora più terrificante.

L’assenza di dialogo, in termini diegetico-narrativi, permette una comunicazione più chiara e sincera tra i personaggi, che all’inizio dell’episodio parlano l’uno con l’altro senza mai ascoltare o tentare di capirsi.

Così, la situazione insolita porta alla luce segreti e sentimenti nascosti che arricchiscono la narrazione e la caratterizzazione dei personaggi.

Normal Again (6×17)
Buffy nel manicomio della realtà alternativa

Buffy, infettata dal veleno di un demone, viene proiettata in una realtà alternativa: lei non è una cacciatrice e la città di Sunnydale è solo frutto della sua mente malata; lei stessa è rinchiusa in un manicomio dove ha trascorso gli ultimi sei anni della sua vita circondata da amici immaginari, abitando in un mondo inesistente popolato da demoni e vampiri.

Due linee narrative

L’episodio è perciò costruito su due linee narrative parallele: la prima fa riferimento all’universo finzionale della serie, quel mondo nel quale lo spettatore ha imparato a muoversi nel corso delle stagioni.

La seconda invece, fa rifermento a una realtà altra, nella quale mostri e vampiri non esistono e dove Buffy è solo una ragazza con una fervida immaginazione. In questo senso, si potrebbe dire che quest’ultima faccia riferimento alla realtà “fuori dallo schermo”.

A fine episodio, quando Buffy deciderà di rimanere nel suo mondo immaginario, lo spettatore si chiederà se il mondo che lui stesso ha imparato a conoscere negli ultimi sei anni, sia stato reale o sia stato finzione fin dall’inizio.

Questo episodio rimane ancora oggi uno degli episodi più contorti e ambigui della serie.

Il linguaggio cinematografico

Un altro elemento caratterizzante della serie è il linguaggio filmico utilizzato. Joss Whedon infatti, spesso regista di diversi episodi, utilizza la macchina da presa sfruttando tecniche e mezzi propri del cinema.

Restless (4×22)
Buffy nel suo sogno

L’episodio si apre con i quattro protagonisti (Buffy, Willow, Xander e Giles) che si concedono una serata tranquilla davanti a un film, ma appena dopo essersi accomodati sul divano cadono tutti in un sonno profondo.

Nelle scene che mostrano i protagonisti addormentati sul divano, viene utilizzata la tecnica della carrellata in avanti: il piano di ripresa viene perciò ingrandito e l’inquadratura sui singoli protagonisti induce lo spettatore a esplorare a fondo i sogni di ognuno.

Attraverso le diverse tecniche di ripresa, Whedon è in grado di trasportare sullo schermo la reale natura dei sogni e a trasmetterne perfettamente il caratteristico senso di disorientamento e stranezza: spazi indefiniti e definiti al tempo stesso, porte che si aprono su stanze non collegate, corridoi che portano in luoghi stravaganti e situazioni e ambienti che si accavallano senza un nesso logico.

Riferimenti al cinema d’autore

Si possono inoltre trovare riferimenti al cinema d’autore, l’approccio stilistico utilizzato per la rappresentazione onirica ha infatti una certa somiglianza con il cinema di David Lynch.

Diversi elementi presenti in campo ricordano scene e ambientazioni già viste in Twin Peaks: le tende rosse che circondano Willow nel suo sogno ricordano la Loggia Nera; la ricorrente presenza di Tara (personaggio che diventa principale a partire dalla quarta stagione) nei sogni dei quattro protagonisti, unita al suo atteggiamento ambiguo e inquietante ricorda il personaggio di Laura Palmer.

Composizione dell’immagine

Infine, unite ai riferimenti e alle simbologie messe in scena, la composizione dell’immagine e le tecniche di ripresa sono piuttosto interessanti: dall’uso del negativo e del bianco e nero nei sogni di Giles e Buffy, alla parte del sogno di Xander, dove si possono trovare varie riprese in soggettiva e dove è possibile vedere diversi piani sequenza, a volte con l’utilizzo di una steadicam, che seguono il ragazzo da un luogo all’altro senza stacchi di montaggio o soluzioni di continuità.

The Body (5×16)
Buffy che ha appena scoperto della madre

Con questo episodio, Whedon dà vita a una rappresentazione filmica e narrativa magistrale, mettendo in scena l’episodio più crudo, toccante e realistico dell’intera serie.

In quest’episodio, Buffy si trova a dover affrontare la morte improvvisa della madre Joyce, causata da una malattia. La dissociazione della ragazza di fronte ad una tragedia simile è sottolineata dalla scelta di tecniche di ripresa ben precise che vanno dal montaggio, alle inquadrature, alla costruzione dell’episodio stesso.

Qui infatti, la storyline è praticamente congelata attorno alla morte di Joyce.

Ad esempio, quando Buffy tenta di chiamare aiuto e fissa il telefono con sguardo perso, l’inquadratura sui tasti è fuori fuoco e quando parla con i paramedici, il suo controcampo è dato da un’inquadratura fuori asse che taglia dal naso in giù il medico che le sta comunicando la morte della madre.

La ragazza non può concepire questa scomparsa e lo spettatore non può vedere chiaramente colui che annuncia la notizia.

La crudeltà della vita reale

Il realismo e la pesantezza della situazione vengono resi alla perfezione dalla completa assenza di colonna sonora e il silenzio che ne deriva viene percepito come assordante. In questo senso, le scene pervase dalla quiete non trasmettono un senso di tranquillità, ma un senso di angoscia costante.

Movimenti di macchina dinamici si alternano a inquadrature fisse e lunghe che mostrano tutta la fragilità e l’inadeguatezza dei protagonisti: ragazzi abituati a combattere demoni e forze del male con ogni mezzo possibile, che si ritrovano ora completamente disorientati e indifesi di fronte alla crudeltà della vita reale.

Come dimenticare infatti, il bellissimo monologo di Anya (demone in vita da più di mille anni che non riesce a concepire la fugacità e la fragilità della vita umana):

Non sono solo mostri

Un’ultima, ma non meno importante peculiarità della serie risiede nell’efficace componente riflessiva di ogni episodio.

La lotta contro il mostro infatti, si trasforma in qualcosa di più profondo: la metafora delle paure che ogni persona può trovarsi ad affrontare nel corso della propria vita.

Amends (3×10)
Buffy e Angel

L’episodio, ambientato alla vigilia di natale, incentra la narrazione sul personaggio di Angel, il vampiro con un’anima che qui è tormentato da incubi e apparizioni delle sue vittime. Attraverso diversi flashback della sua vita passata, vengono mostrate le atrocità da lui commesse quando era un vampiro spietato e senza anima.

Durante il corso dell’episodio, Angel tenta in ogni modo di lottare contro i propri demoni senza però riuscirci. La sua anima mortale non è in grado di sopportare il peso delle innumerevoli crudeltà commesse e consumato dai sensi di colpa decide di porre fine alla sua vita, esponendosi alla luce del giorno.

Prima del sorgere del sole però, viene raggiunto da Buffy che lo convince a ripensarci con un toccante discorso sulla redenzione e sulla forza:

You’re weak. Everybody is. Everybody fails. Angel, you have the power to do real good, to make amends. But if you die now, then all that you ever were was a monster […] Strong is fighting! It’s hard, and it’s painful, and it’s every day. It’s what we have to do. And we can do it together. But if you’re too much of a coward for that, then burn. If i can’t convince you that you belong in this world, then i don’t know what can. But do not expect me to watch. And don’t expect me to mourn for you

Buffy the vampire slayer, ep.10, stag. 3

L’episodio si conclude così con una commovente scena che ritrae i due in una passeggiata mano per la mano sotto la neve, come a voler simboleggiare una rinascita e l’accettazione delle seconde possibilità.

Oltre la narrazione

L’eterno tormento di Angel e il suo gesto per porne fine, non sono altro che la raffigurazione di una persona divorata dai propri rimorsi che vede nel suicidio l’unica soluzione possibile.

Ed è proprio nel monologo finale di Buffy che si può individuare un messaggio di immensa importanza: attraverso le parole della sua protagonista, Whedon insegna che ogni persona è debole e che chiunque, durante il corso della propria vita, può sbagliare, ma la forza non sta nella rinuncia alla lotta, bensì nella lotta stessa che è «dura, molto dolorosa e quotidiana».

Fenomeno cult

Ci sarebbero tanti altri episodi da approfondire e analizzare, infondo si parla di una serie con ben 7 stagioni e 22 episodi ciascuna, ma penso che questa piccola selezione renda a pieno l’idea.

È dunque dopo queste considerazioni che mi sento di confermare quanto detto in apertura: grazie alle sue molteplici caratteristiche e particolarità, la serie Buffy the vampire slayer è riuscita a sovvertire i parametri e le regole del panorama televisivo, diventando un fenomeno cult che dura tutt’oggi, da oltre vent’anni.

a cura di
Francesca D’Orta

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