Corro da te: abbandonare il proprio punto di vista

Corro da te: abbandonare il proprio punto di vista
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Uscito nelle sale il 17 marzo, Corro da te è la nuova commedia di Riccardo Milani che vede come protagonisti Miriam Leone e Pierfrancesco Favino.

Regista di film come Ma cosa ci dice il cervello, Mamma o papà, Come un gatto in tangenziale e Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto, Milani porta sul grande schermo il remake della pellicola francese Tutti in piedi di Franck Dubosc. 

Locandina del film
Trama

La storia è incentrata su Gianni (Pierfrancesco Favino), un uomo cinico e seduttore seriale che pur di conquistare Chiara (Miriam Leone), una giovane musicista, tennista e disabile, finge di essere costretto su una sedia a rotelle. L’incontro con Chiara, porterà Gianni a rivalutare se stesso e la sua visione del mondo fatta di prestanza fisica e perfezione. 

Prendendo un tema tanto delicato come quello della disabilità, il film insegna e aiuta a vedere queste persone al di la della loro condizione. La pellicola, sotto i toni da leggera commedia romantica, nasconde una profonda riflessione sulla tolleranza e l’accettazione dell’altro.

I personaggi
Chiara: uno sguardo diverso al concetto di forza

Chiara, come accennato in precedenza, è una giovane violinista che gioca a tennis nel tempo libero e che a causa di un incidente stradale, è costretta su una sedia a rotelle. 

Nonostante le molteplici sfide che la vita le ha messo davanti, Chiara ha deciso di affrontare il dolore senza che questo la trasformasse in vittima. La sua visione del mondo è profondamente ottimista e ciò che caratterizza il suo personaggio è proprio la dolcezza e la bontà con cui affronta la vita quotidiana.

In una società che crede e rappresenta la prestanza e l’aggressività come forza, il personaggio di Chiara è in grado di ribaltare tali schemi e dimostrare che la forza può trovarsi anche e sopratutto nella dolcezza e nella fragilità

Chiara ha questa luce di chi ha veramente attraversato le tenebre e le ha superate. Lei è forte perché ha scelto di vivere e scegliere di stare dalla parte luminosa della forza è la scelta più coraggiosa e difficile che si possa fare.

Miriam Leone (in riferimento al suo personaggio)

Sarà poi lei a mostrare un nuovo punto di vista al cinico e narcisista Gianni, che una volta abbandonata la propria visione del mondo e attraverso l’amore di Chiara, riuscirà a vedere la vita sotto una luce diversa

Nella narrazione, i due personaggi sono uno l’antitesi dell’altro, ed è in questa rappresentazione che vediamo l’enorme bellezza del personaggio di Chiara. Lei accoglie i difetti dell’altro senza tentare di modellarlo secondo il proprio punto di vista e senza pregiudizi lo accetta per quello che è. In questo senso, potremmo dire che il personaggio interpretato da Leone sia effettivamente l’emblema dell’amore: accettare le debolezze dell’altro e andare oltre.

Chiara (Miriam Leone) e Gianni (Pierfrancesco Favino)
Gianni

Gianni invece, è un uomo d’affari a capo di una società che vende scarpe da corsa, è perciò ossessionato dalla forma fisica e incentrato interamente su se stesso. Un personaggio, quello interpretato da Favino, che incarna quell’aspetto della società da cui la maggior parte delle persone, in modo cosciente, tende a discostarsi.

La particolarità di questo personaggio sta infatti nel suo atteggiamento menefreghista verso il prossimo, Gianni rimane completamente indifferente e spesso anche infastidito da argomenti che riguardano le persone disabili.

Il suo brand ha come cliente quello che nell’ideale comune è considerato “l’atleta perfetto”; le scarpe da corsa difatti, vendono solo a quella fascia della popolazione che «può permettersi di usarle», infondo «cosa se ne fa un disabile di scarpe da ginnastica?». Sono parole pronunciate da Gianni stesso in una scena in cui licenzia una stagista per aver espresso un’idea riguardo una campagna pubblicitaria che porterebbe l’azienda verso una sensibilizzazione sull’atletica paralimpica

Nel corso della storia poi, come accennato nella trama, Gianni si fingerà disabile pur di vincere una scommessa con gli amici e conquistare Chiara. Sotto quest’ottica, è quindi indubbio che il protagonista sia un personaggio orribile che commette azioni terribili e dal punto di vista dello spettatore viene naturale attribuire a lui il ruolo del cattivo, ma è davvero così semplice? 

Specchio della società

Guardare Gianni affrontare una tematica tanto delicata in maniera così fredda e insensibile ma, sempre con una giusta dose di ironia e sarcasmo, porta a una profonda riflessione. Lui si mostra per quello che è senza ipocrisie, i suoi pensieri sono intrisi di cinismo e indifferenza verso un mondo da lui tanto distante e le sue parole sono prive di quel finto buonismo che spesso ne caratterizza l’approccio e incide sul modo di parlare. 

Quanti di noi nel nostro piccolo tendiamo a parlare di tali argomenti con riguardo e molto spesso, anche involontariamente con un certo pietismo, cercando sempre di trovare termini adatti? I pensieri e le parole del protagonista invece sono lì davanti ai nostri occhi, diretti e senza filtri ed è proprio questo a rendere efficace la pellicola.

Il film permette allo spettatore di empatizzare con il personaggio di Gianni e di ridere con lui senza mai sentirsi in colpa. Nel corso della storia, si vede il protagonista crescere e mettersi in dubbio, lo si vede comprendere ciò che prima riteneva diverso, fino a cambiare la sua visione del mondo e accorgersi che il vero disabile su molti argomenti era lui.

Insieme al protagonista, lo spettatore mette in dubbio se stesso e la propria visione delle cose.

Chiara (Miriam Leone) e Gianni (Pierfrancesco Favino)
Il cast

Tutto questo è stato ovviamente possibile grazie all’interpretazione magistrale dei due attori che hanno dato vita sullo schermo ai due protagonisti. Miriam Leone e Piefrancesco Favino sono stati in grado di rendere i loro personaggi reali e umani in tutte le loro sfaccettature.  

L’attrice Miriam Leone ha costruito il personaggio partendo da una preparazione personale, approcciandosi ad un mondo a lei sconosciuto con «una compagna che prima non era abituata ad avere nella vita: la carrozzina». Passando mesi insieme ad associazioni che le hanno permesso di avere rapporti reali con persone in carrozzina, ha cominciato a indagare lo sguardo dell’altro sull’oggetto, fino a prendere confidenza e conviverci nella quotidianità. In questo modo, è perciò riuscita a trasmettere l’enorme forza e dolcezza di Chiara, rimanendo sempre credibile.

In modo analogo, Pierfrancesco Favino ha indagato profondamente la figura del suo personaggio attraverso l’estetica della conquista, per poter interpretare al meglio l’immagine dell’uomo seduttore. Di conseguenza, si è fatto prima odiare e poi amare nei panni di Gianni, riuscendo a trasmettere tutte le paure e fragilità del personaggio.  

Un riconoscimento va anche a Vanessa Scalera, attrice non protagonista che nel film interpreta Luciana, la segretaria di Gianni. Il personaggio di Luciana dà al film quel tocco di comicità in più sempre molto delicato e leggero, ma che rappresenta la voce della verità sulle scelte dubbie fatte dal personaggio di Gianni.

Abbandonare il proprio punto di vista

Nell’arte si racconta sempre qualcosa di ignoto e questo è ciò che fa Corro da te. La storia che viene raccontata parla di superare il conflitto con l’accettazione dei difetti dell’altro e di allontanare l’aggressività e la violenza che troppo spesso caratterizzano il quotidiano.

Attraverso una comicità e un’ironia che non sfociano mai nel grottesco o nel ridicolo, il film insegna che mettersi nei panni degli altri e indagare la diversità è un passo fondamentale per la convivenza.

Se volete passare una serata spensierata, dimenticando tutto il resto e perdendovi tra le immagini che scorrono sullo schermo, allora andate a vedere Corro da te al cinema. E andate in sala perché vi emozionerete, vi commuoverete e sopratutto tornerete a sentire il suono delle risate all’unisono. Questa commedia, senza frivolezze o superficialità vi intratterrà e vi farà ridere con acuta intelligenza.

a cura di
Francesca D’Orta

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