La storia e Io: “Tutte le streghe bruciano”

La storia e Io: “Tutte le streghe bruciano”
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In realtà non ci sono state streghe, ma i terribili effetti della credenza nelle streghe sono stati gli stessi che se le streghe fossero realmente esistiti.
Friedrich Nietzsche, Umano, troppo umano

Tutte le streghe bruciano, uscito a dicembre per Women Plot, è un concentrato di temi che l’autrice, Valentina Zanetti, amalgama insieme e riporta su carta in maniera intelligente e gentile. 

È un libro non facile, ma semplice e accessibile. Un fantasy, ma in qualche modo – come ammette anche lei stessa – un’autobiografia. Si parla di depressione, di LGBT e lo si fa attraverso personaggi con cui è facile relazionarsi. 

E poi si scava nella storia, per riportarne a galla uno dei capitoli più bui: quello della caccia alle streghe. Ne abbiamo sempre sentito parlare di sfuggita, dimenticandoci spesso quanto questi eventi abbiamo trovato spazio anche in Italia. Alla fine si ha comunque la sensazione che, per quanto la situazione sia ad oggi differente, alcuni retropensieri rimangano ancora immutati.

Con Valentina Zanetti abbiamo parlato del cambiamento sociale che in questo senso iniziamo a vedere e di quello – più grande – che speriamo di raggiungere in futuro, a partire dal suo libro.

Aradia, gli uomini hanno paura delle donne, soprattutto di quelle intelligenti, perchè non vi possono controllare. Tutte le streghe bruciano, Valentina Zanetti

Una delle prime cose che salta all’occhio, leggendo il tuo libro, è la qualità dell’approfondimento storico. Mi chiedevo se è venuta prima l’idea per il romanzo o se invece sia stato lo studio della storia a darti la spinta per iniziare a scrivere.

In realtà un po’ entrambe le cose. Sono sempre stata appassionata di storia, in particolare di quella della stregoneria. Quindi nel corso degli anni, tra un romanzo e l’altro, mi è capitato di leggere saggi o libri a riguardo. Poi un giorno mi sono detta, perché non utilizzare i miei studi e le mie conoscenze per scriverete qualcosa? Da lì è partita l’idea ed ho iniziato a fare delle ricerche più mirate.

La descrizione dei processi è davvero forte, sei effettivamente riuscita a leggere le trascrizioni di alcuni processi realmente esistiti?

Alcune sono effettivamente trascritte in certi libri. Io avevo iniziato a fare delle ricerche sui miei antenati, perché ero curiosa, e sono riuscita a trovare altri testi di alcuni processi. È stato assurdo scrivere un fantasy e rendersi conto che queste cose sono successe davvero, ci sono stati momenti in cui mi sono dovuta fermare perché avevo i brividi.

Nessuna delle donne che hanno bruciato aveva fatto niente. Fare qualcosa che secondo loro noi non dovremmo fare, perché siamo delle donne, non è fare qualcosa di sbagliato. E poi chi decide cosa è giusto e cosa no? Chi decide che io, in quanto donna, non posso essere intelligente come un uomo? […]vSai chi ha deciso cosa è giusto e sbagliato? Gli uomini, gli stessi uomini che ora ci stanno dando la caccia come animali, bruciandoci come se fossimo dei cinghiali.
Tutte le streghe bruciano

La scelta dei nomi è casuale o nasconde un significato più profondo? In qualche modo riportano tutti a figure estremamente forti.

Quello di Aradia è stato scelto appunto per la storia realmente accaduta, che racconto nel romanzo. Gli altri sono stati in realtà casuali. Nel libro Antares ed Artemisia parlano della scelta dei loro nomi e quella è la motivazione che c’è realmente dietro.

Quanto di te c’è nei personaggi? Mi è piaciuto molto il modo, la gentilezza potremmo dire, con cui hai toccato alcuni temi. È stato un processo naturale all’interno della narrazione o, in parte, il bisogno di scrivere nasce anche dalla necessità di portare al pubblico certe tematiche utilizzando un mezzo meno canonico?

In realtà è stato naturale. Ho scritto questo libro dopo essere uscita da un periodo non troppo felice; è stato quindi anche un modo per sfogarmi. Inoltre quando scrivo do molto, dei miei pensieri e delle mie parole, ai personaggi; la storia si scrive man mano che vado avanti. Non sono troppo da scaletta. 

Mentre creavo le protagoniste, mi sono proprio resa conto che anche questa volta gli stavo trasmettendo i miei pensieri e le mie paure. Faccio fatica a distaccarmi da quello che scrivo.

Quindi mi sono detta visto che sicuramente capiterà che i personaggi avranno una piccola parte di me, buttiamocela dentro tutta. E perché non farlo diventare un modo per raccontare e sensibilizzare?

Sia per le persone accanto a me, che non avevano ben capito quello che mi era successo, sia per portare all’esterno certe tematiche e normalizzarle. Ho voluto quindi unire il mio bagaglio di esperienze con la voglia di far capire che la depressione è un problema e bisogna parlarne, facendo cadere il tabù che vive al di fuori di alcune bolle.

Ho ricevuto messaggi in cui alcune persone mi hanno detto di essersi ritrovate e, aldilà del dispiacere, è stato bello perché ha validatato quello che ho passato, ed abbiamo passato. Ci ha reso meno soli.

a cura di
Andrea Romeo

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Andrea Romeo

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