Giusy Ferreri: “Cortometraggi” per dire basta ai tormentoni (e ritrovarsi)
Giusy Ferreri è un’artista solida, strutturata, complessa. È come la sua voce: riconoscibile, intensa, duttile. La voce di Giusy è piena e assoluta, ma conosce più gradazioni di colore, per questo sa spaziare tra generi musicali diversi.
La storia di Giusy Ferreri, da X Factor ai tormentoni estivi
Il suo percorso artistico, perlomeno quello noto al grande pubblico (perché esiste una Giusy Ferreri prima di X Factor che è a tinte scure, cupe, rarefatte e affascinanti), è in assoluto il meno conforme e incasellabile tra i percorsi degli artisti italiani.
Prima reginetta del pop, pupilla di uno dei cantautori che il pop sa maneggiarlo meglio, ovvero Tiziano Ferro, poi il primo vero atto di coraggio con un disco di cover di brani poco immediati e commerciali (ha cantato, tra gli altri, Tenco, Benvegnù, Capossela e Bruno Martino).
Poi l’approdo al rock con Il mare immenso e un album, Il mio universo, spigoloso, duro, potente, in perfetta antitesi al primo, Gaetana, pubblicato dopo l’esperienza di X Factor.
Poi ancora tre anni di silenzio, il ritorno con L’attesa, un disco che vanta collaborazioni internazionali (Linda Perry e Yoad Nevo su tutti), sperimentazioni inedite (La bevanda ha un retrogusto amaro, secondo brano estratto dall’album, è fatto di elementi psichedelici su un sound squisitamente anni Ottanta).
A seguire c’è l’incontro con l’elettronica, che dà vita a un album, Girotondo, che traduce in musica le sue due anime, quella più introspettiva e raffinata e quella più leggera e viveur.
Giusy Ferreri, ovvero “quella dei tormentoni”
E poi i tormentoni. Il primo, Roma Bangkok, in collaborazione con Baby K, è nato per caso. Il secondo, Partiti adesso, per scelta. E così, da quel momento, ogni estate (fatta eccezione per il 2016) Giusy ha pubblicato una canzone pensata, scritta e prodotta per essere un tormentone.
E ha corso un rischio che oggi, che viviamo tempi veloci e distratti, è più che mai concreto: restare ingabbiata in una parte che non le appartiene e diventare (soltanto) “quella dei tormentoni”. Ha corso il rischio di essere preceduta da un’etichetta, di essere irriconoscibile, confondibile, ordinaria.
Proprio Giusy Ferreri, un’artista peculiare, con una voce originale e un percorso articolato e incostante come le montagne russe, ha rischiato di essere una linea dritta. Di perdere i contorni della sua personalità. Di restare una voce-tormentone, una di quelle che non conta cosa dica, cosa sappia dire e, soprattutto, se abbia qualcosa da dire.
Cortometraggi, un disco per dire basta ai tormentoni…
Alla fine, però, Giusy Ferreri ha deciso di cambiare strada. Anzi, di ritrovare la strada che porta alla sua verità più autentica, nuda, intima. E, per farlo, ha scelto di affidarsi a un buon pop d’autore: Cortometraggi è un album generoso, che non si risparmia, scava, porta alla luce e rivela le consapevolezze di una donna centrata, in perfetto equilibrio tra la memoria del passato e la vita che è adesso e qui.
Cortometraggi è un disco adulto, maturo, senza sbavature, completo nel significato più esatto del termine, esaustivo. Non lascia sentimenti intentati, sensazioni latenti, sono dodici piccole storie che conservano il racconto di una vita intera. Ed è proprio la vita il filo conduttore dell’intero progetto: c’è la malinconia, la tenerezza, la disillusione, la rabbia e il romanticismo.
Cortometraggi è un album che ha il pregio di essere fatto di belle canzoni, frutto dell’abilità, dell’esperienza e del talento di autori di prestigio (Gaetano Curreri, Bungaro, Marco Masini, tra gli altri).
Canzoni personali, intense, ricercate e, soprattutto, senza scadenza: il nuovo disco di Giusy Ferreri è artigianale, nel senso più nobile dell’aggettivo, perché è realizzato con maestria, cura dei particolari, ogni parola occupa il posto che le spetta, il suono è analogico, materico.
…e puntare i riflettori sulla personalità di Giusy Ferreri
Il risultato è evidente: Cortometraggi punta i riflettori sulla personalità di Giusy e ne rivela i chiaroscuri, la complessità, gli strati. Questo disco fa quello che un buon album dovrebbe fare sempre: non ingabbia la sua interprete, ma la esalta, mette in luce la sua individualità, evidenzia il suo stile e rimarca le sue peculiarità.
Se qualcuno pensa che Giusy Ferreri sia “quella dei tormentoni”, dovrebbe ascoltare ciò che ha fatto di Roma Bangkok, che ha rappresentato – di fatto – uno spartiacque.
E oggi dovrebbe ascoltare Cortometraggi, un disco sincero, che non vuole impressionare né rinnegare il recente passato della sua interprete. È soltanto un tassello prezioso e pregiato in un percorso artistico non lineare e, per tale motivo, unico.
a cura di
Basilio Petruzza