“Veronika decide di morire”…o forse no

“Veronika decide di morire”…o forse no
Condividi su

Nel 1997 Veronika ha 24 anni, dei genitori amorevoli che hanno speso tutta la loro vita per lei e un’esistenza “normale”: la scuola, gli amici, i primi amori e un lavoro che la soddisfa.  Eppure, come dice il titolo del romanzo, Veronika decide di morire. Freddamente, razionalmente e consapevole del suo unico grande desiderio, sceglie di morire. L’11 novembre 1997 assume una forte dose di sonniferi e si lascia andare, speranzosa, verso l’eterno oblio.

Il suo desiderio non viene però esaudito e la giovane si risveglia a Villete, un famoso e temuto ricovero per malati di mente della Slovenia. Qui scopre che il suo desiderato destino è soltanto rimandato: la dose di sonniferi ingerita le ha compromesso irrimediabilmente il cuore e le restano solo 4 o 5 giorni di vita. Da qui, in un luogo che appare come l’anticamera dell’inferno, Veronika scoprirà la possibilità di un nuovo anelito, un nuovo e fino ad allora sconosciuto desiderio: vivere.

Questo breve romanzo di Paulo Coelho, a dispetto del suo laconico titolo, è un vero e proprio inno alla vita. In queste 186 pagine l’autore riversa la sua personale esperienza, i ricordi di tre anni di ricovero in un ospedale psichiatrico dove venne rinchiuso solo perché considerato “diverso”. Lo fa, però, dando una voce femminile ai suoi pensieri, alle sue emozioni, sapendo che, in realtà, le emozioni di Veronika sono quelle di tutti coloro che sperano in un senso nella vita ma che non hanno, ancora, il coraggio di rincorrerlo. Veronika siamo noi.

Veronika decide di morire, e non per dolore, traumi passati o colpe genitoriali. Decide di morire perché dalla sua esistenza non ha da chiedere nient’altro. Sa che la vita è tutta lì e ha raggiunto quello che tutti le chiedevano di raggiungere: non c’è altro.

Passata la gioventù ecco la decadenza. Continuare a vivere non aggiungeva niente” ed “era contenta di non dover continuare a vedere quelle stesse cose per altri trenta, quaranta o cinquant’anni…la tragedia di una vita nella quale tutto si ripete e il giorno precedente è sempre uguale a quello che segue”.

Ma c’era anche una seconda ragione: Veronika leggeva i giornali, guardava la televisione ed era al corrente di quanto accadeva nel mondo .

Era tutto sbagliato, ma lei non aveva alcun modo di contrastare quella situazione, e questo le dava una sensazione di totale inutilità”.

Un’esistenza inutile, che senso ha prolungarla? Quindi sceglie l’oblio, la libertà.

A Villete, però, Veronika, nei suoi 5 brevi giorni, scopre che la sua era una meta-vita. La vera vita la dominano i “pazzi”; perché a Villete, l’anticamera dell’inferno, c’è il paradiso. Qui i folli sono i veri saggi perché non ci sono freni e nessuno ti giudica per le tue idee. Qui c’è il coraggio di essere quello che si è, di desiderare quello che si vuole; nessuno ti dice cosa sia “normale” fare” o raggiungere.

La sua vita (fatta di linee già tracciate da mille altri prima di lei, da consigli di genitori, seppur amorevoli, e da inibizioni e paura di essere sempre quella di troppo) è una storia falsa, finta come un cartone di scena.

Con l’aiuto di Zedka, Mari ed Eduard, i suoi strani e folli incontri, tutti malati di “Amarezza” per non aver saputo rincorrere i loro veri desideri, tra le mura del manicomio scoprirà che la vita è di chi ha il coraggio di prenderla, e che i “normali” credono di esserlo solo perché fanno tutti le stesse cose, per mantenere rigida e integra la loro dignità.

Cos’è la dignità?è forse il desiderio che tutti ti considerino brava, ben educata, piena di amore verso il prossimo?

Un romanzo che consiglierei mille volte di leggere, e poi di rileggere, perchè in ogni personaggio, in ogni pazzo, c’è un pezzo di ciascuno di noi. Coelho da semplicemente parola a pensieri che noi già abbiamo e che condizionano il nostro essere felici. Conquistare il coraggio di essere folli, questa è la vera soluzione. Raggiungere la consapevolezza che nessun sogno è sbagliato, è solo il proprio. Prendere la propria vita a morsi senza dover chiedere scusa.

E, nella sua breve nuova vita, finalmente Veronika, nuda (in tutti sensi), non si vergognerà più dei suoi desideri, non si preoccuperà più di dare fastidio con la sua sola esistenza e scoprirà di voler vivere, di voler vedere cose che sono sempre state li ma di cui non aveva più curiosità.

Vorrà sentire il gelo della neve, lei che si è sempre coperta così bene per non prendere freddo.

a cura di
Rossana Dori

Seguici anche su Instagram!
LEGGI ANCHE – La Storia e Io: Shirley Jackson, donna e strega
LEGGI ANCHE – Paolo Tricoli: “Cosa ci si racconta quando si ha poco tempo?”

Condividi su

Rossana Dori

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *