“Le cose che ho”: il nuovo Ep di Jesse the Faccio

“Le cose che ho”: il nuovo Ep di Jesse the Faccio
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Una purezza e un’onestà di sentimenti rara, capace di arrivare dritto in faccia e nell’anima, senza filtri e senza compromessi

“Le cose che ho” è il nuovo EP di Jesse The Faccio, terzo lavoro discografico uscito lo scorso 26 novembre per Dischi Sotterranei. Jesse the Faccio, cantautore classe ’91, ha esordito nel 2018 con il singolo “19.90” ed ora si presenta a noi come un artista consolidato, con ormai due album alle spalle.

“Le cose che ho” è un progetto in cui il cantautore veneto decide di mettersi a nudo con coraggio, toccando tematiche profondamente personali. Plasmando quello che, ad oggi, possiamo considera come il suo lavoro più complesso e delicato. Nei quattro brani che compongono l’Ep, Jesse riversa se stesso e le emozioni che ha vissuto nel periodo di lockdown, sentimenti in parte ancora presenti. I testi, scritti di getto in pochissimi giorni, sono intimi e sentiti. La sua è un’onestà difficile da digerire!

Capace di urlarci contro senza vergogna alcuna dei sentimenti che spesso tendiamo a reprimere o nascondere nelle parte più oscura di noi. Temi come l’abbandono, la solitudine, la depressione, la dipendenza, l’amore, quello struggente e infine la regina di questa lista: la paranoia. Jesse non ci gira più intorno e va dritto al punto! Scavando ancora più a fondo, spiegandosi in maniera esplicita e diretta, ancora più intensa ed efficace.

Le cose che ho

A livello di sonorità e arrangiamento, Jesse si distacca dal suo passato e aggiunge alla miscela di lo-fi rock e cantautorato italiano degli elementi inediti. In questo Ep appaiono arrangiamenti insoliti e vari esperimenti sonori. Ma lo stile rimane e il post punk viene abbandonato nei suoni, ma mai nelle maniere.

L’Ep nasce da beat campionati e inviati a Jesse durante il primo periodo di quarantena, sui quali ha cominciato ad arrangiare con la chitarra acustica ed elettrica per poi continuare a lavorarci e arricchirli insieme a Francesco Gambarotto (batterista e produttore), inserendo dei fiati in “Credo mi vedi” e degli archi in “Cose che ho”. Mentre in Come posso (collo) si confronta per la prima volta con le tastiere, il piano. Ogni canzone parte da influenze musicali ben riconoscibili. Inizia a muoversi da quella comfort zone musicale dove l’artista si è rifugiato durante il primo periodo di chiusura nazionale, per poi evolversi verso nuove direzioni.

Se in “Credo mi vedi” riecheggiano le atmosfere di “Anima Latina” di Battisti, soprattutto nell’uso della chitarra e dei fiati; “Che resta” si ispira al modo di fare musica e di approcciarsi al lo-fi di Lil Peep. Un artista inaspettato, lontanissimo dal mondo sonoro di Jesse, ma che lo ha spinto a cercare una veste nuova per il pezzo. “Cose che ho”  prende invece come riferimento uno degli artisti preferiti di Jesse, il cantautore americano Alex G. Il re indiscusso della ripetizione, capace di rendere geniale la semplicità. Infine, “Come posso (collo)” si nutre dell’ascolto a dir poco ossessivo dell’album cult “In Rainbows dei Radiohead”, richiamandone la ritmica, dall’uso degli arpeggi fino all’inserimento di archi e cori.

Le cose che ho

Ogni brano dell’Ep è profondamente legato agli altri: nell’intro della prima canzone si riprendono i cori dell’ultima, il secondo pezzo prende in prestito una chitarra dal terzo, e così via. Una dimensione ciclica appartiene a questo disco, in una sorta di loop di pensieri e suoni. Una ripetizione ragionata, degli echi di intensa semplicità che è una delle chiavi di lettura di questo lavoro.

Un elemento molto importante del progetto “Le cose che ho” sono i videoclip che accompagnano ogni brano. Essi ci permettono di immedesimarsi ancora di più nel mondo e nell’immaginario tortuoso di Jesse the Faccio. In tutti i video l’inquadratura unica e fissa, ma a mano libera, convoglia l’attenzione su Jesse, che è sempre nudo solo tra gli altri, inquieto e paranoico. Nei primi tre episodi il set è sempre casalingo, solo nell’ultimo l’inquadratura cambia e Jesse viene trasportato in esterno, un cambio di location che forse rappresenta un nuovo inizio. Un’uscita consapevole verso una rinascita che fa da contraltare all’alienazione delle clip precedenti. Citando le stesse parole dell’autore questo album potrebbe essere definito:

“Una paranoia fresca.”

Un forte senso di abbandono accompagna tutti i quattro brani che lo compongono

Il primo videoclip “Credo mi vedi” uscito lo scorso 13 ottobre, ci mostra un’unica ripresa del cantante che nervoso fuma una sigaretta seduto in notturna sul wc. Le immagini sono dissonanti, entrano in conflitto con il testo romantico che appare come un racconto di una frequentazione in conclusione, eppure non ancora consumata a pieno. Due occhi grandi cercano di catturare il cantante che pure cerca di sottrarsi. Sono le parole di un pessimista che per una volta ha voluto crederci; eppure si trova in un racconto che sembra iniziare concludendosi. Jesse ha scoperto che fa più male cadere quando vedi le cose dall’alto.

Ed è qui che si insinua la “paranoia fresca”. Il secondo brano “Che resta” è accompagnato dalle immagini di una cena tra amici, durante la quale nessuno appare molto coinvolto, tranne forse la coppia di ragazzi che parla sullo sfondo. Talmente presi nell’approcciarsi da rischiare di colpire Jesse con una bottiglia di vino.

Anche nei colori con questa gradazione seppia sa di un ricordo sfumato. Il testo in sottofondo ci parla di affrontare con consapevolezza i problemi di coppia. Una crepa si sta instaurando tra i due amanti. E quindi cosa bisogna fare? Lasciare percepire la propria assenza per provare il bisogno di colmarla, o forse semplicemente respirare in autonomia.

“Andarsene è importante almeno quanto restare.”

“Cose che ho” invece appare come un titolo sarcastico. È un’intima confessione, quasi uno sfogo, alla persona amata. Va a concludersi la parabola che accompagnandoci brano per brano ci conduce dalla sensazione indefinita di caos, che si lega alla fine di un rapporto amoroso, fino alla dissoluzione dello stesso. Qui Jesse si lamenta di una solitudine talmente forte da riempirlo, persino mentre è in compagnia di chi è pronto all’ascolto. Una voce femminile accompagna la voce di Jesse. In sostanza alleggia la consapevolezza di una fine. Il video una semplice inquadratura di interni, che va a rimarcare la distanza tra i due componenti della coppia, si trovano in salotto, lui seduto ad un estremo del divano e lei a quello opposto, con le mani incrociate sulle ginocchia, in una posa di scocciata accettazione.

“Dentro me solo il ritardo e poco energia

Fottuto amore non crollare

Ricorda sott’acqua nessuno ti può sentire.”

“Come posso (collo)” è la degna conclusione, si fa per dire, di questo viaggio nei sentimenti del cantautore. Si sbaglia spesso in amore, le ricadute sono molto frequenti. Jesse sembra svegliarsi in un letto familiare, ma la sensazione non è quella della ritrovata pace, ma quella di uno sbaglio che tutta via si ama ripetere. Le vibrazioni sono effettivamente cambiate, suonano quasi allegre. Il pezzo lascia intravedere nel finale uno spiraglio di luce e di positività. Forse qualche speranza di salvare il rapporto c’è.

Un disco in cui Jesse abbandona di fatto l’anima punk, per sfogare prevalentemente la parte autoriale. L’aspetto più ribelle viene espresso solo tramite la nudità nei video, in cui con il suo corpo magro e pallido, ci comunica il disordine attraverso la fragilità del suo aspetto. “Le cose che ho” è un lavoro complesso e toccante, studiato sia per quanto riguarda la parte musicale che, la comunicazione e la presentazione dell’Ep stesso. Un passo avanti rispetto alla produzione artistica precedente come ricchezza e acume. Sarà l’inizio di una crescita artistica o un esperimento dovuto ad un particolare momento di tristezza e sconforto? Con ansia e curiosità attendiamo il prossimo lavoro per confermare, oppure no, le nostre teorie.

Tracklist:

  1. Credo mi vedi
  2. Che resta
  3. Cose che ho
  4. Come posso (collo)

a cura di
Francesca Calzà

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