Giulio Bianco: “Delayed” è figlio del lockdown

Giulio Bianco: “Delayed” è figlio del lockdown
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Il lockdown è stata una chiusura forzata dell’anima e delle membra. Lo sanno bene tutti i lavoratori dello spettacolo, tra cui chiaramente artisti del calibro di Giulio Bianco, polistrumentista del Canzoniere Grecanico Salentino.

Bianco il 15 ottobre pubblica il suo nuovo album “Delayed“, cioè “in ritardo”. Per cosa, vi starete chiedendo. Dunque ricucendo i pezzi dei suoi brani e prestando ascolto al messaggio ultimo di questo disco, possiamo anticipare che il ritardo, il “delayed” sta per tutti quei concerti di Bianco cancellati o spostati proprio per via delle continue restrizioni in materia di live. Insomma, un brano per ogni luogo che avrebbe dovuto ospitare un concerto.

I dettagli ce li spiega Giulio, che abbiamo avuto il piacere di ospitare sugli schermi di The Soundcheck!

Ciao Giulio benvenuto su The Soundchek! Partiamo subito col chiederti di introdurci all’ascolto del tuo ultimo album “Delayed”: come nasce?

Delayed è un album figlio del lockdown, nasce dalla fortissima esigenza di evadere dalla costrizione dell’isolamento. Nelle notti di marzo 2020, la musica è arrivata all’improvviso, unica forma di evasione non solo dalla costrizione delle quattro mura, ma anche dal costante confronto con i brutti pensieri; tappeto volante per l’anima in un viaggio introspettivo iniziato nelle notti del lockdown. 

Il disco, prodotto dal CGS con il supporto di Puglia Sounds, rappresenta per me sia un esperimento musicale, in un territorio quello della musica elettronica, che non è il mio terreno abituale; sia un “esperimento sociale”.
Da sempre gli artisti hanno cercato l’isolamento in fase di scrittura; personalmente mi sono chiesto come potesse cambiare la produzione di un Artista nel momento in cui l’isolamento fosse imposto dall’esterno. Delayed si fa poi portavoce del messaggio che “La musica è lavoro”. Ogni brano ha per titolo il nome di una città in cui non ho potuto fare un concerto a causa della pandemia.

L’album dunque è figlio della pandemia in un certo senso, dunque una nota positiva in un mare magnum di desolazione. La tua voglia di comunicare questa solitudine ti è nata dopo o durante la pandemia?

“Delayed” è musica scritta in lockdown ma al tempo stesso, la musica che mi ha fatto superare il lockdown. L’album è in qualche modo un diario di viaggio, la colonna sonora che ha accompagnato le mie notti. L’esigenza di scrivere è arrivata istintivamente, comporre in quei lunghissimi giorni è stato terapeutico, la decisione di pubblicare l’album invece è arrivata solo successivamente.

Ci sono state delle attività a cui però sei riuscito a dedicarti durante questo periodo di stop forzato?

Posso sicuramente affermare di non aver perso tempo! Oltre a “Delayed” in quel periodo ho lavorato alla scrittura di Meridiana, l’ultimo album del Canzoniere uscito poi a maggio. E poi, tanta lettura, studio, sperimentazione.

Qual è dunque il messaggio che vuoi lanciare a tutti i dipendenti della musica e dello spettacolo?

Il messaggio dell’album è che “La Musica è lavoro”, ma questo gli operatori dello spettacolo lo sanno benissimo! Quello che voglio dire a tutti loro è di tenere duro, perché sono profondamente convinto che in questo tempo l’Arte sia necessaria più che mai.
Erri de Luca scrisse a conclusione di un suo libro: “Chi ha fatto il turno di notte per impedire l’arresto del cuore del mondo? Noi, i poeti”. Questa frase, rimanda agli incontri di poesia di Izet Sarajlić nelle notti del lunghissimo assedio di Sarajevo, è si fa testimone di quanto l’Arte sia importante nei momenti più bui. 

Parlando invece delle tue influenze musicali, quali sono state le più preponderanti per questo disco?

È difficile racchiudere Delayed in un confine musicale, è sicuramente un disco che ha molte anime. I temi principali sono eseguiti da chalumeau, zampogne, armoniche, clarinetti, e il suono questi strumenti trasuda tutto il mio vissuto nella world music. Accanto a loro ci sono piano, sinth, archi, moltissima elettronica. Potremmo definirlo un disco di ambient elettronica che strizza l’occhio alla colonna sonora. In ogni brano c’è molto di quello che ascolto adesso, elettronica nordica, neoclassica, il tutto è però fortemente filtrato dal mio percorso nella world music.

Ora che invece i concerti sembrerebbero ripartire con più continuità, dove possiamo venirti ad ascoltare prossimamente?

Stiamo ricominciando a programmare, ci sarà sicuramente un tour invernale in Italia, l’8 dicembre sarò a Zagabria con il Canzoniere. In generale spero in un’estate 2022 ricca di musica ed eventi.

a cura di
Ilaria Rapa

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