La nascita del Made in Italy

La nascita del Made in Italy
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Gli anni ’70, anni di rivoluzioni per un’Italia collocata tra l’approvazione del referendum sul divorzio e la crisi petrolifera. Anni in cui Milano, quella che oggi conosciamo come “capitale della moda”, diventa la culla del Made in Italy.

Il termine “Made in Italy” indica la provenienza d’origine di un prodotto, ma è anche sinonimo di eccellenza nel campo della moda. Il suo successo è oggi rappresentato da tutti quei marchi, che si distinguono per qualità, creatività, eleganza e prestigio, elementi alla base di quella che conosciamo come alta moda.

Oltre alla qualità, sicuramente gli abiti italiani sono famosi per la loro capacità di dettare la moda e di rivoluzionare l’idea stessa che sta alla base di questo concetto. La rivoluzione sociale e culturale che ha colpito la Milano degli anni ’70 ha influenzato la moda in tutte le sue forme, dando spazio a stilisti rivoluzionari con il desiderio di cambiare il concetto standard di moda.

Albini, il padre del pret-à-porter

Inventore della formula unimax, uniformità di taglio e colore per uomo e donna, forte innovatore e padre della moda pret-à-porter italiana come espressione del design applicato alla moda in modo innovativo, Walter Albini è l’inventore dell’immagine della donna in giacca e pantaloni

Ideatore del total look, caratterizzato dalla ricchezza di particolari e accessori, per lui più importanti dell’abito stesso, ha sconvolto gli schemi dell’haute couture. È per poterlo definire che è stato coniato il termine “stilista”. Tessuti dalle fantasie particolari come zodiaco, pois, volti e scottish terrier arredavano non solo i suoi vestiti, ma anche mobili e oggetti per la casa, indentificando il suo stile di vita con lo stile creativo.

“Per me ogni vestito ha una storia: d’amore, di rabbia, di violenza, ogni vestito è un momento, una persona, un posto e ogni vestito ha il suo ruolo, come in un teatro. Per cambiare vestito bisogna cambiare attitudine e spirito ed entrare in una nuova parte. Ogni volta, ogni stagione, ogni collezione” 

Walter Albini

Fonte: Pinterest
Missoni, l’uomo del colore

Casa Missoni nasce dopo la Seconda guerra mondiale dalla volontà di Ottavio Missoni di realizzare capi sportivi in lana. Fu proprio durante le olimpiadi di Londra del 1948, quando la sua tuta “Venjulia” venne utilizzata, che conobbe Rosita Jelmini, donna che sposò e con la quale aprì una piccola officina di maglieria a Gallarate. I due erano totalmente rivoluzionari, al punto da far sfilare le modelle senza reggiseno perché del colore sbagliato, rivelando i seni delle ragazze durante la sfilata a Palazzo Pitti nel 1967. 

Ciò che rende fondamentali i Missoni per il Made in Italy è la nascita del Put together, definizione di uno stile unico che nasce dalla libera mescolanza di punti e fantasie che ha conferito per anni un valore inestimabile all’azienda Missoni

Fonte: GettyImages
CRAZY KRIZIA

Krizia è lo pseudonimo di Maria Mandelli, detta Mariuccia. Il nome deriva da greco Κριτίας, titolo dell’ultimo Dialogo di Platone, incentrato sulla vanità femminile. Famosa per la sua capacità di rompere gli schemi e scuotere le coscienze, non esistono provocazioni che Krizia non abbia lanciato, a partire dalla collezione degli hot pants in un periodo in cui la moda prevedeva solo il maxi e la midi (via di mezzo nella lunghezza delle gonne e degli abiti), fino ad arrivare alla collezione animalier che lei stessa definisce il suo personale “zoo onirico”. 

Innovativa e all’avanguardiaKrizia ha fatto la storia del Made in Italy, utilizzando materiali insoliti come la gomma, il sughero e l’anguilla. Queste sperimentazioni di tessuti e l’accostamento di forme e colori audaci le hanno fatto guadagnare il titolo di “Crazy Krizia”. Sicuramente alle sue sfilate l’elemento sorpresa non poteva mancare. 

“Gli accostamenti più arditi riescono a far cantare i materiali e le forme”

Krizia

Fonte: GettyImages
Valentino, l’imperatore della moda

Valentino entra ufficialmente tra i grandi della Moda nel 1962, quando l’edizione francese di Vogue dedica allo stilista due pagine alla sua prima sfilata a Firenze, divenendo in pochissimo tempo uno dei più apprezzati stilisti del mondo

Ciò che rende particolarmente famosa la Maison Valentino è sicuramente il cosiddetto Rosso Valentino, una particolare sfumatura di rosso tra il carminio e il porpora da lui creata e fortemente utilizzata nei suoi abiti. Lo stile delle sue collezioni è sempre stato elegante e raffinato, pulito e femminile, divenendo l’emblema della delicatezza e del lusso

Simbolo dell’italianità in tutto il mondo, Valentino collabora con star mondiali come Audrey Hepburn o Elizabeth Taylor e nel 1967 riceve a Dallas il Premio Neiman Marcus, l’equivalente di un Oscar cinematografico.

Fonte: GettyImages
Armani, l’uomo che ama le donne

Per 10 anni collaboratore di altri marchi, nel 1975 presenta, insieme al suo socio Sergio Galeotti, un’intera collezione che porta il suo nome. Dal carattere riservato, Giorgio Armani è lontano dagli eccessi del mondo della moda. 

Ricordato per la classe e l’eleganza dei suoi abiti, Armani spazia dal classico all’innovativo, rendendo le giacche gli emblemi dello stile italiano. Il suo marchio è caratterizzato da tagli nitidi e puliti dai toni freddi come il Blu Armani, colore che contraddistingue la sua produzione. 

La vera rivoluzione avvenne quando lo stilista rimodellò le giacche da uomo, rendendole più morbide ed eleganti, inventando quello che viene definito Power Dressing, portando le giacche da uomo all’interno del guardaroba femminile. Non solo viene considerato come “l’inventore delle donne”, creando per loro un insieme di abiti che potessero adattarsi a qualsiasi occasione, rendendole delle vere e proprie businesswoman, ma anche come il creatore del greige, un nuovo tono tra il beige e il grigio, colori tipici del suo marchio.

Fonte: Pinterest
Versace, l’inventore delle top model

Considerato uno dei più rivoluzionari stilisti e imprenditori italiani, Versace ha stravolto il mondo della moda fondando la sua rivoluzione sul corpo femminile. Fondata nel 1978, la Gianni Versace riscuote un grande successo a Milano, capitale della moda. 

Anno decisivo per lo stilista è il 1981, quando l’azienda presenta per la prima volta i suoi modelli futuristici, abiti in maglia di metallo che scaldano i mass media e attirano molte critiche per aver stravolto l’idea di moda e di donna. Per Versace l’immagine della donna diviene un manifesto di trasgressione, libertà, potere e autorevolezza. Le modelle, infatti, abbandonano il ruolo di manichino e diventa simbolo di passione. Nonostante le critiche, quella sfilata si rivela vincente, approdando in una collezione in stile sadomaso che caratterizzerà il panorama della moda di quegli anni. 

Non solo gli abiti, ma anche le sfilate sono completamente innovative. Per lui sfilano i volti più in voga del momento, Naomi CampbellLinda Evangelista o Carla Bruni e le modelle diventano ufficialmente icone delle copertine dei più grandi giornali. Durante le sue sfilate, le passerelle diventano un vero e proprio evento mondano caratterizzato da lusso e glamour

Fonte: GettyImages
Fiorucci, storia di un rivoluzionario 

Per tutta la sua vita non ha fatto altro che ricercare e sperimentare, cambiando un’epoca e reinterpretando completamente il concetto stesso di moda, dedicandosi alla produzione di abiti per il tempo libero, per lo più jeans. La sua è una moda che mescola tutto, che stravolge gli schemi e rifiuta le regole. È una moda che nasce dal basso, dalla strada, per arrivare nei più grandi negozi di tutto il mondo. Ad esempio, ha portato il denim, nato come materiale da lavoro, nella nostra quotidianità, senza distinzioni di classe o di genere.

Grande ricercatore, i suoi store si caratterizzavano come ambienti sperimentali, nei quali si tentavano gli accostamenti di materiali e colori più improbabili. Ogni suo negozio presentava luci neon sia all’interno che all’esterno, cambiando il concetto stesso di negozio. All’interno di essi la gente non comprava solamente, ma viveva la moda.

“Al centro di una Milano rigida, fra boutique di lusso, noi siamo arrivati con le minigonne, i colori, le luci, la musica alta. È stato uno shock per la città, ma al tempo stesso la mia fortuna”

Elio Fiorucci

Fonte: Pinterest

a cura di
Giulia Focaccia

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