Arresto e processo di Patrick Zaki: la vicenda e cosa rischia ora

Arresto e processo di Patrick Zaki: la vicenda e cosa rischia ora
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Il 28 settembre si terrà la seconda udienza del processo che vede imputato Patrick Zaki, in carcere in Egitto per custodia cautelare a causa di un articolo

Si è svolta il 14 settembre scorso la prima udienza del processo a Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’Università di Bologna in carcere da febbraio 2020. L’udienza del processo, che si svolge a Mansura, è durata appena cinque minuti.

Zaki è riuscito però a prendere la parola: “Non ho commesso alcun reato“, ha dichiarato, “ho solo esercitato il diritto alla libertà di parola“.

La seconda udienza si svolgerà il 28 settembre 2021. La sua legale, Hoda Nasrallah, che fa parte della Ong umanitaria Eipr – l’Iniziativa egiziana per i diritti personali – ha sostenuto la sua tesi, richiedendo il rilascio e l’accesso al dossier delle accuse. Dopo un primo momento di ottimismo, in cui si è sperato che le accuse più gravi – di propaganda sovversiva e terroristica – fossero decadute, si è invece scoperto che purtroppo non sono state archiviate.

La vicenda

Il 7 febbraio 2020 Patrick Zaki torna in Egitto, per qualche giorno di vacanza con la famiglia. Appena atterrato viene fermato e fatto sparire, per ricomparire il giorno dopo con un mandato di cattura. Durante il suo sequestro viene picchiato, minacciato e sottoposto a elettroshock.

Nel mandato d’arresto, Zaki è accusato di minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento alle proteste illegali, sovversione, diffusione di false notizie e propaganda per il terrorismo.

Lo studente è un attivista per i diritti umani e collabora con l’Egyptian Initiative for Personal Rights, una Ong egiziana dove si occupa di questioni di genere.

Le accuse provengono da alcuni post pubblicati su Facebook e da un articolo realizzato per il sito egiziano Daraj, all’interno del quale si era espresso riguardo alla minoranza cristiana coopta in Egitto. Da quella data si trova in una situazione di detenzione preventiva in un carcere del Cairo. Tra udienze non convocate e rinvii del processo, Patrick Zaki dal giorno del suo arresto non è più uscito dal carcere. Inoltre, durante questo lungo periodo ha potuto incontrare avvocati e familiari solo in rare situazioni.

Qualche giorno fa Zaki ha scritto una lettera, pubblicata dal quotidiano Domani, ai suo compagni dell’Università di Bologna che si sono laureati nei giorni scorsi.

Cari tutti, voglio rassicurare la mia famiglia, i miei amici e la mia fidanzata che sono in buona salute“, si legge. “Vorrei congratularmi con i miei colleghi all’Università per la loro laurea. Auguro loro buona fortuna per quello che faranno in futuro. Riportami in Piazza Maggiore. Grazie alla città all’università e alle bandiere gialle“.

Le accuse e il processo

Zaki non ha mai negato di aver scritto i post e l’articolo pubblicato sulla minoranza copta in Egitto, ma respinge l’accusa di avere commesso reato.

Dopo un primo momento, in cui le accuse di istigazione al rovesciamento dello Stato e al terrorismo sembrava fossero cadute, qualche giorno fa l’amara conferma: i reati di propaganda sovversiva e terroristica non sono stati archiviati.

Il rinvio a giudizio è avvenuto con tutte le accuse” ha confermato la sua legale all’ANSA.

C’è enorme preoccupazione” ha dichiarato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, aggiungendo che “le dichiarazioni dell’avvocata rendono del tutto vuote quelle parole di grande ottimismo pronunciate all’indomani della prima udienza, come se tutto fosse risolto o in via di risoluzione grazie a una presunta attività diplomatica del nostro governo“.

Cosa rischia

Dal momento che le accuse di propaganda sovversiva e terroristica non sono state archiviate, Patrick Zaki rischia 25 anni di carcere o addirittura l’ergastolo. Purtroppo non si tratta esclusivamente – come si era sperato in un primo momento dopo l’udienza del 14 settembre scorso – dell’accusa di diffusione di notizie false attraverso un articolo online. La situazione non è confortante e le speranze di una sentenza favorevole sono poche.

Altri casi come quello di Zaki

Noury, parlando della vicenda di Patrick Zaki, ha aggiunto che “il precedente di Ahmed Samir Santawy è pericoloso. Le due storie sono gemelle e quella cominciata per ultima purtroppo ha avuto una condanna irrevocabile“.

La storia di Ahmed Samir è molto simile a quella di Patrick Zaki. Anche lui studente egiziano, presso l’università Ceu di Vienna, è stato arrestato il 1° febbraio 2021 con l’accusa di aver diffuso false informazioni e di appartenere a un’organizzazione terroristica. A giugno è stato condannato a 4 anni di carcere.

In Egitto sono tanti i casi come i loro: sono centinaia gli attivisti e i ricercatori arrestati al loro arrivo in aeroporto. Amnesty international Italia, in un suo rapporto intitolato Egitto: Tu ufficialmente non esisti, ha rivelato di torture in nome del contrasto al terrorismo ai danni di studenti e attivisti politici. Molti dei quali spariti senza lasciare traccia.

a cura di
Daniela Fabbri

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Daniela Fabbri

Sono nata nella ridente Rèmne, Riviera Romagnola, nel 1985. Copywriter. Leggo e scrivo da sempre. Ho divorato enormi quantità di libri, ma non solo: buona forchetta, amo i racconti brevi, i viaggi lunghi, le cartoline, gli ideali e chi ci crede. Nutro un amore, profondo e viscerale, per la musica, in tutte le sue forme. Sono fermamente convinta che ogni momento della vita debba avere una colonna sonora. Potendo scegliere, vorrei che la mia esistenza fosse vissuta lentamente, come un blues, e invece sono sempre di corsa. Mi piacciono gli animali. Cani, gatti, procioni. Tutti.

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