Andrea Laszlo De Simone con l’Immensità Orchestra – Locus (Bari) – 29 agosto

Andrea Laszlo De Simone con l’Immensità Orchestra – Locus (Bari) – 29 agosto
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Si è chiusa il 29 agostola XXVI edizione del Locus Festival “Open-eyed music” ai piedi della Basilica di San Nicola a Bari

Andare a un concerto conoscendo solo un paio di canzoni, innamorarsi seduta stante di almeno tre quarti della scaletta: fatto! Se poi il concerto in questione è quello di Andrea Laszlo De Simone con l’Immensità Orchestra, sold out, l’ultimo concerto per il momento, prima di una “pausa a tempo indeterminato” dalla musica live, allora il mix è quello giusto!

“Ho due bambini, sarei un pazzo ad andarmene sempre in giro“, ha confiidato dal palco di Bari il cantautore torinese, a proposito della notizia pubblicata lo scorso 19 agosto. Ha comunque rassicurato che continuerà a scrivere e incidere.

L’Immensità Orchestra prende il nome dal titolo del suo terzo disco pubblicato nel 2019. Tra i suoi componenti: Zevi Bordovach (piano, organo, tastiere, flauto traverso e cori), Daniele Citriniti (basso e cori), Stefano Piri Colosimo (tromba, filicorno, fischio e cori), Filippo Cornaglia (batteria, flauto e cori), Enrico Gabrielli (sax, flauto traverso), Clarissa Marino (violoncello), Yoko Morimyo (cori), Damir Nefat (chitarra e cori), Giulia Pecora (violino), Anthony Sasso (synth e cori), Caterina Sforza (cori), Stefano Costantini (tromba e filicorno), Simone Garino (sax e clarinetto), Giovanni Giuvazza Maggiore (chitarra).

I 12 musicisti che accompagnavano De Simone a tratti sovrastavano la sua voce provata. Dopo i primi brani più “soft” si scusa: “Siamo un po’ stanchini, sono state giornate intense, la voce è bassa, ora faccio canzoni dove si urla un pochino, datemi una mano“. L’entusiasmo e il calore dei presenti non è mai mancato, su brani come “Fiore mio“, poi era impossibile non ballare, seppur seduti.

Andrea Laszlo De Simone: un autodidatta appassionato

Uno stile insolito, molto vintage, ma capace di conquistare anche i ventenni, quello di Laszlo, il quale non ama definirsi né cantautore, né musicista, né tanto meno produttore, ma autodidatta appassionato. Scrive e incide spesso a casa, le tracce sono pregne di quelle sbavature che rendono le canzoni vere, anzi Viv(o)e. In un’intervista ha dichiarato che se una canzone è sussurrata, è stata registrata quando i bimbi dormivano, al contrario quelle “urlate” mentre i figli erano a scuola.

San Nicola approved!

Accompagnato dalla sua inseparabile sigaretta e da qualche sorso di birra, con l’approvazione di San Nicola che scrutava palco e platea, Laszlo ha percorso l’Immensità attraverso le sue quattro tracce: la title track, “La nostra fine“, “Mistero” e “Conchiglie“. L’atmosfera si riscalda con “Sogno l’amore“, “Meglio“, “La guerra dei baci” (nella traccia si sente la risata di un bambino, suo figlio), seguita dalla più progressive “Fiore mio” e per concludere con “Perdutamente” dal primo album Ecce Homo del 2012.

A conferma del suo essere controcorrente, prima del bis annuncia: “Il tempo stringe, ci risparmiamo il momento in cui noi scendiamo dal palco e voi urlate bis e vi regaliamo tre canzoni in più“. L’approvazione del pubblico esplode in un applauso.

Così partono le note inconfondibili e mistiche di “Vivo“, l’ultimo singolo pubblicato lo scorso gennaio, seguito da una dedica ai suoi figli “Dal giorno in cui sei nato tu“, per chiudere, questa volta davvero, con “Vieni a salvarmi” e il pubblico che ricambia con una suggestiva standing ovation.

a cura di
Mariangela Cuscito
foto di
Iolanda Pompilio

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Mariangela Cuscito

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