Intervista ai Crifiu: “la musica è il nostro antidoto”

Intervista ai Crifiu: “la musica è il nostro antidoto”
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A proposito dei Crifiu

Crifiu sono una delle più interessanti band che la Puglia sta esportando in tutta Italia grazie a un’originale identità e un potente impatto scenico nei concerti dal vivo, in grado di raccogliere un pubblico sempre più numeroso.

Nel corso degli anni la band ha condiviso il palco e la sala di registrazione con numerosi artisti nazionali e internazionali – Modena City Ramblers, Caparezza, Vinicio Capossela, Gang, Giuliano Palma & Bluebeaters, Fabri Fibra, Max Gazzè, Sud Sound System, Asian Dub Foundation, Massilia Sound System, Lou Dalfin, Mannarino, Il Teatro degli Orrori, Roy Paci & Aretuska, Gastone Pietrucci (La Macina), Cisco, Boomdabash, solo per fare qualche nome – partecipando a festival e rassegne di prestigio in Italia e all’estero.

Dopo gli esordi con “La strada del sogno” (2001), “Di periferia…” (2003), “Tra terra e mare” (2006), arrivano i tre album principali della band firmati Dilinò con il sostegno di Puglia Sounds e con la produzione artistica di Arcangelo Kaba Cavazzuti (già musicista di Vasco Rossi, Biagio Antonacci ed ex musicista-produttore dei Modena City Ramblers): “Cuori & Confini” (2012), “A un passo da Te” (2015) e “Mondo dentro” (2019). Quest’ultimo – anticipato da singolo e videoclip della titletrack con la partecipazione dei Sud Sound System che si rivela subito una hit nel repertorio dei Crifiu – contiene tredici brani e ospita, oltre ai SSS, anche il Canzoniere Grecanico SalentinoValerio Jovine della famiglia 99 Posse e lo scrittore Carlo Lucarelli.

La band salentina ha recentemente pubblicato “Otranto”, metafora di un amore che non muore ma non solo

Per chi come la band composta da Andrea Pasca (voce), Luigi De Pauli (chitarre e sintetizzatore), Sandro De Pauli (fiati e programmazioni), Marco Afrune (basso) ed Enrico Quirino (batteria, drum machine e percussioni) la musica è vocazione da ben vent’anni, ogni momento di crisi, di pausa forzata è occasione di riflessione e di rinascita. Rivedendo le priorità e gli obiettivi, non hanno mai perso di vista la musica e proprio quando tutto si è fermato, si son chiusi in studio e hanno fatto quello che li rende felici e vivi: scrivere canzoni, tra queste “Otranto“. Un sentimento collettivo, un esempio di ripartenza l’hanno definita gli stessi Crifiu. Li abbiamo incontrati per voi, ecco cosa ci hanno raccontato sulle loro origini, sulla musica e come hanno colto il meglio da questo anno infelice.

Ciao ragazzi, benvenuti su The Soundcheck. Presentatevi ai nostri lettori, chi sono i Crifiu e cos’è per voi la musica?

Ciao The Soundcheck, i Crifiu sono una band che viene dal Salento e mescola pop, urban, elettronica, world music internazionale, sapori mediterranei e suoni contemporanei. La musica, nata come una passione, è per noi il nostro lavoro e, quindi, la nostra fonte di felicità. Se ci può essere qualcosa che permette di sfiorare la felicità, probabilmente quel qualcosa, è fare quello che piace, seguire la propria vocazione e inclinazione: ecco per noi la musica è questo.

Il nostro desiderio che ci abita e ci anima e per questo facciamo il nostro piacere con dovere, lavorando sul progetto come contadini: seminando, concimando e irrigando il nostro sogno quotidianamente per un raccolto prolifico.

Il nuovo singolo “Otranto” è metafora di un amore che non muore, come quello per la propria terra. Quale altro significato volete trasmettere?

“Otranto” è una grande metafora capace di condensare a sé tanti significati. Come hai detto tu è l’amore che non muore, come una città di mare amata anche d’inverno, fuori dalla folla, dalle mode, fuori stagione. È il mare della nostra infanzia, la bellezza dell’estate salentina ma, oltre la collocazione geografica, è un sentimento collettivo. L’invito a ritrovare ognuno la propria città di mare, i suoi profumi d’estate, ad ogni latitudine e memoria.

Perché “Otranto” è una canzone che affresca un luogo per raccontare un mondo. È estate ed è storia e cultura. “Otranto” è l’arrivo dei Turchi nel 1480 e la resistenza di un popolo di contadini e pescatori non abituato alle armi. Condannato a morte per aver rifiutato di abiurare la propria fede. Oggi un esempio per ripartire. Sia una fede religiosa o laica, una passione, un amore, un lavoro, tutto quello per cui si combatte e si lotta ogni giorno. Morire per le proprie idee, oggi, significa vivere per le proprie idee, i propri sogni, il proprio desiderio. Essere vivi, prendere parte alla vita, sentirne la bellezza.

“Otranto” Cover
Un parallelo con quello che vi viviamo oggi, se vogliamo?

Sì, perché come un tempo la normalità di Otranto fu sconvolta dall’arrivo dei Turchi, oggi abbiamo visto scompaginare la nostra quotidianità dall’arrivo di un virus che racconteremo alle future generazioni.

Come allora, dopo la battaglia, si tornò gradualmente alla vita, così oggi riprendiamo la musica e la danza, che sono gli antichi metodi che l’uomo conosce per sputare il veleno e superare le crisi, per ritornare a splendere. Proprio come fa ogni mattina, dal punto più a Oriente d’Italia (Punta Palascia) il sole di Otranto.

Il periodo storico che viviamo ha inevitabilmente cambiato le abitudini di tutti. Voi da musicisti come avete reagito?

Producendo e scrivendo tanta nuova musica. Non potendo salire sui palchi, essendosi fermata l’attività live, ci siamo rintanati nel nostro studio e abbiamo lavorato su nuovi progetti. Tanti nuovi brani che confluiranno nel nuovo album, anche se il precedente “Mondo Dentro” è un disco che ha ancora tanto da dire e le cui canzoni saranno protagoniste del nostro tour estivo.

Da buoni osservatori e pensatori come avete inquadrato questi strani giorni?

Abbiamo anche cercato di interpretare questo periodo leggendolo da diversi punti di vista: quello simbolico di un virus che ha attecchito dentro giorni di egoismi tipici delle nostre società contemporanee. Dove una peste simbolica era già nell’aria, nella distruzione delle relazioni, dentro l’incapacità di coniugare i verbi al plurale, nell’io che distrugge il noi.

Quasi ad ammaestrarci sul fatto che dovendo essere costretti, per la nostra salvezza, ad isolarci riscopriamo il desiderio della comunità. Dell’essere l’uno in debito con l’altro, svelandoci la bellezza di essere parte di un tutto, ognuno prezioso per l’altro. Quello ambientale: la natura, minacciata da un virus che la stava distruggendo, ha creato i suoi anticorpi; in poche settimane le emissioni inquinanti sono diminuite perché l’impatto ambientale dovuto all’uomo, inevitabilmente, è calato.

La natura sa ritrovare il suo equilibrio e noi dovremmo ritrovare il dialogo con essa.

Consapevoli, però, che da questa lezione non impareremo niente perché dalla storia abbiamo sempre appreso meno di quello che potevamo. Ritornati alla normalità, rimuoviamo il tutto, ricadendo nella malattia del produci-consuma che, piano piano, ci sta debellando.

Quello antropologico perché attraversare la crisi, che significa ‘scelta’, permette di cambiare passo e di imparare perché imparare è fare e fare è essere. Siamo quello che facciamo non quello che diciamo. Come il cielo conosce il pianto del diluvio prima di scoprire il sorriso dell’arcobaleno così da sempre l’uomo, fino a qualche decennio fa, ha attraversato lo smarrimento della crisi. Disegnando un orizzonte simbolico entro cui oltrepassare quella situazione, cambiarla di segno per tornare nella Storia e continuare a farla.

Quello poetico: dopo questo lungo letargo, l’invito è di tornare a splendere come nuove primavere.

Abbiamo imparato a danzare con il ragno e sputare il veleno. Cantare, suonare e danzare, per noi che veniamo dal Salento, sono gli antichi modi che conosciamo per superare la crisi e continuare a sorridere.

Guarda il videoclip ufficiale su YouTube!
Siete da sempre aperti alle contaminazioni del mondo, alle diverse culture. A quale vi sentite più affini e in quale città vorreste suonare?

Nel nostro lavoro cerchiamo sempre di ispirarci e farci stimolare dalle diverse culture che vengono dal mondo. È un metodo che permette di allargare il proprio orizzonte, attingendo dalle diverse latitudini con una particolare attenzione al Mediterraneo che abbiamo sempre cantato (facendone con “Rock & Raï” un manifesto culturale). Guardiamo all’Africa da dove tutto ha avuto origine, alle sue culture e musiche.

Siamo nel Mediterraneo che significa ‘mare tra le terre’, viviamo nella terra dei Messapi che significa ‘terra tra i mari’. La nostra musica cerca di costruire ponti, consapevoli che siamo mescolanza di culture e popoli che ci abitano sottopelle e scorrono nel nostro sangue. Questo basterebbe a rispondere a chi ancora oggi parla di confini e sovranismi. Noi pensiamo che l’identità sia dialogo tra alterità e che la più grande narrazione dell’uomo sia stata il suo essere in movimento.

Se a questo aggiungiamo che la musica ci permette di viaggiare, scopriamo quanto sia intimo il legame tra il nostro lavoro e il viaggio. Per questo vorremmo suonare in quante più città possibili, dal piccolo paesino di provincia alla grande metropoli. Viaggiamo perché suoniamo ma a volte pensiamo che suoniamo perché ci piace viaggiare. Dal viaggio raccogliamo esperienze ed emozioni che sono il fertilizzante per far germogliare nuove canzoni.

A proposito di live, è da poco partito anche il tour, com’è stato tornare dal vostro pubblico?

Il palco, insieme allo studio, sono il nostro habitat naturale e, dopo questo periodo di lontananza, il desiderio si è ancor di più alimentato.

Se è vero come è vero che la giusta distanza aumenta il desiderio: tornare dal nostro pubblico è stato toccare la bellezza con mano, scrutare l’infinito, assaporare lo stupore. Meravigliose sensazioni che ritroveremo in questo “Mondo Dentro Tour 2021 – L’arcobaleno dopo il Diluvio” che ci porterà in giro per l’Italia ad incontrarci in tante occasioni.

Cosa c’è nel futuro dei Crifiu?

Oltre a produrre nuovi brani, parallelamente, stiamo lavorando a un inedito spettacolo live streaming. Con il quale omaggiamo la Poesia del Sud e che sarà pubblicato dopo l’estate. Un lavoro multidisciplinare che oltre a nostre musiche e brani inediti coinvolgerà danza, teatro e letteratura in un racconto nuovo ed originale.

Ovviamente accanto a quest’attività discografica continueranno i concerti in tutta Italia. Invitiamo a seguire i nostri canali social (www.facebook.com/crifiuwww.instagram.com/crifiu_officialwww.twitter.com/CRIFIU) e il nostro sito ufficiale www.crifiuweb.com per conoscere tutte le attività. Ci vediamo live e online.

Salutate i nostri lettori con una citazione di una canzone (vostra o di altri), film o libro che vi rappresenta in questo momento

Un verso di un nostro brano “Non fermare mai”, un invito a seguire i propri sogni, desideri, inclinazioni e vocazioni, ci rappresenta da sempre:

“Non fermare mai mai mai
quello che tu vuoi
solo tu lo sai, sai, sai
quello che tu puoi
non fermare mai, mai, mai
quello che tu sei
Sono i sogni che tu fai
a dare voce ai giorni tuoi”.

a cura di
Mariangela Cuscito

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