Rappresentanza femminile nel mondo della Musica: a che punto siamo

Rappresentanza femminile nel mondo della Musica: a che punto siamo
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Non si è mai parlato così tanto di rappresentanza femminile nel mondo del lavoro, anche per quanto riguarda ambiti come Cinema, Musica e Spettacolo, come negli ultimi anni. Purtroppo però la percentuale femminile in ambito musicale è ancora molto bassa in Italia, e il cosiddetto gender gap sembra lontano dall’essere risolto.

Presenza femminile nell’industria musicale

Le donne che fanno musica, ancora oggi, sono una misera percentuale rispetto ai colleghi uomini. Secondo una ricerca promossa da SAE Institute le donne che lavorano nell’industria musicale sono solo il 27%. Ancora più basse le percentuali per quanto riguarda la composizione, sono infatti il 12,5%, e la produzione, appena il 2,6%. Difficile quindi poter parlare di parità di genere.
Diverso il discorso per quanto riguarda ruoli di promozione degli artisti e uffici stampa. In questi ambiti le donne sono le figure più presenti, ma in altri ruoli – più artistici – la presenza femminile fatica ad affermarsi.

Le donne ai festival musicali

Basta dare uno sguardo ai cartelloni di festival e rassegne musicali: le donne sono una minima parte. La percentuale di donne presenti nelle line up, soprattutto in Italia, è bassissima.

Diverso il discorso all’estero, dove tra gli artisti più apprezzati della musica pop sono donne. Ai Grammy 2021 infatti le quattro categorie principali sono state vinte da Beyoncé, Billie Eilish e Taylor Swift.

La domanda quindi è scontata: quello della musica in Italia è un settore particolarmente maschilista? Forse non più di altri, ma le differenze, il cosiddetto gender gap, si nota più che altrove.

Perché così poche donne

Nonostante si parli di ambito artistico, e quindi almeno idealmente più aperto e con maggiori possibilità anche per le donne, la sensazione è che sia invece lo specchio della realtà. La disparità infatti, anche nella musica, porta anche a un’occupazione basata sugli stereotipi, come il caso degli uffici stampa prevalentemente femminili, e a professioni influenzate da narrazioni di genere. Per le donne, a volte, è difficile anche immaginare di occupare un ruolo diverso.

Inoltre, anche in questo caso, sono costrette a dividersi tra famiglia e lavoro quando decidono di fare dei figli, e di conseguenza ad avere minori possibilità di successo rispetto ai colleghi uomini.

Un problema di stereotipi

Purtroppo ancora si tende a parlare delle musiciste utilizzando stereotipi di genere. Possono esibirsi su un palco, ma solo se l’esibizione è conforme a quella che il pubblico si aspetta da loro. Le donne devono parlare d’amore e l’emotività sembra essere l’unica strada da percorrere se vogliono fare musica.

Le artiste donne in Italia ci sono, ma sembrano essere ancora troppo rilevanti stereotipi di genere che all’estero sono invece meno presenti. Basti pensare a Billie Eilish, che nasconde il suo corpo ed evita ogni tipo di sessualizzazione.

In questo processo il giornalismo musicale ha le sue colpe. Emma Marrone, poche settimane fa, parlando della vittoria dei Maneskin all’Eurovision Song Contest, ricordò la sua partecipazione e le numerose critiche ricevute a causa del suo look. Al contrario “Damiano dei Maneskin è arrivato in conferenza stampa a petto nudo con gli stivali sul tavolo e la bottiglia in mano. Lui è stato apprezzato“, ha dichiarato.

Ancora, purtroppo, le donne sono guardate con sospetto o criticate se fanno riferimenti sessuali e, addirittura, se osano sperimentare musicalmente. Molti generi in Italia sono tutt’ora considerati una prerogativa maschile, come ad esempio il rap, e quando un’artista si avventura in questo mondo la stampa musicale la definisce con la discutibile espressione “al femminile“, come per sottolineare una volta in più l’eccezionalità della sua presenza.

Le parole di Madonna

Il discorso che fece Madonna quando venne premiata ai Billboard come donna dell’anno, nel 2016, è ancora oggi molto attuale:

Ovviamente ero ispirata da Debbie Harry, Chrissie Hynde e Aretha Franklin, ma la mia vera musa era David Bowie. Lui incarnava contemporaneamente lo spirito maschile e femminile e questo mi piaceva. Mi portava a pensare che non ci fossero regole. Ma mi sbagliavo. Non ci sono regole se sei un ragazzo. Ma se sei una ragazza, le regole ci sono eccome“, ha dichiarato.

Se sei una ragazza, devi stare al gioco. Ti è permesso di essere carina e sexy, ma guai ad apparire troppo intelligente. Guai ad avere un parere non in linea con lo status quo. Ti è permesso di farti trattare come un oggetto dagli uomini e di vestirti come una puttana, ma guai a farlo in modo consapevole. E mai, ripeto, mai condividere le proprie fantasie sessuali con il mondo. Siate ciò che gli uomini desiderano che voi siate, ma ancora più importante, siate quello che le altre donne vogliono che voi siate per compiacere gli uomini. E infine, non invecchiate. Perché invecchiare è un peccato. Sarete criticate e denigrate e state certe che non vi trasmetteranno più alla radio”.

Come si può superare la disparità?

Ascoltandole, andando ai loro concerti, acquistando i loro album. E parlare di gender gap e discriminazione di genere. Sempre, con chiunque, finché le cose non saranno finalmente diverse.

Noi, come redazione giornalistica, abbiamo deciso di collaborare con diverse realtà che si fanno promotrici di questo messaggio. Un festival che supera le differenze del genere “e dei generi (musicali)” dei quali siamo partner è L’OLTRE Festival di Bologna, che avrà luogo dal 23 al 28 giugno, nel parco delle Caserme Rosse. Saranno sei giorni di confronto ma soprattutto di concerti. Come si legge sul comunicato stampa, L’OLTRE Festival ha deciso di ospitare “artist* che uniscono, mescolano, intrecciano diverse sonorità, oltre-passando ogni possibile stereotipo”.

Sul palco del festival bolognese saliranno Margherita Vicario, Frah Quintale, Ariete, Rkomi e Psicoligi.

Ecco il calendario:

23 giugno – Margherita Vicario

24 giugno – Frah Quintale

26 giugno – talk

25 giugno – Ariete

27 giugno – Rkomi

28 giugno – Psicologi

a cura di
Daniela Fabbri

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Daniela Fabbri

Sono nata nella ridente Rèmne, Riviera Romagnola, nel 1985. Copywriter. Leggo e scrivo da sempre. Ho divorato enormi quantità di libri, ma non solo: buona forchetta, amo i racconti brevi, i viaggi lunghi, le cartoline, gli ideali e chi ci crede. Nutro un amore, profondo e viscerale, per la musica, in tutte le sue forme. Sono fermamente convinta che ogni momento della vita debba avere una colonna sonora. Potendo scegliere, vorrei che la mia esistenza fosse vissuta lentamente, come un blues, e invece sono sempre di corsa. Mi piacciono gli animali. Cani, gatti, procioni. Tutti.

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