Tornano i ROS con “L’Ultima Volta”

Tornano i ROS con “L’Ultima Volta”
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Ho conosciuto musicalmente i ROS, come credo molti di voi, nell’ormai lontano 2017. C’era X-Factor, c’erano loro e i Maneskin. Due cose mi colpirono del power trio toscano: aveva dalla sua un impatto visivo immediatamente riconoscibile e un muro sonoro di tutto rispetto, considerando che sono in tre e non in sei come gli Iron Maiden.

Silenzio apparente, come l’ultima volta

Proprio in queste ore è uscita “L’Ultima Volta”, il ritorno dei ROS sulla scena dopo quasi tre anni di “silenzio”. Le virgolette sono d’obbligo perché, nonostante una certa situazione pandemica che ha interessato un certo Pianeta, Camilla, Kevin e Lorenzo hanno continuato a scrivere, provare, incidere, cancellare, modificare un certo quantitativo di musica.

Da quanto è possibile ascoltare, il sound dei ROS, ovvero una potenza di fuoco pregevole unita a qualche rimembranza pop nella struttura, c’è ancora, non è stato snaturato e anzi è stato affinato. Un sound robusto, se vogliamo ancora più corposo, oltre a un testo in cui non è difficile intravedere una sorta di sarcastica disillusione.

Non rincorrono nuove mode, non abbandonano le proprie radici. Questo, di per sé, lo considero già un onorevole traguardo.

Proprio grazie all’uscita di “L’Ultima Volta” ho potuto scambiare quattro chiacchiere con Camilla, voce e chitarra dei ROS, scoprendo che abbiamo almeno una cosa in comune. Lo scoprirete solo leggendo l’intervista. Buona lettura!

I ROS si sono fatti sentire l’ultima volta con il trittico di singoli “Proiettile”, “Selvatica” e “Incendio”, tutti datati 2018. Ora, nel 2021, tornate con “L’Ultima Volta”. Cosa è successo in questi tre anni?

È successo di tutto: siamo saliti su tanti palchi, abbiamo fatto esperienze di ogni tipo, ci siamo messi in discussione e soprattutto siamo cresciuti. Ci va di dire quello che ci va e nel modo in cui ci va, senza filtri.

Come è nato questo brano? Quanto è cambiato dall’idea iniziale? È stata proprio “L’Ultima Volta” la prima canzone che avete scritto in previsione del vostro nuovo, imminente album?

In realtà è stata proprio l’ultima, come se fosse un riassunto di tutto: “abbiamo fatto un casino”. Ma cos’è la musica se non dare forma al caos con altro caos? “L’Ultima Volta” è nato dalla consapevolezza che non si può controllare tutto. E una volta che te ne rendi conto ti diverti pure.

Nella produzione del brano ho letto i nomi di Andrea Pachetti e Divi dei Ministri. Quanto hanno influenzato il vostro lavoro in studio? Come è stata l’esperienza in questi mesi?

Andrea Pachetti e Divi sono state due personalità fondamentali per esprimere al massimo quello che siamo oggi. Abbiamo lavorato ma anche vissuto insieme, ne sono successe un po’ di tutti i colori nel giro di un anno. E ne usciamo soddisfatti, cosa che accade raramente, ahahah!

Siete in tre, eppure imbastite un muro sonoro di tutto rispetto. Fate un casino della Madonna, lo dico con felicità. Da dove nasce tutta questa “energia ordinata”? A chi vi ispirate? Chi vorreste, invece, ispirare? Domanda un po’ marzulliana, lo so…

Beh, hai descritto il nostro sound in una frase. Ci piace suonare forte, dire le cose in faccia senza filtri, sfogarci con la musica. L’ordine viene da sé e prova a dare un senso a tutto questo. Ci ispiriamo sicuramente alla scuola anni ’90: Nirvana, White Stripes, Rage Against the Machine. Vorremmo ispirare i ragazzi come noi a sfogarsi suonando, fa bene.

Tra i ROS del 2016, quelli di X-Factor e il power-trio del 2021 quali sono le differenze? Quali, invece, gli elementi che li uniscono?

La differenza è che i ROS del 2021 hanno fatto tante esperienze e sono più grandi e consapevoli. L’elemento che li unisce a quelli del 2016 è la voglia di suonare, che li unirà anche a quelli del 2037.

I ROS in posa. Evviva i camicioni a quadri
Tornano, sembra, i concerti. Tra difficoltà e soluzioni (ancora) d’emergenza, ma tornano. E voi, quando tornerete sui palchi?

Speriamo subito. La nostra musica nasce per essere suonata live e fremiamo dalla voglia di tornare. E a breve lo faremo.

Arriva la “domanda scomoda”: nella tua playlist Spotify e in generale nei tuoi ascolti in genere, c’è un artista, un album o un brano di cui “ti vergogni”, o che comunque molti non si aspetterebbero associarlo a te?

Dua Lipa, e non me ne vergogno!

Qual è la cosa più importante per te e per voi come ROS nell’ambiente dell’Arte?

Restare fedeli a se stessi e non compromettersi mai. Solo così l’Arte diventa una cura per te e per gli altri. Ho rischiato di perdermi ed è brutto il buio. Adesso siamo fieri del nostro disco e, vada come vada, siamo Noi.

Domanda “plot-twist”: mi complimento per il camicione a quadri che indossi nelle foto promozionali. Da prigioniero degli anni ’90, apprezzo molto. Quante camicie a quadri hai nell’armadio?

Allora siamo nella stessa magica prigione, io ci sono proprio nata. Il mio armadio, come la mia chitarra, è un po’ una macchina del tempo… e ancora non hai visto nulla.

a cura di
Andrea Mariano

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Andrea Mariano

Andrea nasce in un non meglio precisato giorno di febbraio, in una non meglio precisata seconda metà degli Anni ’80. È stata l’unica volta che è arrivato con estremo anticipo a un appuntamento. Sin da piccolo ha avuto il pallino per la scrittura e la musica. Pallino che nel corso degli anni è diventato un pallone aerostatico di dimensioni ragguardevoli. Da qualche tempo ha creato e cura (almeno, cerca) Perle ai Porci, un podcast dove parla a vanvera di dischi e artisti da riscoprire. La musica non è tuttavia il suo unico interesse: si definisce nerd voyeur, nel senso che è appassionato di tecnologia e videogiochi, rimane aggiornato su tutto, ma le ultime console che ha avuto sono il Super Nintendo nel 1995 e il GameBoy pocket nel 1996. Ogni tanto si ricorda di essere serio. Ma tranquilli, capita di rado. Note particolari: crede di vivere ancora negli Anni ’90.

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