Maneskin: rivoluzione o niente di nuovo?

Maneskin: rivoluzione o niente di nuovo?
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Come tutti sappiamo i Maneskin hanno vinto la 71° edizione del Festival di Sanremo. Un risultato inaspettato soprattutto perché Ermal Meta sembrava il favorito, ma neanche il super potere di Chiara Ferragni che ha invitato i suoi milioni di follower a votare la canzone Chiamami per nome (proposta da Fedez e Francesca Michielin) è riuscita a spodestare i Maneskin.

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Il salto

La canzone proposta dai Maneskin si chiama Zitti e buoni, una chiara dichiarazione d’intenti col testo che recita “scusami ma ci credo tanto che posso fare questo salto “. Canzone scritta da tutti i componenti di una band che è cresciuta dall’edizione di X Factor del 2017, quando arrivano secondi ma vennero premiati con un contratto discografico con la Sony Music. Poi i dischi di platino, prima con l’EP Chosen poi coi singoli Torna a casa e l’album Il ballo della vita. E ancora 5 dischi d’oro, 70 date sold out in Italia e Europa nel tour 2018-19.

Pensate che soddisfazione salire sul palco più prestigioso della musica italiana, coronare un sogno e dedicare la vittoria proprio a quel professore che li voleva zitti e buoni. La sentenza definitiva della vittoria è arrivata grazie al 40,7% delle preferenze raccolte al tele-voto, che pare sia stato composto da donne, per la maggior parte e under 35.

La benedizione dei rocker italiani

La benedizione di Vasco Rossi su Instagram e Manuel Agnelli (che è una sorta di loro padre putativo) sono un’ulteriore conferma dell’autenticità della proposta. Ovviamente il pubblico si divide fra puristi del rock che considerano questo evento come la banalizzazione del genere venduto definitivamente al mercato e altri che rivendicano la capacità dei Maneskin di descrivere le difficoltà di una generazione, la riconquista dei propri spazi con un mezzo autentico, appunto, come il rock.

Fra gli articoli di testate accreditate, con approvazioni ma anche dissensi, Marco Castoldi, in arte Morgan ha voluto dire la sua: “Non è la rivoluzione, ma almeno è decenza musicale e scenica perché per il resto c’era banalità e Carnevale”.

I Maneskin hanno presentato il loro pezzo manifestando tutta la loro determinazione, tecnicamente non perfetti, con la voce di Damiano che rischiava di perdere fiato ad ogni strofa, ma il gruppo ha tirato fuori un suono energico e compatto.

Questi ragazzi si sono riappropriati di un genere diretto e istintivo per veicolare un messaggio. Lo hanno fatto con umiltà e dedizione, con un’unità di intenti che ci lascia sorpresi. Costruiti a tavolino con quella tendenza molto hype del gender fluid? Sarà il tempo a giudicare, ma la chitarra di Thomas Raggi suona. Saranno cose già sentite, qualcuno ha avanzato ipotesi di plagio, ma il rock’n’roll ha poche soluzioni, abusate, ma che richiedono intensità e cazzimme e loro ci provano ed è già tanto.

a cura di
Beppe Ardito

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Beppe Ardito

Da sempre la musica è stata la mia "way of life". Cantata, suonata, scritta, elemento vitale per ridare lustro a una vita mediocre. Non solo. Anche il cinema accompagna la mia vita da quando, già da bambino, mi avventuravo nelle sale cinematografiche. Cerco di scrivere, con passione e trasporto, spinto dall'eternità illusione che un mondo di bellezza è possibile.

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