“Giulio” è la “voce di dentro” della Preghiera di Jonah

“Giulio” è la “voce di dentro” della Preghiera di Jonah
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Giulio” è l’elegia della Preghiera di Jonah, nonché l’ultimo singolo della band campana uscito il 29 gennaio.

È impossibile approcciarsi a questo brano in maniera superficiale, già dal primo ascolto si viene travolti dal sentimento puro e, oserei dire finalmente, anche vero che una band sa donare in un modo così spontaneo e naturale.

La preghiera come il nuovo canto delle giovani generazioni

Sappiamo che le nuove generazioni si approcciano ai valori in una maniera del tutto mutata rispetto ai nostri antecedenti. Con questa affermazione non voglio criticare, quanto piuttosto constatare che il sistema valoriale è cambiato e con esso anche il riferimento alla cristianità, elemento invece ricorrente nella band campana (basta vedere il nome).

Voglio dunque credere al fatto che La preghiera di Jonah, rivisiti attraverso i suoi brani il concetto stesso di preghiera, che non si rivolge necessariamente ad una divinità “ultraterrena”, quanto invece ad una dea trascendentale ugualmente come la Musica.

Non manca una ricercatezza sonora

La Preghiera di Jonah l’abbiamo vista, brano dopo brano, andare a scandagliare sempre più a fondo le caratteristiche dell’elettro pop. Voci effettate, autotune (il giusto), tastiere e synth sono il mix perfetto per una canzone dal piglio immediato.

“Giulio” è la voce dell’io latente

Giulio”, ultimo singolo della Preghiera di Jonah, somiglia a mio avviso a quella “voce di dentro” (come direbbe De Filippo) rimasta sepolta in un angolo dell’anima e che ogni tanto spinge per uscire, si fa scorgere, ci solletica finché poi ad un certo punto siamo costretti a farla emergere. E ciò che scopriamo altro non è che quell’accumulo di pensieri, amori, paure e mancanze dovute, in questo caso, alla scomparsa di un genitore.

“Un bacio sulla fronte fredda, che non sentirai, perché non sei più qua”

E poi continua, “…papà”. Questa frase mi ha completamente distrutto, non solo per l’immagine di un bambino diventato uomo dopo il macigno di un lutto familiare, quanto piuttosto la naturalezza e semplicità espressiva che La preghiera di Jonah ha saputo usare per rendere un evento così traumatico accessibile anche ai cuori più duri.

a cura di
Ilaria Rapa

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