“Quando trovo te”: la ripartenza di Francesco Renga

“Quando trovo te”: la ripartenza di Francesco Renga
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“Dimenticare come forma di protezione e come riparo da una vita che spesso ci costringe alla fretta”

Francesco Renga torna a Sanremo con “Quando trovo te” (Sony Music), brano scritto con Dario “Dardust” Faini e Roberto Casalino. Nato da un diario dell’adolescenza e da vecchie foto ritrovate negli scatoloni durante un trasloco a inizio lockdown. “Ricordi fisici che fecero riaffiorare in maniera potente ricordi sedimentati in me, è stato liberatorio”.

“Sono quei ricordi che teniamo nascosti per non svilirli nella frenesia della quotidianità”

“Quando trovo te” nasce quindi da un’urgenza espressiva, “scritto in quattro ore, cosa rara, magica”. Come la riscoperta del valore delle piccole cose di ogni giorno “che a me personalmente salvano la vita”. Un testo che parla di qualcosa di bello, “c’è felicità anche nel ritmo, non è una ballad classica”, preannuncia Renga. “È una canzone che ha bisogno di tempo per essere ascoltata e apprezzata a pieno, crescerà nell’arco delle serate”.

A proposito di lockdown e pandemia, dopo un anno possiamo dire che non è andato tutto bene. Qualcuno è stato lasciato indietro, vedi i cosiddetti lavoratori dello spettacolo. “Questo periodo a me è servito per riscoprire cose che stavamo perdendo, che sembravano scontate ma che sono diventate la nostra quotidianità”.

Come il senso di comunità, la sensibilità di accorgersi che qualcuno aveva più bisogno e dargli una mano. Renga lo ha fatto con la sua “Angelo“, associata alle immagini di una Brescia deserta. “Ha acquisito un significato diverso, molto profondo e salvifico per la citta”. Come può essere salvifico l’oblio, la rimozione: “quello che nascondo, molte volte affiora nelle canzoni che scrivo. Ogni artista usa arte per raccontarsi e raccontare il proprio mondo, i fantasmi e le paure”.

“Anche la pandemia, come ogni esperienza che viviamo ci cambierà, non riusciremo a dimenticarla perchè ci avrà reso persone diverse, migliori se possibile”.

Francesco Renga ph. Toni Thorimbert


Tra i ricordi belli e indelebili di Francesco Renga ci sono quelli legati all’infanzia. “Durante le vacanze in Sardegna mio nonno Pietro, l’unico che mi chiamava Pier Francesco, mi svegliava alle 6 per andare a raccogliere la verdura da dare agli animali. Lui alle 6 aveva già munto le mucche, ricordo ancora il sapore e il tepore di quel latte”.

Anche queste sensazioni sono presenti in “Quando trovo te” che lo riporta a Sanremo per la nona volta. Otto da solista e una con i Timoria, la prima, “la più entusiasmante”. Ogni anno ha significato qualcosa: “Quella vena di follia, la voglia di rivoluzione, l’urgenza di farsi ascoltare, c’è ancora oggi. Questo Festival sicuramente passerà alla storia, e speriamo sia la prima e ultima volta senza pubblico”.

“È molto limitante cantare senza pubblico che ti dà un feedback immediato, ma resta una ripartenza personale, torno dopo un anno su un palco. Ma soprattutto una ripartenza per tutto il Paese: non siamo solamente noi su quel palco. Sanremo dà lavoro a migliaia di persone che altrimenti non avrebbero lavorato ancora una volta”.

Lo sa bene lui che ha collezionato una vittoria nel 2005 con il brano “Angelo” e due premi della critica. Con “L’uomo che ride” (1991 – Giovani) e “Raccontami” (2001 – Big). Che su quel palco si è esibito anche come super ospite nel 2010 con “La voce del silenzio”, e nel 2018 in trio con gli amici e colleghi Max Pezzali e Nek.

Pareri sul cast molto giovane di questo Sanremo

“È una vera rivoluzione, specchio del panorama artistico e musicale contemporaneo. Mi diverte tantissimo ed è motivo di orgoglio giocarmela con loro, hanno l’età di quando cominciai. Da zio gli consiglio di non perdere quella luce, quel fuoco potente, quella scheggia di follia e incoscienza. La stessa che porta ognuno di noi a confrontarsi su quel palco, divertendosi e divertendo”.

Rispetto a lui ragazzo: “sono rimasto lo stesso, intatto è lo spirito di follia e l’incoscienza. Certo è cambiata l’età, la consapevolezza, la maturità e i capelli che non tingo”. Sottolinea poi la necessità di cercare e pretendere sempre la felicita. “Sono un uomo fortunato, ho tutto quello di cui ho bisogno e molto di più”.

A proposito di duetti e cover a Sanremo

“Per me fare una bella cover è un valore aggiunto, dà una lettura artistica più ampia alla canzone”. Ricordiamo che Francesco Renga ha all’attivo anche un album di cover “Orchestraevoce”. Un omaggio alla musica italiana degli anni ’60 divenuto platino in poche settimane dall’uscita.

Il rapporto con i figli

“Sono cresciuto insieme a loro, anche dal punto di vista artistico. Sono i miei occhi e le mie orecchie e sono “diabolici” nello smontare qualunque cosa faccia. Jolanda è l’artista, Leo è orso come me.

In chiusura di conferenza, abbiamo chiesto a Francesco Renga se sta lavorando al nuovo album e se ci saranno collaborazioni. Ci ha risposto così: “Non ho idee precise sull’album ora, scrivo ma sono concentrato su Sanremo“. Non esclude l’ipotesi collaborazione: “Mi è sempre piaciuto il confronto quando nasce sincero, non costruito a tavolino“.

a cura di
Mariangela Cuscito

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Mariangela Cuscito

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