Artisti emergenti, Uffici stampa, promoter: un articolo per voi

Artisti emergenti, Uffici stampa, promoter: un articolo per voi
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Ci sono cose regolari e cose che non lo sono e voi artisti emergenti, uffici stampa e promoter musicali dovreste saperle riconoscere, nel vostro stesso interesse

Oggi mi è capitato di leggere sulla pagina Facebook di uno degli artisti emergenti che si stanno autopromuovendo, che un giornale online gli ha mandato un listino prezzi dopo aver ricevuto via mail la comunicazione del nuovo singolo in uscita.

Tot. euro per un’intervista, tot. euro per una recensione e così via. Senza menzionare il fatto che, forti dei loro millemila follower, rincarano ulteriormente il prezzo dato che possono fare Swipe Up, pratica possibile su Instagram solo dopo aver superato i 10k di follower.

Ora, mi metto nei panni di un emergente proprio alle prime armi che tenta in tutti i modi di farsi ascoltare, conoscere e di trovare il proprio spazio in questo immenso mare di musica vecchia e nuova e mi rendo conto che alla fine, potrebbe anche essere allettante un’offerta di questo tipo.

Alcuni accettano, pagano, e sperano che serva a qualcosa. Altri invece preferiscono affidarsi a webzine, magazine, periodici, giornali, blog o testate che invece non chiedono denaro (fortunatamente ancora ci sono).

E fanno bene, vediamo il perché.

L’informazione non può essere svolta in cambio di un pagamento

Cerchiamo oggi di fare chiarezza su cosa un giornale o un giornalista può chiedere in cambio di un articolo, un’intervista o una recensione; dato che negli ultimi tempi sembrano sempre più frequenti episodi al limite delle regole oppure decisamente irregolari.

Esiste una legislazione applicabile a tutti i periodici, che siano iscritti all’Ordine o che non lo siano. Di base vale una regola uguale per tutti. Non si fa informazione (intervista, recensione o menzione) in cambio di denaro. Questo perché essa prenderebbe il nome di messaggio promozionale o pubblicitario e dovrebbe essere espressamente esplicitato.

Sono passata sui siti di questi magazine e non ho trovato da nessuna parte alcun tipo di dicitura come “messaggio promozionale“, “pubblicità” o cose similari. A vederli così come sono pubblicati sembrano semplici articoli come i nostri qui su TSCK, per esempio.

Articoli, i nostri, che non sono mai stati scritti a seguito di alcun compenso ma che allo stato dei fatti sembrano della stessa pasta. E qui casca l’asino: non sono assolutamente assimilabili poiché una cosa è l’informazione, l’altra è la promozione.

Le normative

Anche il Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti si è occupato della materia non molti anni fa dato che il fenomeno è un problema consolidato e non è una novità degli ultimi anni.

Il Consiglio definisce così i limiti di quella che è una pubblicazione giornalistica e una promozionale

Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti italiani valuta con preoccupazione le commistioni fra pubblicità e testi giornalistici, che compaiono con sempre maggiore frequenza, in particolare all’interno delle pubblicazioni periodiche a stampa.

Troppo spesso il cittadino non viene messo in grado di capire se il messaggio che gli viene inviato ha natura esclusivamente informativa o se vuole, invece, indirizzarlo e convincerlo a scelte commerciali.

A loro volta, nel quadro di un certo tipo di iniziative editoriali apertamente subordinate a esigenze di marketing, i giornalisti si sentono pesantemente e insistentemente pressati ad assumere funzioni che loro non spettano e che in ogni caso mettono a rischio l’autorevolezza e la dignità del lavoro giornalistico e contemporaneamente non garantiscono al lettore la necessaria trasparenza e distinzione tra informazione e pubblicità.

Il Consiglio nazionale sa bene che la pubblicità, nelle sue diverse forme, costituisce uno dei perni sui quali si regge oggi il sistema dei mass media. Essa non va dunque in alcun modo demonizzata, a patto che – a tutela primaria del lettore – rimangano tracciati con chiarezza i confini tra le diverse sfere del giornalismo, del marketing e del messaggio promozionale.

In questo senso il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti ricorda che proprio attraverso il protocollo firmato nel 1988 con le organizzazioni del settore pubblicitario – unitamente alla Fnsi – nonché attraverso le norme recepite nei contratti di lavoro è stata prevista – in pieno accordo con la Federazione degli editori – una trasparente separazione fra notizie e pubblicità formulando e applicando rigorose norme di comportamento, nel comune intento di mantenere distinti i testi giornalistici dai messaggi a finalità commerciali.

Oggi queste regole vengono sistematicamente eluse o erose. Troppo spesso si leggono testi impaginati come articoli giornalistici, ma sostanzialmente indirizzati alla presentazione di un prodotto e quindi privi del distacco e dello spirito critico necessari, finendo per costituire uno spot pubblicitario più o meno mascherato.

Come si sostiene un giornale

Mi sono sempre chiesta: ma come sopravvivono i giornali e come possono permettersi di pagare i giornalisti? La risposta è solo mediante la pubblicità.

La pubblicità è una pratica regolare e legale. Lo sono per esempio i banner pubblicitari, o gli sponsor sulle pagine o sulle sezioni. Benvenga la pubblicità che permette di retribuire e rimborsare i propri giornalisti.

Cavoli se da direttrice di questa testata non vorrei dei banner pubblicitari per rimborsare e retribuire i miei giornalisti!

Ma non succederà mai che a seguito di una mail di presentazione, qualcuno di noi possa rispondere con un listino prezzi.

Concludendo

Se vi chiedono dei soldi per un’intervista, il mio consiglio è di rifiutare. Ci sono tanti ottimi giornali online che, in modo estremamente professionale, si dedicheranno a voi. Che siate super nuovi e poco conosciuti o che siate già un po’ navigati.

Se nessuno sarà disponibile ad intervistarvi allora sì. Da parte di un rappresentante commerciale, vi potrà essere proposto un articolo in cambio di cash, ma dovrà essere scritto sull’articolo stesso per essere regolare.

a cura di
Sara Alice Ceccarelli

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Sara Alice Ceccarelli

Giornalista iscritta all’ODG Emilia Romagna si laurea in Lettere e Comunicazione e successivamente in Giornalismo e Cultura editoriale presso l’Università di Parma. Nel 2017 consegue poi un Master in Organizzazione e Promozione Eventi Culturali presso l’Università di Bologna e consegue un attestato di Alta Formazione in Social Media Management presso l'Università di Parma. Ama il giallo e il viola, possibilmente assieme e vive in simbiosi con il coinquilino Aurelio (un micetto nero). La sua religione è Star Wars. Che la forza sia con voi.

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