Daniele Silvestri, in tour con La cosa giusta, ha fatto tappa a Sant’Agata Bolognese.
Continua a dare una sensazione strana essere di nuovo, finalmente, davanti a un palco, ma senza avere il privilegio di muoversi come eravamo abituati.
È pur sempre una ripresa, una riconquista
Daniele Silvestri lo sa. È uno degli artisti che ha preferito non rinviare il tour nel 2021 ed esibirsi invece per platee giocoforza più piccole, purché si torni su un palco. Purché si torni a far circolare la musica dal vivo.
La sensazione strana iniziale cambia, tramuta dunque in entusiasmo, perché oggi anche un live non è più così scontato. Lo scatto dalle sedie che si ha, in maniera estremamente naturale, quando parte la vivacità di Salirò, è un segnale. Un bel segnale.
Un una bella manifestazione di come la musica di Silvestri rinvigorisca l’animo di chi è stato per troppo tempo in astinenza da concerti.
Energia tra gli spettatori, energia tra gli artisti
Sant’Agata Bolognese è stata palco e platea per un’energia bilaterale, scagliata avanti e indietro tra Daniele Silvestri, la sua band e il pubblico. Una serata all’insegna di emozioni che tornano a circolare e a essere condivise.
D’accordo il metro di distanza, d’accordo le più che sacrosante disposizioni di sicurezza: si può fare. Non è come prima, ma di questi tempi è una gioia immensa poter riassaporare un concerto. Si vede, si è visto: ovunque ci girassimo, tante, tantissime vibrazioni positive.
Difficile spiegare in maniera più concreta quello che è accaduto al concerto di Daniele Silvestri, a Sant’Agata Bolognese. È successo qualcosa di bello, meravigliosamente bello.
Un modo, a ben pensarci, c’è: lasciar parlare le fotografie di Mirko Fava.
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articolo di
Andrea Mariano
foto di
Mirko Fava
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Biografia (fonte TicketOne)
La cifra stilistica di Daniele Silvestri coniuga la ricerca di una nuova canzone d’autore con il riscon-tro del grande pubblico, mescolando talento e tradizione, leggerezza espressiva e impegno civile, come testimoniano canzoni quali Cohiba, Il mio nemico e La mia casa al fianco di Le cose che ab-biamo in comune Acrobati (2016, Salirò e Quali alibi. Le sue partecipazioni a festival popolari hanno sempre lasciato un segno, grazie alla singolare impronta che le contraddistingue: mai sopra le righe, ma sempre sorprendenti.
I tantissimi riconoscimenti ricevuti (Premio Tenco, David di Donatello, Recanati, Amnesty Italia, Grinzane-Cavour, Carosone per citarne alcuni) costituiscono un’ulteriore conferma della sua at-tenzione verso l’altro, dello sguardo, della parola e dell’azione sempre vigili sul presente, solidali, lucidi, generosi. Nascono così i numerosi progetti costruiti con e per Onlus anche molto diverse tra loro: Movimondo in Mozambico, Agende Rosse, CUAMM, Every Child is my Child tra le altre.
I suoi testi sono spesso acrobazie linguistiche balzate fuori dagli otto album in studio: Daniele Sil-vestri (1994), Prima di essere un uomo (1995), Il dado (1996), Sig. Dapatas (1999), Unò-dué (2002), Il latitante (2007), S.C.O.T.C.H. (2011) e Acrobati (2016). Il 3 maggio 2019 è uscito il suo ul-timo disco La Terra sotto i piedi, che contiene anche Argentovivo, brano presentato al Festival di Sanremo dello stesso anno.
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