Musica ed emozioni, anche nello sport: Anversa 1920

Musica ed emozioni, anche nello sport: Anversa 1920
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La musica ha quella capacità intrinseca di trasmettere emozioni, condisce e alle volte scandisce i nostri giorni, i nostri ricordi, belli o brutti che siano. Sa rendere speciali, unici, determinati momenti della nostra vita che saranno impressi per sempre dentro di noi. La musica rende speciali anche momenti di sport, incorniciandoli e di fatto consegnandoli alla storia.

Anversa 1920

Siamo ad Anversa, ai Giochi Olimpici del 1920, la disciplina è la marcia di 10 km. Per le finali si qualificano l’esperto Donato Pavesi ed un appena diciottenne Ugo Frigerio, che sarà il protagonista di questa storia. Le speranze italiche erano poste sul primo dei due atleti. Il secondo era praticamente al debutto ma ha fatto notare, nella batteria di qualificazione per la finale, di avere un passo unico, si muove con una fluidità rara.

Il giorno della finale si presenta in modo decisamente unico, aveva in mano della carta e si teneva spesso la bocca perché erroneamente un dentista, o presunto tale, gli estrae un dente dalla bocca. Ma non è quello giusto, infatti il dente cariato, da togliere, è ancora dentro mentre quello sano è stato estrapolato. È il momento della finale, al dolore e tutto il resto ci sarà tempo.

Inizia lento ma cresce in maniera vertiginosa e negli ultimi due km attua il sorpasso e concede un distacco di quasi due minuti al secondo in classifica, l’americano Pearman.

Il giovane italiano vince, nello scenario mondiale della marcia s’impone un nuovo atleta, giovane e vincente, divenuto popolare grazie anche ad un errore. Al momento della premiazione, l’Orchestra perde lo spartito della “Marcia Reale”. Per rimediare scelgono di suonare quello che stava diventando e diventerà un successo mondiale.

Lo specchio musicale dell’Italia degli inizi del Novecento, dove la musica era perlopiù folkoristica, quasi povera, con testi dialettali, uno su tutti il napoletano, la straordinaria “O’ sole mio” di Giovanni Capurro.

Ugo Frigerio
“O’ sole mio”, canzone napoletana per antonomasia

Erano si gli anni Venti, ma la popolarità di quella canzone oltrepassava i confini italici, già dai primi versi fu tripudio e ovazione del popolo belga, che conosceva il testo a memoria. Col consenso di un estasiato re Alberto di Belgio.

Una canzone che sarà consegnata alla leggenda, un’atleta che passerà alla storia, come due rette perpendicolari, si sono incontrati e toccati. La loro storia, anche se per pochi minuti, si è intrecciata, come un grande abbraccio.

Rivincerà anche nell’Olimpiade successiva, sarà uno degli atleti con il quale il duce è riuscito a fare una propaganda che,secondo il suo pensiero, prevedeva l’uomo virile,atletico, prestante, insomma imbattibile.

Frigerio si ritira dopo Los Angeles 1932, divenendo imprenditore nel settore dei formaggi e scomparirà nel ’68.

Nel 2015 è entrato nella Walk Of Fame dello sport italiano, mentre “O Sole Mio”, composta nel 1898 , sebbene diverse vicissitudini riguardanti la proprietà intellettuale, rimane nell’immaginario collettivo come la canzone napoletana per antonomasia.

a cura di
Fortunato Coppola

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