Cardo: “Da cantautore a coltivatore di canzoni”

Cardo: “Da cantautore a coltivatore di canzoni”
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Dopo le ottime uscite di Domani e Unità (Dischi Rurali, 2020), Cardo, l’ex frontman dei Botanici torna con una hit dal titolo quasi “scandalistico”, ma dal cuore tenero e pieno di leggerezza: Se insisti te lo do affronta il tema del sesso e del corpo in modo giocoso, pieno di vitale umanità. Ci siamo fatti raccontare da Cardo cosa si cela dietro l’uscita del brano, e come gli sia venuto in mente di scrivere un brano così esplicitamente genuino. 

Cardo è un nome che ha un profumo ben preciso; che rapporto c’è tra la tua musica e il tuo nome, e quanta ruralità di fiore di campo si nasconde tra le pieghe della tua anima musicale?

Sul mio nome – che è quello del fiore – posso dire che racchiude tanti significati. Scelsi di chiamarmi così perché iniziai a scrivere le mia prime canzoni come cantautore durante un viaggio in Scozia. Viaggiare fa sempre bene e ti dà l’occasione di scoprire nuove cose, di pensare a quanto è bello vivere. Dietro la scelta di questo nome co-esistono molti significati poetici, ma quello che più mi piace sta nella natura selvatica del cardo: i cardi nascono spontanei , spesso anche sui bordi delle strade; il cardo, poi, ha un buon profumo, è bello ma ha anche le spine, quindi per sentirne l’odore corri il rischio di pungerti. Insomma, il nome non è scelto a caso.

Il tuo percorso comincia come frontman dei Botanici, per poi ritagliarti una tua precisa dimensione come solista; quanto sei cambiato dai tuoi esordi in band? Credo che il passaggio dal suonare in un gruppo a trovarsi da solo su un palco a volte possa essere doloroso, per quanto necessario. Per te come è stato?

Per quanto abbia sofferto, lasciare la band è una scelta che ho dovuto prendere principalmente perché avevo la necessità di gestirmi da solo e di poter fare musica quando potevo e ne avevo la possibilità e come volevo. Con la band non puoi permetterti di rispettare i tuoi tempi ma devi viaggiare alla velocità del gruppo. Poi nella vita ho anche altri impegni e priorità, oltre la musica; mi stimolava avere un progetto dove potermi scoprire totalmente e sperimentare. È stata una bella occasione di crescita a livello artistico per alcuni punti di vista. Ovviamente da solo mi sono reinventato, ma senza snaturarmi. Chi conosce Cardo ormai sa in che mondo ci troviamo, in quali atmosfere. 

Un nuovo singolo che sveste i panni della provocazione per farsi provocante: in “Se insisti te lo do” non c’è sfida o rivalsa, il corpo non è oggetto di disanalisi fatta con perizia poetica e il sesso non diventa terreno di battaglia per canzoni d’impegno; mi dà piuttosto l’idea di essere un brano giocoso, che ricorda a tutti che in fondo quello del corteggiamento è un gioco, e che in amore, a volte, bisogna sapersi prendere anche poco sul serio. Quanto c’è di vero, in questa breve diagnosi?

Hai colto perfettamente nel segno. Mi rendo conto che un titolo del genere possa generare  fraintendimenti ma chi mi conosce e conosce la mia sensibilità artistica sa che non sono mai superficiale nelle mie canzoni, anche quando sono leggero. “Se insisti te lo do” vuole essenzialmente giocare e spiazzare; l’arte e la musica devono puntare anche a questo: non possiamo limitarci a far sempre quello che gli altri si aspettano, a volte bisogna stupire. “Se insisti te lo do” è fondamentalmente un gioco: ci ricorda che a volte è importante anche giocare, e il brano vuole sfatare il sesso come tabù in qualsiasi sua forma attraverso questo tono scanzonato. Se ci pensi, le drag queen anche “giocando” hanno contribuito a sfatare il tabù del travestimento. È una provocazione non provocatoria, è divertimento, è spirito rock’n’roll.

Hai un po’ paura di essere frainteso? Sono mesi di dibattiti su tematiche scottanti, dalla parità di genere alla rivalutazione del rapporto uomo-donna. Un titolo del genere potrebbe far storcere il naso a tanti…

Non ho paura, chi vuole fraintendere fraintenda. Il brano essenzialmente gioca senza prendersi sul serio e senza essere volgare o irrispettoso verso l’altro sesso. L’aspetto provocatorio è tale in quanto la canzone non deve essere accolta da tutti nello stesso modo, e io mi aspetto anche questo. Sono pronto. Poi penso che chi ci veda qualche strana forma di sessismo o omofobia non mi conosca come persona e come artista, o che non ha capito l’intenzione del brano. Indignarsi per questo brano denota allo stesso tempo una forma di chiusura e preconcetto. In ogni caso, ognuno è libero di accogliere o meno il brano.

Secondo te, quanto è importante oggi finir dentro contenitori ampi e spesso dispersivi (per quanto fondamentali, per il lancio dell’artista) come le playlist editoriali? Input per la scoperta di nuovi talenti o manipolazione dell’ascolto? Anche questo, è di certo un dibattito più che aperto…

È molto importante, anche se la piega che ha preso il mercato della musica non mi piace affatto. Oggi, se non sei già un po’ conosciuto non ti fanno suonare, quindi sei costretto a fare questo gioco di entrare nelle playlist e raggiungere le persone prima su questi canali streaming per poter suonare in giro.

Gli streaming, poi, pagano pochissimo. Per me lo streaming ha certamente aperto tante possibilità, ma ha anche ucciso alcuni piccoli artisti che sicuramente lavoravano meglio nella modalità tradizionale. L’errore è stato ridurre quasi esclusivamente tutto a questo. Sarà che sono della vecchia scuola in cui gli artisti nascevano prima suonando nei locali, oggi nascono prima online. Va così, possiamo farci poco.

Dischi Rurali, realtà in emersione che sta tirando fuori dal cilindro progetti interessanti. Da cosa nasce la scelta del nome, e da dove deriva la tua necessità di inaugurare un percorso nuovo, libero da vincoli che non fossero quelli che ti sei dettato?

Sì, Dischi Rurali è la prima etichetta nata sul modello di una cooperativa agricola. Volevo dare alla musica quella naturalezza, quella verità che si può trovare nelle zone rurali e paesane – che sono le zone da dove vengo – e volevo farlo insieme ad altri artisti. Quindi era un po’ questo il senso, sganciarsi dalle tante chiacchiere e dalle mode, fare musica nella modalità più sincera, con tanta sostanza e tanto cuore.

Dischi Rurali è questo. Siamo ancora una piccola realtà in crescita ma con tanti progetti per il futuro. 


“Domani”, il tuo primo singolo post EP, aveva tinte romantiche e intime, “Unità” virava malinconicamente verso sonorità più elettriche. Con “Se Insisti te lo do” la rotta si aggiusta nuovamente, riscoprendo il tuo mai sopito amore per Vasco Rossi, ma a tratti ricordando anche un pò il primo Grignani. Cosa ci dobbiamo aspettare dal Cardo che verrà?

Certo, anche se la rotta non è mai stata persa. Semplicemente credo che un disco debba essere vario seppur provenire dalla stesse matrice e quindi muoversi attorno alla stessa idea artistica. “Domani” è un brano molto intimo e in produzione abbiamo pensato fosse giusto lasciarlo così, molto minimalista. Poi i grandi del passato ci insegnano che una chitarra e una voce possono regalare già da sole emozioni anche più forti. Inoltre, credo che tra le mille proposte l’ascoltatore sia anche un po’ confuso ed io voglio arrivargli diretto, sincero, chiaro e senza troppi artifici.

“Se insisti te lo do” ovviamente è un pezzo irriverente e spavaldo, quindi non poteva avere lo stesso concept degli altri brani; tuttavia, mantiene la stessa matrice di produzione nella scelta dei suoni, degli strumenti, nell’idea di essenzialità e di approccio live. Cosa dobbiamo aspettarci da Cardo, domani?

Da Cardo non sai mai cosa puoi aspettarti; credo di essere il tipo di artista che una volta tira fuori il brano impegnato che si guarda intorno, una volta quello introspettivo o più romantico, una volta la hit estiva e così via. Tutto però deve rispondere ad un requisito: essere cult in stile Cardo.

Salutaci a modo tuo, come preferisci, e facci una promessa che di certo manterrai. 

Vi saluto e vi abbraccio dicendo che stiamo creando un mondo, un mondo di canzoni cult senza tempo con atmosfere ben precise che caratterizzano lo stile di Cardo. Devo tutto a chi riesce ad apprezzare la mia musica e mi segue. 

a cura di
Giulia Perna
credit foto di copertina
Armando Dicuonzo

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Giulia Perna

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