“To Love is to Live”, l’esordio solista di Jehnny Beth è un campo di battaglia
Jehnny Beth per molti è soprattutto la frontwoman del gruppo post punk Savages, ufficialmente in pausa, il cui ultimo disco risale ormai al 2016.
To Love is to Live è invece il suo esordio solista. O forse sarebbe meglio dire un campo di battaglia, sul quale si scontrano elementi contrastanti: innocenza e peccato, purezza ed erotismo, vulnerabilità e aggressività, femminilità e mascolinità, rabbia e dolcezza, con al centro lei, Jehnny Beth.
“Contiene moltitudini” avrebbe detto Walt Whitman. Infatti, se con le Savages ci aveva abituato ai bianchi e neri netti, qui si aggiungono diverse sfumature di grigio, ed è difficile inserire questo album in una categoria ben precisa.
Prima di partire con l’ascolto, occorre però fare una distinzione: gran parte dei dischi sono semplicemente una raccolta di canzoni, questo no. To Love is to Live va assorbito tutto insieme e non un pezzo alla volta. Solo così è possibile cogliere il senso narrativo. Provateci.
Le canzoni del disco
Il pezzo che apre l’album, I Am, ne è anche il manifesto. Una dichiarazione di quello che ci aspetta: “Sono nuda tutto il tempo / Sto bruciando dentro”, prima pronunciato da una voce metallica e poi da quella fragile di Beth. To Love is to Live sarà un ascolto irrequieto, non c’è da farsi illusioni.
Nelle canzoni di questo suo primo disco solista Beth ci racconta molto di sé, tra quello che il cattolicesimo le ha insegnato in Innocence “E c’è la colpa ovviamente / Perché sono cresciuta cattolica / E ti insegna che è maleducato pensare / Che l’uomo sia un pezzo di merda” e i suoi sentimenti per una donna, in Flower.
In We Will Sin Together, troviamo il titolo dell’album per intero: “Amare è vivere / Vivere è peccare / Ti porto giù con me“. Arrivati a questo punto possiamo dirlo: questo disco, con i suoi sintetizzatori nebulosi, a livello sonoro non assomiglia ai suoi progetti passati. Ed è un punto a suo favore: ci vuole coraggio per cambiare e Beth ne ha da vendere, questo è chiaro.
I’m the Man è uno dei pezzi più potenti dell’album. Presente anche nella colonna sonora di Peaky Blinders (il cui protagonista Cillian Murphy recita una poesia di Beth su una traccia diversa: A Place Above), I’m the Man ce l’ha con la mascolinità tossica: “Non c’è cagna in città che non capisca quanto possa essere duro il mio cazzo”.
La voce di Jehnny Beth brilla al crepuscolo e passa dall’aggressività che abbiamo imparato ad amare, come nella furiosa How Could You cantata insieme a Joe Talbot degli IDLES, alle note dolci di Heroine, dove finalmente abbassa le armi e, nell’ancora più dolce, French Countryside una canzone d’amore che recita “per tutta la vita sono stata in giro in posti sbagliati“.
“Sono umana”
L’ultimo pezzo del disco, Human chiude il cerchio iniziato con I Am. Difficile pensare che l’associazione dei due titoli non sia un messaggio per noi. I Am Human, sono umana, e in mezzo c’è tutto un inventario di emozioni, che è il nostro, dal quale non si può uscire illesi. “Sono nuda tutto il tempo / Mi dispiace per i miei errori”, canta Beth.
Love is to Live parla della vita vissuta nella sua interezza. Una vita piena e feroce. Quella con cui ci fai a pugni, ma a cui non vorresti mai rinunciare. Jehnny Beth ci racconta tutto questo come in un flusso di coscienza, passando dal dolore al piacere, ed esplorando i propri lati più oscuri e nascosti.
a cura di
Daniela Fabbri