Il punk rock al tempo dei Fake Names

Il punk rock al tempo dei Fake Names
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In un mondo nel quale il punk rock è moda, il supergruppo Fake Names torna a mettere il genere anti-sistema per eccellenza nei binari giusti. Con tre icone del genere nordamericane (Brian Baker, Michael Hampton e Johnny Temple), che uniscono le forze con lo svedese Dennis Lyxzen (Refused), è lecito volersi trovare davanti ad un lavoro di gran mestiere e di qualità.

Aspettative che non vengono tradite sin dalle primissime battute di All For Sale. Non siamo di fronte alla rabbia dei Minor Threat o della già citata band scandinava; qui i territori virano più sull’easy listening. Punk rock nella testa e non nella cresta, si direbbe, con un innato gusto per la melodia. Dieci pezzi per poco meno di mezz’ora dove chitarre garage si fondono con un’attitudine melodica; un’opera facile ma allo stesso tempo articolata dove il rock, in ogni sfumatura, si fonde con un approccio melodico non lontano dal pop da classifica. 

Non sorprende il talento melodico di Dennis Lyxzen, che per molti rimane quello che parla di New Beat nella leggendaria New Noise; in passato abbiamo avuto in più di un’occasione avuto la possibilità di testarlo, come ad esempio in quegli INVSN agli antipodi rispetto alle band che lo hanno consacrato. Una natura a pochi nota ma che non nasconde l’altra cosa che lo ha reso famoso: essere antisistema.

Sì, perché se musicalmente i Fake Names mostrano un gran gusto ma, sinceramente, niente di straordinario, è dal punto di vista lirico che il quartetto gioca le sue migliori carte. Fake Names è un inno anticapitalista del Terzo Millennio che punta a scardinarne i suoi intoccabili totem. I temi che emergono sui dieci brani sono quelli di un ritorno alla sfera personale, in un mondo dove ormai tutto è in vendita, e al desiderio di ritagliarsi un ruolo nella contemporaneità per “non essere come loro”. 

Dieci canzoni, dieci inni che dimostrano che si può ancora fare buona musica con impegno politico e con un suono che può attirare l’attenzione anche chi ascolta del sano rock ma non è avvezzo al punk.

a cura di
Nicola Lucchetta

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