FLWR: urban romantico e incentrato sui colori

FLWR:  urban romantico e incentrato sui colori
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FLWR è Alessandro Cuomo, ha studiato pianoforte dai 10 ai 13 anni, poi
chitarra fino a 18 anni. Oggi, scrive canzoni da beat che produce lui stesso: prende spunto da un’idea base, solitamente una linea vocale su accordi di chitarra acustica, e poi trasferisce tutto nel mondo della musica elettronica, in cui tutto è possibile.

Stare è il suo album d’esordio, l’artista propone un urban di stampo romantico e patinato sospeso tra rap, trap e canzone d’autore. Un concept
album sui colori e le loro sfaccettature a cui vi hanno partecipato altri producer e artisti della crew di TooMuchFresco tra cui UkuLele.
Stare raccoglie l’ultimo anno e mezzo di vita di FLWR, trascorso tra l’Italia e gli Stati Uniti.

Ogni traccia racconta un’esperienza particolare: anche se ciascuna è diversa dalle altre, ognuna di esse, con il titolo di un colore, trasmette in maniera evocativa un’emozione differente.
Stare nasce da mix di suoni diversi concepiti in primis da FLWR (cantante e produttore dei suoi pezzi). Ciò che si nota sin da subito è il sound “pop” delle linee vocali di FLWR e l’aggressività hip pop/trap delle strumentali dei pezzi. Ma dentro alle tracce ci sono anche sonorità R&C, atmosfere elettroniche e un pizzico di indie.

“Stare” è un concept album sui colori e sulle sue sfumature e allo stesso tempo si ripete il verbo “stare”. Vuoi parlarci di questi elementi che si ripetono?

L’idea del concept è nata subito, mentre scrivevo il testo di “Bianco” (la prima traccia che ho composto). In quel periodo, circa un anno fa, ho capito di aver raggiunto un mio equilibrio come persona, e ho deciso di esprimermi liberamente dal punto di vista artistico, senza chiedermi come o perché dovessi scrivere canzoni. Stare quindi è composto da una serie di pezzi diversi nel contenuto, sia a livello musicale che di testo, ma accomunati da un equilibrio di fondo, da un metodo unico nella composizione. Ogni pezzo è un colore perché ogni pezzo è stato pensato e scritto per rappresentare una sensazione o un sentimento preciso, ed ogni pezzo è diverso dagli altri, come i colori. Ma tutti quei colori sono stati presenti nella mia vita. Il titolo dell’album “stare” è nato da una mia riflessione, esprime perfettamente la dimensione del galleggiare, l’essere sospesi, l’esistere senza necessariamente tenere in considerazione il come e il perché. “Stavo” è diventato una specie di tag di ogni traccia.


L’intero lavoro è legato alla crew di TooMuchFresco con featuring come quello di UkuLele e la collaborazione con il producer Delta, fotografi e graphic designer. Com’è il tuo rapporto con loro?

TooMuchFresco ha dato una cornice, una struttura al mio lavoro. Dopo esserci conosciuti, abbiamo deciso insieme di impegnarci per un progetto che, piano piano, si è dimostrato più massiccio (in termini di tracce) di quanto avevamo previsto. Stare è cresciuto nel tempo. La mia collaborazione con il producer Delta è stata fondamentale per lo sviluppo dell’album. A livello musicale, nel mio progetto ha partecipato anche un altro produttore, Cristiano Gizzi  (aka CCC), con cui collaboro da tempo e con cui ho composto Viola. Devo moltissimo sia a lui che a Delta. TooMuchFresco ha dato una direzione al mio progetto, ache dal punto di vista estetico (con Marco Cignitti e Dannywise hanno collaborato alle copertine e alle foto). Sono contento di aver finalmente portato a termine insieme a loro questo progetto!


Nell’album si nota un miscuglio di influenze: dall’hip hop all’elettronica passando all’elettronica e addirittura al folk. Quali sono le tue influenze musicali?

Da buon chitarrista, al liceo ascoltavo un sacco di rock, dai classici degli anni 60-70 (primi fra tutti i Pink Floyd) ai tempi moderni dei Red Hot Chili Peppers. Più avanti ho scoperto la musica elettronica e il pop, sono un grande fan di Michael Jackson e dei 1975, band inglese che mi ispira da anni. La vena acustica viene dagli ascolti di Bob Dylan ed Eddie Vedder, ma anche i 1975 stessi hanno un sacco di canzoni acustiche. Le influenze hip-hop, invece, vengono dagli ascolti più commerciali degli ultimi anni, da quando la trap è diventata mainstream, e dal mio percorso come produttore musicale (la maggior parte delle mia tracce sono autoprodotte). Mi piace la grinta del rap, e la ritmica dei pezzi trap, ma a livello di contenuti non credo di essere molto etichettatile in questi due ultimi generi.


Come nasce la scrittura delle tue canzoni?

Dalla chitarra! Parto dalla scrittura di un paio di accordi, con qualche abbozzata linea vocale, mi lascio guidare dal sentimento. Quando sento che il nucleo pezzo ha raggiunto un sua identità, in termini di armonia e voce, sviluppo la struttura e mi diverto nella produzione musicale. Solitamente, in questa fase per le tracce di Stare avevo già capito il colore! La parte iniziale della composizione alla chitarra è quella più indirizza la natura del pezzo, ma la parte più divertente è quella della produzione, in cui trasformo e sviluppo l’idea iniziale, aggiungendo synth e tutti gli altri strumenti che voglio. Le linee vocali le ho già chiare dall’inizio, ma sviluppo i testi solitamente alla fine, devo avere ben chiara tutta la struttura della canzone.


Come stai vivendo la quarantena? Secondo te in che modo la musica può reagire a questo periodo così complicato?

Stare chiusi in casa non è il massimo, credo. Per fortuna posso fare musica, sto componendo un sacco di beat e sto buttando già qualche idea/linea vocale! Abbiamo più tempo libero, è utile a riscoprire o coltivare interessi a cui magari non riuscivamo a dedicarci. Ma in generale senza il contatto sociale, la vita è un sacco meno interessante, lo abbiamo capito tutti. Credo che la musica stia aiutando un sacco le persone (me compreso), le cuffiette aiutano a scappare dalle quattro mura domestiche. Personalmente, questa situazione non mi ha fatto sentire particolarmente ispirato a scrivere testi, ma ho notato con piacere che un sacco di artisti ha reagito subito alla quarantena, componendo e producendo di più, e questo è un bene per gli ascoltatori!

a cura di
Giulia Perna

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