Ombre Cinesi: “Oggi il pop è la ricerca della bellezza”

Ombre Cinesi: “Oggi il pop è la ricerca della bellezza”
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Il 29 aprile è uscito Brilla, il nuovo singolo di Ombre Cinesi per Fragola Dischi. Il brano, terzo prodotto durante la quarantena dopo Se domani finisse tutto (20 marzo) e Labello Blu (3 aprile), è entusiasmante ed avvolgente, simbolo di un’estate che sa di alcool e malinconia.

L’abbiamo intervistato ed ecco cosa ci ha raccontato.

Partiamo dalla scelta di un nome al plurale per un progetto che ormai è al singolare, spiegaci tutto…

Credo che dentro di me viva davvero tanta musica: dall’elettronica al cantautorato, dal rock all’hip hop. Tutte queste influenze non ci stavano dentro un nome al singolare! 

Poi il progetto nasce come duo: io ho seguito la mia vena di scrivere/produrre canzoni e lui la sua, da eccezionale chitarrista. Ecco perché un nome al plurale per un progetto che forse da sempre aveva vocazione singolare: la vita è fatta di percorsi, anche quella artistica… Probabilmente era questa la via giusta.

D’altronde anche Calcutta nasce come duo e Gazzelle è al plurale. D’altronde ho scritto da sempre il 99% di testi e accordi, di quando questo progetto era un duo. D’altronde per accordo di entrambi mi esponevo praticamente solo io ed ero già il volto di Ombre Cinesi!

Oggi il fatto di essere un progetto solista mi fa sentire ancora più libero di sperimentare e il mio ex collega continua da vero shredder sullo strumento. Era il finale e nuovo inizio (già da un paio di anni circa), giusto. 

“Brilla” è il titolo del tuo nuovo singolo. Che storia racconta?

Brilla racconta di quei momenti, che sicuramente ognuno di noi ha vissuto nella vita, in cui sei accanto ad una persona e questa è un po’ su di giri. Nel vederla così “allegra” non comprendi quanto sia in questo status per te o quanto per gli alcolici. Ma in qualche modo la situazione sembra magica ugualmente, perché lei comunque “brilla” a prescindere ai tuoi occhi. Il tutto ovviamente in una cornice di fine primavera o estiva.

Di sicuro è un brano pensato anche per l’estate ma chissà se avremo un’estate da vivere. Tu come te la stai passando in questo periodo?

Spero che in qualche modo recupereremo una buona dose d’estate anche se i segnali sono alterni. Io riesco a scrutare il mare in lontananza dal mio balcone e questo: mi fa scrivere, produrre e rendere la quarantena quantomeno sopportabile. Credo che per gli artisti sia normale stra-vivere e in un certo momento isolarsi.

“Non c’hai capito un cazzo ma quello che volevo eri tu”, canti in Labello Blu. Questa canzone appare come uno sfogo personale, corretto?

Giusta interpretazione. Quante volte vorremmo dire alla persona amata “non c’hai capito un cazzo?”, ovviamente nel modo più dolce possibile volgarità a parte. Infatti credo sia una ballad molto delicata. 

“Se domani finisse tutto” è il primo singolo che hai buttato fuori nel 2020. Canzone che oggi appare profetica, cosa ti manca della vita di tutti i giorni?

È il primo buttato fuori in quarantena, prima c’è Michael Jackson. Brano su cui ho giocato molto nella produzione e che mi ha divertito parecchio “fare”. Se domani finisse tutto, nasce proprio dall’ipotesi di non poter stringere di nuovo qualcuno o dover lasciare qualcosa “in sospeso”. Della vita di tutti i giorni mi manca ovviamente la possibilità di muovermi, magari anche di isolarmi ma davanti ad altri paesaggi diversi da una videocall. E poi i concerti… Mi mancano i concerti e il mio pubblico.

Finalmente ci stiamo avviando verso una fase dove la parola indie viene usata sempre meno. Quindi io ti chiedo, ma cos’è pop oggi?

Oggi il pop è ricerca della bellezza. Non so quanto di suono o di tecnica. Ma per me è ricerca della bellezza ed è il mio unico credo. Anche di vita.

a cura di
Giulia Perna

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