Ariù ci spiega cos’è il suo “Nottetempo”

Ariù ci spiega cos’è il suo “Nottetempo”
Condividi su

Ariù è il progetto solista di Enrico Scanu che ha di recente pubblicato il suo primo disco dal titolo Nottetempo, un termine che ben racchiude tutto il processo che ha portato alla registrazione di questo EP. Ne abbiamo parlato con lui

Ciao Ariù, partiamo dalle basi. Che cosa vuol dire Nottetempo?

Nottetempo per me è un’ immagine indefinita di spazio-tempo. È una parola poco utilizzata che nel nostro vocabolario significa “durante la notte”. È la parola che divide in due “Cose Nuove”, il singolo di questo EP. Mi piace tanto perchè credo che racchiuda un po’ tutto questo lavoro a partire dalla durata relativamente breve. Riflessione, malinconia, noia, solitudine ma anche nuovi propositi, idee, creatività, transizione che porta al cambiamento. In fin dei conti dopo ogni notte arriva sempre un giorno nuovo.

È un disco autobiografico? A che periodo della tua vita fa riferimento?

In parte sicuramente. Come tutti i cantautori parlo di me e di quello che mi gira intorno ma se devo essere sincero, al di là di questo vago riferimento, le canzoni del disco sono più delle piccole finestre, degli scatti che raccontano ognuno un mondo a se stante. Sono alcuni momenti significativi di questo ultimo anno che si sono tradotti in amore, illusione, rabbia e noia.

Sembra difficile affibiarti un genere, questo perchè nonostante tu faccia musica pop, ci sono influenze anche jazz e white soul. Che genere ti daresti? E, soprattutto, qual è la tua formazione musicale?

Ho sempre fatto fatica a mettermi a fuoco in un genere preciso, non perchè voglio fare l’ alternativo ma perchè mi piacciono tante cose diverse e inevitabilmente quando componi ti ritrovi quasi per caso e del tutto inconsapevolmente a buttare fuori tutto quello che hai assorbito. Quando ero bambino sono cresciuto con i dischi di mio padre che erano per lo più di rock progressivo. Ho amato alla follia tutta la scena inglese degli anni ’70 e parte di quella italiana.

Durante l’ adolescenza ho ascoltato molto grunge (Nirvana, Pearl Jam su tutti) ma di fatto ho incominciato a capire che cosa mi piaceva veramente quando ho scoperto i Radiohead con “Ok Computer”. Solo dopo, da grande, mi sono appassionato ad alcuni cantautori italiani e stranieri come Fabi, Dalla, Segreto, Tenco, Battisti, Nutini, Rice. Negli ultimi anni ho ascoltato e studiato molto jazz e neo soul alla Hozier o Jordan Rakei per fare due nomi. Direi che nella mia musica c’ è un po’ di tutto questo a piccole dosi.

Si può vivere di musica nel 2020? A cosa bisognerebbe rinunciare?

È molto difficile, sarei un bugiardo o un cretino a dire il contrario. Bisogna rinunciare ai compromessi e avere le idee ben chiare sulla strada che si vuole percorrere, con la consapevolezza che potrebbe essere piena di curve, deviazioni, rallentamenti e buche.

Siamo nuovi di Milano, dove ci porti quando finirà la quarantena?

Quando finisce la quarantena vi porto alle colonne di San Lorenzo, un posto quasi ancestrale socialmente parlando: una chitarra, 4 birre e voglia di ridere e parlare fino alle 4 del mattino. Non serve altro!

a cura di
Beatrice Bianchi

Seguici anche su Instagram!

LEGGI ANCHE – EXWYFE, il primo singolo “Skinny Dog” e i valori fondamentali
LEGGI ANCHE – Di cosa parla BoJack Horseman?

Condividi su

Conza Press

Un pensiero su “Ariù ci spiega cos’è il suo “Nottetempo”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *