Andrew Weatherall, muore il produttore di Screamadelica

Andrew Weatherall, muore il produttore di Screamadelica
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Se c’è una figura che ha contribuito a condificare in prima persona il british sound moderno, questo è Andrew Weatherall. Il produttore e DJ britannico è deceduto oggi a Londra a 56 anni per un’embolia polmonare. “Una morte rapida e pacifica”, ha affermato il suo manager in un comunicato stampa diramato in giornata.

Andrew Weatherall ha lavorato all’inizio degli anni Novanta con gli scozzesi Primal Scream; con la band di Bobby Gillespie contribuì alla nascita di Screamadelica, ad oggi considerato il loro lavoro più simbolico. Un sound rivoluzionario, con quel mix di rock stonesiano, dub e dance nato grazie anche a una figura che ha sempre vissuto nelle retrovie.

Debutta come autore di una fanzine. che poi sarebbe diventata l’etichetta Boy’s Own, diventando negli anni anche giornalista freelance. Ma è il suo lavoro come DJ quello che lo ha portato alla ribalta nazionale contribuendo, insieme a figure poi diventate più note come Paul Oakenfold, a far diventare la acid house un fenomeno globale. In attività fino al suo decesso, risale a pochi giorni fa il suo ultimo singolo Unknown Plunderer, che sarebbe stato promosso nelle prossime settimane con un tour nei club.

Ben radicato al mondo della musica elettronica, non è da meno il suo coinvolgimento nel mondo del rock contaminato, soprattutto come autore di remix. New Order, My Bloody Valentine, Manic Street Preachers e Bjork sono solo alcuni degli artisti da lui destrutturati negli anni.

Storico è il lavoro con i Primal Scream, la cui collaborazione è iniziata con un remix di I’m Losing More Than I’ll Ever Have diventato poi il singolo Loaded; successo che ha fatto poi proseguire il suo coinvolgimento in buona parte di quello che è diventato Screamadelica. Andrew Wheaterall ha contribuito alla creazione di un sound innovativo; mescolando il rock al dub e alla dance, ha creato un capolavoro che avrebbe influenzato molta della musica che sarebbe stata prodotta negli anni successivi.

Un artista a tutto tondo (è anche pittore) ma che ha sempre rigettato la grande fama. Non diventerà un’icona mainstream come Fatboy Slim o Paul Oakenfold, preferendo dare vita a progetti indipendenti e che difficilmente sono usciti dai circuiti del clubbing. Una figura che, a riconoscimento della sua importanza, ha ricevuto già dai momenti successivi al decesso l’omaggio di molti colleghi come i New Order, Tim Burgess dei Charlatans, Peter Hook e gli Sleaford Mods; a testimoniare la sua importanza anche il tributo di persone non legate al mondo della musica, come la giornalista del Guardian Fiona Sturges e lo scrittore Irvine Welsh.

Ci lascia un musicista che ha contribuito al successo dei Primal Scream e alla definizione delle coordinate di quella che è oggi la musica elettronica. Senza di lui nomi come i Chemical Brothers o il french touch di Air, Justice e Daft Punk non sarebbero mai esistiti. O di sicuro, suonerebbero molto differenti.

a cura di
Nicola Lucchetta

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