Il mestiere del produttore: intervista a Dani Macchi (Belladonna)

Il mestiere del produttore: intervista a Dani Macchi (Belladonna)
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Se ne sente parlare ogni volta che si discute di un disco o di una canzone, e il suo nome è immancabilmente in cima alla lista dei credits di un’uscita discografica. Stiamo parlando della mitologica figura del “produttore“. Tutti sanno che si tratta di uno dei personaggi-chiave nel mondo della musica, ma non tutti sanno esattamente che ruolo ricopra e quale sia il suo modo di lavorare.

Ci aiuta a fare chiarezza Dani Macchi, produttore con base a Roma e noto per essere il chitarrista e membro fondatore dei Belladonna. La sua band è da sempre molto apprezzata all’estero e soprattutto a Hollywood, dato che alcune canzoni sono state inserite nelle colonne sonore dei film di Michael Moore, Gabriele Muccino e dei Minions. All’attività con il gruppo, ha da sempre affiancato anche un’attività di produttore discografico. Ecco cosa ci ha raccontato!

Giusto per sgombrare la strada da eventuali dubbi o incomprensioni: ci puoi chiarire qual è esattamente il lavoro di un produttore e il suo ruolo nella creazione di un’opera musicale?

Dani Macchi: Essere il produttore artistico di una registrazione significa essere il garante della sua riuscita artistica. Il risultato deve soddisfare le aspettative sia dell’artista che dell’etichetta che ha ingaggiato il produttore. Questa è l’accezione originaria del termine, ma in fondo anche quella attuale, sebbene la tecnologia permetta ora a un produttore di realizzare da solo nel suo home studio quello che prima richiedeva necessariamente l’apporto di grandi studi musicistici, arrangiatori e fonici che il produttore doveva coordinare e dirigere per ottenere il risultato desiderato.

Nell’epoca di GarageBand, Pro Tools etc., in cui tutti possono “giocare a fare i produttori” dalla propria stanza, qual è l’importanza di lavorare con un produttore professionale?

Dani Macchi: Può essere di minima o nessuna importanza se si realizza un brano basato su elementi musicali preconfezionati: basta assemblarli e rapparci o parlarci o cantarci alla meno peggio sopra, e se si è poi bravi a promuoversi magari si ottiene anche un grande successo; è accaduto ed accadrà sempre più spesso. Altra cosa è far fiorire il seme di un’ispirazione artistica genuina, personale e sincera interiore: in questo caso collaborare con un produttore può fare un’enorme differenza, la storia della musica – da George Martin con i Beatles in poi – ce lo dimostra innegabilmente.

Il tuo nome è ovviamente legato principalmente ai Belladonna, di cui sei una colonna portante fin dal 2005. Come hai deciso di passare “dall’altro lato della barricata”, da musicista a produttore? 

Dani Macchi: Sono in realtà sempre stato in entrambi i lati della barricata, essendo un musicista da sempre e avendo da sempre sia arrangiato che prodotto le registrazioni delle band in cui suonavo, senza sapere che le stavo in effetti “producendo”. Quindi i percorsi di musicista e di produttore sono sempre stati in convergenza parallela per me.

La tua esperienza come musicista come influisce sul tuo lavoro di produttore? Non in termini di “fama” ma in termini tecnici, di capacità di “leggere” un disco o una band e dare un’impronta più o meno personale al materiale su cui stai lavorando?

Dani Macchi: Ad essere sincero ritengo che per essere un grande produttore non è strettamente necessario essere un musicista: Jerry Wexler, Rick Rubin, Phil Spector e Lou Adler sono solo alcuni esempi di ciò. Quello che conta è avere una visione precisa di cosa è possibile ottenere e la capacità di portare l’artista a ottenerlo, ma soprattutto un immenso e profondo amore per la grande musica.

Come decidi quando vuoi lavorare con un artista? Quali sono le caratteristiche principali che ti fanno venir voglia di instaurare un rapporto di collaborazione?

Dani Macchi: La qualità delle canzoni, la personalità di chi le canta, ma soprattutto l’originalità dell’artista e il suo amore per la musica.

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Conza Press

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