Frida Kahlo attraverso lo sguardo di Nickolas Muray

Frida Kahlo attraverso lo sguardo di Nickolas Muray
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La mostra evento alla Palazzina di Caccia di Stupinigi (Torino), dal 1 Febbraio al 3 Maggio 2020

L’iconicità di Frida Kahlo, il magnetismo del suo personaggio e la grande fascinazione che la sua storia è in grado di suscitare sono evidenti e tangibili anche nell’attenzione riservata dai media e dal pubblico di addetti ai lavori alla nuova mostra evento a lei dedicata: sale gremite in occasione dell’opening dell’esposizione “FRIDA KAHLO through the lens of Nickolas Muray”, nella scenografica cornice della Palazzina di Caccia di Stupinigi (Torino): per la prima volta in Europa viene svelata la collezione completa degli scatti realizzati da Nickolas Muray, amico di lunga data e amante di Frida per più di dieci anni, quelli forse più tormentati e difficili, ma incredibilmente pieni di vita.

“Viva la vida”

La mostra si pone un obiettivo ben preciso: celebrare la figura di una pittrice e donna capace di esprimere forza, talento e un amore folle per una vita che l’ha vista cadere e rinascere innumerevoli volte. La mostra è suddivisa in tre sezioni: la prima, in cui attraverso i rumori, le luci e gli effetti speciali di un’installazione multimediale, si ripercorre l’incidente sul tram che segnò la vita di Frida; la seconda, il cuore dell’esposizione, che mette in luce lo sguardo di Murray su Frida; e infine un omaggio a Diego Rivera, l’amore di una vita intera, e alla cultura messicana.

Gli occhi del fotografo Muray: il vero nucleo della mostra

Eppure, a mio avviso, la vera essenza della mostra va ben oltre il personaggio di Frida, ben oltre la sua (ennesima e meritata) celebrazione. Qui si restituisce peso e corpo alla visione del fotografo che l’ha osservata, amata, sostenuta per anni: emerge lo sguardo intimo di Muray, i suoi contrasti, le ambiguità e le difficoltà di una relazione travagliata e il ruolo chiave di Muray nella vita di Frida, una devozione alla quale il fotografo non ha mai saputo né voluto sottrarsi. La relazione tra Muray e Frida inizia nel 1931, subito dopo il loro primo incontro in Messico, e dura, clandestinamente, più di dieci anni, resistente e tenace alle vicende della Storia e degli amori innumerevoli di Frida.

Scatti “tardivi”

É emblematico che non ci siano scatti degli inizi, del periodo più intenso della loro relazione. Gli scatti arrivano solo sul finire del loro amore e nel consolidamento della loro amicizia: sono scatti realizzati tra il 1937 e il 1946, quando Muray si arrende alla volontà di Frida di tornare insieme a Diego Rivera. É in questa resa che la bravura del fotografo emerge in maniera sensazionale: è come se Muray riversasse nei ritratti di Frida, quelli realizzati nella sua casa in Messico o a New York, tutto il sentimento per lei: inespresso, nostalgico e vigoroso al tempo stesso. Frida è, in questi scatti, incredibilmente intensa, straordinariamente bella.

Dentro il ritratto

Da fotografa, ho sempre sentito la necessità di entrare in qualche modo in contatto e in dialogo con i soggetti che ho avuto l’occasione di ritrarre. Non credo si possa ritrarre qualcuno e raccontarlo veramente per immagini senza conoscere almeno “qualche riga” della sua storia personale, il suono della sua voce, la ragione per cui sorride quando parla o quel particolare immediato del carattere che nemmeno l’obiettivo fotografico può celare. Non sempre è possibile entrare in questa sintonia con il soggetto, eppure, quando accade, è sempre una meraviglia. Muray ci racconta anche questo, nell’esempio estremo della sua realizzazione:  solo chi ama di un amore così cristallino può restituire ritratti così grandiosi.

Il colore

Il lavoro di Muray come ritrattista e la perfetta adesione al carattere vivido e acceso di Frida si esprimono anche nella scelta di usare una tecnica di stampa molto particolare per l’epoca: il “carbro color process”, un particolare processo di stampa con pigmenti (neri, derivati dal carbone oppure colorati per stampe a colori). I colori si accendono e aggiungono alle inquadrature ieratiche l’esplosione della vita, l’intensità dell’anima.

Le lettere

I carteggi epistolari esposti nella mostra evento raccontano ancora un legame che durerà fino alla morte di Frida. L’indissolubile amicizia prende forza da quel grande amore, lo stesso che Frida dichiarò con queste sue parole, dopo il loro primo incontro:

Nick,

I love you like I would love an angel.

You are a Lillie of the valley my love.

I will never forget you, never, never.

You are my whole live

A suggellare tutto, un bacio stampato con il rossetto rosso come firma, rimasto ancora lì a ricordarci la passione immutata che ha sempre mosso Frida Kahlo e l’ha resa così vicina a noi.

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A cura di
Emanuela Ranucci

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Emanuela Ranucci

Nata a Torino, laureata in Comunicazione multimediale con una tesi specialistica in Letteratura italiana contemporanea, nel 2001 inizia a lavorare in RAI come redattrice e assistente di produzione per la realizzazione dei programmi televisivi educativi di Raitre (Melevisione, Screensaver). Nel dietro le quinte della tv si innamora della fotografia, realizzando le sue prime foto di scena. Da quel momento non abbandona più la macchina fotografica, dedicandosi a reportage, backstage, eventi, concerti e still life. Attualmente si divide tra i progetti da fotoreporter&videomaker e la sua agenzia di comunicazione (Loom Collective) che ha fondato a Torino.Nel tempo che rimane, ama: viaggiare, sorseggiare il barbera, nuotare al mare (anche d’inverno), cantare (stonando) in sala prove.

2 pensieri su “Frida Kahlo attraverso lo sguardo di Nickolas Muray

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