Niccolò Fabi – Europauditorium Bologna – 10 Gennaio 2020

Niccolò Fabi – Europauditorium Bologna – 10 Gennaio 2020
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Non so perché adori questo uomo, o meglio, lo so, ma non so se voglio spiegarlo a tutti. Perlomeno nei dettagli. Ad ogni modo, un concerto di Niccolò Fabi in questo periodo, per me è stato qualcosa di veramente importante. A giudicare dalle tante persone che gremivano l’Europauditorium di Bologna, l’evento ha toccato proprio le corde che Niccolò voleva toccare.

Ma andiamo per ordine. È un freddo venerdì sera di metà gennaio, arrivo in anticipo in zona teatro che è quasi deserta. Parcheggio la macchina, spengo l’autoradio, abbasso la testa e respiro profondamente. Cerco di immaginarmi il concerto, provo a capire cosa mi attenderà, penso alla scaletta, ripasso mentalmente le strofe delle canzoni che preferisco sperando di sentirle, di lì a poco, direttamente da una delle voci che preferisco.

Non so quanto tempo sia passato, rialzo la testa e la via è piena di macchine e persone che brulicano verso il teatro. Già mi si scalda il cuore.

Mi accomodo in platea, proprio davanti al palco. Sono ancora intento a guardarmi attorno, ammirando il fascino del teatro che si spengono le luci. Arrivano Niccolò Fabi e tutta la sua band.

Con l’augurio di trascorrere due ore di “trasporto”, affidandosi alle sapienti mani dei musicisti è partito il “viaggio” e Niccolò ha aperto il concerto con una selezione di canzoni dell’ultimo album Tradizione e tradimento, “A prescindere da me”, “Amori con le ali”, “Io sono l’altro”, “I giorni dello smarrimento” e “Blu”.

L’album è uscito l’anno scorso ed era molto atteso visto che, il precedente, “Una somma di piccole cose”, è stato uno dei più apprezzati della sua carriera. Molto acustico, tanta voce e tanta chitarra, composto in due mesi di vita solitaria. L’ultima creazione, invece, composta tra Roma ed Ibiza strizza l’occhio all’elettronica ma rimangono le costanti di Niccolò: la gentilezza, il rispetto, l’ascolto, le regole, l’empatia.

Quanto mancano tutte queste sfumature anche nel mondo di oggi, in tutti i settori. Purtroppo non ha cantato una delle mie canzoni preferite, “Prima della tempesta”, dove dice espressamente “Cominciamo ad insegnare la gentilezza nelle scuole” ma i suoi concetti sono decisamente chiari.

Non siamo davanti ad un palco tipico, come ha spiegato lo stesso cantautore romano.Oggi non vedremo il cantante al centro, perché potrebbe distrarre. Vedremo, invece, uno schermo, come una finestra sul mondo. Finestra che si riempie di azzurro proprio con la canzone “Nel Blu”.

Cambiano le chitarre, il gruppo si rimodula e partono alcune canzoni del penultimo album: “Una somma di piccole cose”, “Facciamo finta” e “Filosofia Agricola” che ci ricordano suoni molto simili a quelli di “For Emma, Forever Ago” di Bon Iver, come ammette lo stesso cantautore.

L’ambiente è caldissimo, Niccolò alterna canzoni e chiacchiere.
Sarà la magia del teatro, la musica dolcissima o la gentilezza che quest’uomo trasmette ma il tempo scorre velocissimo e si finisce per dondolarsi sul posto, cantando e ripetendo “Mi basterebbe essere padre di una buona idea”.

In questo momento Niccolò “spacca” il concerto con “Ecco”: i suoni grintosi e la voce decisa raggiungono il picco.

“Io certo non ti lascerò mai andare, ecco
di certo non ti lascerò sparire, ecco
Io certo non ti lascerò mai andare
di certo non ti lascerò sparire”.

Finita la canzone, le luci del palco si spengono, Niccolò si siede, un fascio di luce lo illumina dall’alto. Respira, recupera le energie e confessa che la canzone successiva ad “Ecco” è sempre molto impegnativa. Ha scelto una canzone che è quasi l’opposto, dove non si combatte contro una separazione sempre dolorosa, ma ci si lascia andare: “Vince chi molla”. Prima di iniziare, però, chiede un regalo a tutti. Lasciare i cellulari bloccati, smettere di condividere tutto e vivere quella canzone in intimità, tutta in esclusiva, come un momento unico. Il regalo, in realtà, ce lo ha fatto!

Emozionante, appassionante, toccante, intimo, anzi… unico! Standing ovation, scrosciano applausi ed è lo stesso Fabi che deve invitare il pubblico a sedersi.

Proseguono le canzoni, balzando da vecchi album ai nuovi pezzi “Scotta” riempie la finestra di fuoco e “Tradizione e tradimento” per finire con la metafora “Non si può cercare un negozio di antiquariato in Via del Corso”, sempre attualissima.

La serata si sta per concludere, tutti in piedi, dalla platea si scatta e si corre sotto al palco per saltare (finalmente) e cantare “Lasciarsi un giorno a Roma” ai piedi di Fabi.

Il rispetto, l’ascolto, le regole, l’empatia: sono queste le parole chiavi di un poeta che insegna la gentilezza.

Grazie Niccolò, sono state due ore fantastiche.

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A cura di:
Alex Bianchi
Foto di:
Enrico Ballestrazzi

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Alex Bianchi

Alex Bianchi nasce a Rimini il 3 gennaio del 1978. Una laurea in Statistica e Informatica per l'Azienda presso l’Università degli Studi di Bologna, tanta esperienza in marketing e comunicazione (che è un modo carino di dire che ha una certa età). Giornalista pubblicista dal 2018. Due figli, ovviamente la musica, il calcio ed il basket completano la sua giornata! Ore di sonno? Sempre troppo poche. Ci sarà tempo per dormire!

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